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LA RELAZIONE TECNICA DI UN RILIEVO

11 Maggio 2019
immagine copertina di relazione tecnica di un rilievo

In questo articolo ti parlo della relazione tecnica di un rilievo (aerofotogrammetrico).
È un documento piuttosto importante, ma spesso trascurato.
Contiene un sacco di informazioni sul lavoro di un tecnico e sui risultati che ha prodotto.
Ha il timbro e la firma di chi l’ha redatta, che così si assume la responabilità del lavoro descritto e consegnato.

Qui ti voglio dire come la scrivo, quali sono gli elementi rilevanti e le caratteristiche più importanti per un documento utile e leggibile.
Spero che quello che leggerai ti possa essere utile, sia che tu debba fare una relazione tecnica di un rilievo ma anche se ne hai commissionato uno e non sai che cosa aspettarti alla consegna dei documenti dal parte del topografo.

UN DOCUMENTO CHE “FUNZIONA”

Ho avuto la fortuna di fare esperienze professionali diverse prima di iniziare a fare solo rilievi.
Sono stato istruttore direttivo dell’ufficio tecnico di un Ente Parco e ho fatto studi di dissesti idrogeologici e progetti di mitigazione del rischio.
Prima, ho letto tante relazioni delle pratiche che ho istruito.
Dopo, ne ho scritte tante per i progetti a cui ho lavorato.
Grazie anche alla guida di Massimiliano Barbolini (amminstratore di Flow-Ing s.r.l.), professore universitario e tecnico valangologo di fama europea, mente brillante ed un appassionato scrittore, ho imparato quali sono le basi su cui si deve costruire una relazione tecnica.
Valgono anche per quella di un rilievo.

Le condivido con te.

Mi sento confidente nel dirti che si possoano estendere anche ad altri documenti tecnici.
Ed anche ad altri testi scritti.
Io le uso sempre per tutto quello che condivido online, qui sul blog e sui canali Social Network.

CHI LEGGE NON FA IL TUO LAVORO

Se qualcuno ti ha chiamato per fare un rilievo è molto probabile che non si occupi a sua volta di rilievi.
Ok, non è una certezza ma, in fondo, è molto probabile.
Potrebbe essere un collega che non ha i mezzi adatti o l’esperienza giusta per una situazione particolarmente complessa ma, in linea di massima, un tuo cliente non mastica i rilievi, le tecniche, gli strumenti ed i dettagli del tuo lavoro.

E allora, per farti, capire usa un linguaggio semplice e chiaro.
Lascia perdere i tecnicismi e le “supercazzole“.
Scrivi in modo diretto e facile.
Fallo come se spiegassi quelle cose ad un bambino di 10 anni.

Se vuoi far capire bene quello che hai scritto, questo è il modo migliore per farlo.

RACCONTA TUTTO, NON DARE NIENTE PER SCONTATO

Proprio perchè chi legge non sa, non essere avaro nelle spiegazioni.
È utile raccontare, e bene, che cosa hai fatto durante tutte le fasi del lavoro.
Spiega come hai pianificato un rilievo, che cosa hai fatto in campo, come hai trattato i dati in ufficio e che cosa hai restituito.

Non dare niente per scontato.
Potrebbe sembrarti che spiegare come hai rilievato le coordinate dei punti di appoggio di un rilievo aerofotogrammetrico sia banale.
Lo è per te, che lo fai frequentemente, ma ciò non vuol dire che lo sia per un altro, che ne è digiuno.
Tendiamo a sottovalutare la complessità delle azioni che facciamo abitualmente.
Spesso non sono così semplici come ci appaiono.

Spiegale!

SINTETIZZA, IL VOLUME NON CONTA

Anche se può sembrarlo non è una contraddizione di quello che hai appena finito di leggere.

Usa frasi brevi.
Racconta le cose importanti dando il giusto peso ai particolari ed al contorno.
Non perderti in dettagli inutili.
Non scriverti addosso.
Non ripetere cose che hai già scritto, solo per aggiungere altre pagine.

Scrivere una relazione tecnica non è una gara “a chi ce l’ha più lungo“.

Se non hai tanto da dire (ma ne sei proprio sicuro?!) è meglio un documento breve ma efficace che uno troppo prolisso.
Le informazioni importanti tendono a diluirsi in troppe parole.

USA UN LINGUAGGIO FORMALE, MA NON ESAGERARE

Mi piacerebbe dirti di scrivere una relazione tecnica come se parlassi con un amico al bar.
Ma non è così.
In questo caso non posso dirti: “scrivi come parli“.
La relazione tecnica di un rilievo ha bisogno di un minimo di formalità nella scrittura.

Non scrivo le relazioni con lo stesso stile degli articoli di questo blog.
Ci vuole un po’ di forma.
Potrebbe finire in una conferenza di servizi per l’approvazione di un intervento.
O davanti ad un giudice, in tribunale.
Dai, non ci andresti mai in T-Shirt e sneakers!
E allora non farci andare neppure la tua relazione tecnica.
🙂

Attenzione però all’opposto!
Non usare un linguaggio troppo formale, pomposo e complicato.
Il rischio è quello di essere fuori luogo e perdere l’efficacia della comunicazione.

QUINDI…

Una relazione tecnica di un rilievo dovrebbe avere la capacità di essere letta e capita da chiunque senza che abbia la necessità di interpellarti per chiarimenti o debba fare ricerche ed approfondimenti particolari sulle tecniche che hai usato e i risultati che hai prodotto.

Vale per un nuovo responsabile di un ufficio tecnico dell’Ente pubblico per cui hai chiuso l’incarico tempo fa.
Vale per un tuo collega che deve integrare il tuo rilievo.
Vale per un consulente tecnico di un giudice che deve guidare una causa civile.
E vale anche per te, nel caso in cui dovessi riprendere in mano una commessa di anni fa.
Se sei stato chiaro riuscirai a trovare tutte le informazioni che ti servono con il minimo impegno di tempo e di risorse.

SUGGERIMENTI PRATICI

Ora voglio condividere con te alcuni consigli che credo siano molto efficaci per scrivere una relazione tecnica di un rilievo e renderla leggibile e comprensibile.

COPERTINA

La prima pagina dice molte cose.
Fai una copertina efficace e scrivici:

  • di che cosa parla la tua relazione tecnica (titolo dell’incarico + altri dettagli utili a far capire di che cosa si tratta);
  • chi è il committente del lavoro;
  • chi ha fatto il lavoro (…tu…);
  • la data del documento;
  • (eventualmente) il codice del documento.

E poi ci devi mettere il tuo timbro e la tua firma.
Così te ne assumi la proprietà e la responsabilità.

INDICE

indice di una relazione di rilievo aerofotogrammetrico L’indice dei capitoli (il sommario) è uno degli elementi più utili in un documento.
Indipendentemente dal fatto che si tratti di una relazione tecnica di un rilievo, di un white paper, di un libro o di un ebook, non dimenticarlo!

Con l’indice riesci a dare, in pochissimo tempo, al lettore l’idea della struttura e i contenuti della tua relazione.
Se poi chi legge non è nuovo, potrà andare subito alla pagina che gli o le interessa per l’informazione che sta cercando.

Tutti gli editor di testo (io uso Writer di Libre Office) ti danno la possibilità di fare il sommario automaticamente, mentre avanzi con la scrittura.
Fallo!
Davvero!
🙂

PAGINE

Visto che farai il sommario, inserisci il numero di pagina.
Se non lo fai, l’indice è (quasi) inutile.
E visto che invece è utilissimo, preoccupati di mettere il numero ad ogni pagina.

Anche in questo caso puoi farlo fare automaticamente al tuo software.
E puoi anche scegliere vari stili, posizioni e formattazioni diverse.

INTESTAZIONE E PIÈ DI PAGINA

Intestazione e piè di pagina non sono indispensabili.
Tuttavia se scegli di farli, possono aiutare ancora un po’ di più la lettura della relazione, specialmente se ne hai fatto delle revisioni nel tempo o se il documento è molto complesso nella sua struttura.

piè di pagina di relazione di rilievo aerofotogrammetrico

APPENDICE

Se hai qualcosa da aggiungere che rischia di far perdere il filo al lettore della tua relazione, magari perchè molto tecnico e specifico, l’Appendice è il posto giusto per farlo.

Puoi farne anche più di una.
Si metteno alla fine del documento e ci puoi mettere allegati disponibili per il lettore che vuole approfondire quello che hai scritto.

Sarò sincero, non molti leggono le Appendici.
Ma non per questo non si devono usare.
Sono utili e alleggeriscono il corpo principale.
E l’esperienza del lettore ne beneficia.

Mi capita di inserire in appendice:

  • il report di elaborazione generato dal software di fotogrammetria;
  • lo schema planimetrico e le coordinate dei punti di appoggio del rilievo;
  • approfondimenti ed analisi degli scarti quadratici medi sui punti di controllo per la stima dell’accuratezza della restituzione;
  • monografie di capisaldi materializzati nell’area del rilievo;
  • report fotografico integrativo;
  • ogni altra informazione, tecnica e molto poco descrittiva, che rischierebbe di appesantire la lettura della relazione.

FORMATTA IL TESTO

Quanto ti spaventano i temibili “wall text” di un articolo tecnico non formattato?
Quando vedi pagine piene zeppe di testo, senza tregua, senza respiro, senza pause, senza spazi, il primo impulso è chiudere tutto.

È normale.
A me capita spessissimo.

Puoi rendere più piacevole la lettura ed efficace la relazione, formattando il testo.
Usa le proprietà dei paragrafi.
Lavora con l’interlinea.
Vai a capo.
Lascia righe vuote che dividano i blocchi principali di testo.

Rendi la lettura, visivamente, meno faticosa!
Ti assicuro che riuscirai ad abbattare una barriera bella alta contro cui sbattono molti lettori di testi non formattati.

USA FOTOGRAFIE, IMMAGINI E GRAFICI

Le figure hanno una duplice funzione:

  • aiutano la lettura
  • e spezzano il testo.

Una figura, una foto o un grafico, spiega visivamente qualcosa che hai appena scritto.
Aggiunge informazioni extra che lavorano su un altro piano sensoriale, quello percettuvo.
E poi rilassa lo sguardo, spezzando una possibile sensazione di pesantezza.

Ricordati però che ogni figura deve avere la sua didascalia esplicativa e il riferimento alla figura va anche messo nel testo a cui si riferisce (tra parentesi o citato nella frase).

Fotografia di Paolo Corradeghini mentre rileva le coordinate di un target a terra con strumentazione GNSS

Se in una relazione tecnica scelgo di mettere la figura che ho caricato qui sopra è opportuno scrivere in didascalia una cosa tipo: “rilievo GNSS della posizione dei punti di appoggio – GCP”.

In questo modo spiego l’immagine e informo il lettore che diversamente potrebbe pensare ad “un nuovo tiro al bersaglio un po’ particolare“!
🙂

COPIA E INCOLLA

Fai copia ed incolla!

…

So che stai rileggendo questa frase.
È proprio così: fai copia ed incolla.

Se ti dicessi che non faccio mai “CTRL+C” e “CTRL+V” quando scrivo una relazione tecnica di un rilievo sarei un truffatore.
Lo faccio regolarmente.

Mi piace scrivere, ma non sono un filantropo.
Una relazione tecnica è parte di un lavoro ed è mio interesse di professionista fare il lavoro bene ma in fretta, ottimizzando la risorsa tempo che le ho dedicato.

Il “copia e incolla” è uno dei più grandi doni dell’era moderna.
🙂
Perchè non sfruttarlo?

L’importante però è farlo bene.
E farlo attingendo da documenti che hai scritto tu.

Se scrivi una bella relazione, completa, esaustiva ed efficace, hai tutto il diritto di prenderne pezzi che ti interessano ed adattarli ad un altro lavoro.
Tante parti si ripetono spesso.
Specialmente se la tipologia e la tecnica del rilievo sono le stesse in due commesse diverse.
Nessuno ti giudica se utilizzi le stesse frasi e le stesse parole.
Non è la scuola!

Prendi quello che ti serve ma modifica con attenzione e rileggi sempre quello che hai scritto.
I refusi sono un po’ fastidiosi.
Se ce ne sono tanti, trasmettono, almeno a me, poca attenzione e scarsa importanza al documento.

Per le prime relazioni non sarà facile fare copia ed incolla.
I documenti di riferimento sono pochi.
Ma con il passare del tempo e delle parole scritte avrai a disposizione un database ricco e crescente da cui prendere a piene mani.

ATTENZIONE AGLI ERRORI

Divido gli errori in due categorie: gli errori di battitura e gli errori di grammatica.
Si dovrebbero evitare entrambe.

Gli errori di battitura succedono spesso quando si scrive al pc.
Non significa che non si conosca la lingua.
È così e basta…
Io ne faccio continuamente.
Ne trovi parecchi anche tra le pagine di questo blog.
E di sicuro anche in questo articolo.
Alcuni software hanno correttori intelligenti che te li segnalano.
Facci caso.
Sarebbe bene che non ci fossero errori di battitura in un testo.

Gli errori di grammatica invece sono come le unghie sulla lavagna.
Stridono forte!
So di essere un po’ estremo nel mio giudizio e nella mia scarsa tollerenza.
Sono ancora traumatizzato dalla punizione congiunta genitori + maestra della scuola elementare quando ho scritto per la seconda volta di fila “un’altro“.
Da lì ho le antenne drizzate e ricettive verso la grammatica e l’ortografia.

Si scrive:
“Un albero”

“Qual è”
“Ha scritto”
“Ti do un suggerimento”
“Mi dà una mano”
“Se io fossi”
…

Aiuta la nostra lingua a non estinguersi!
🙂

LEGGI E SCRIVI

Questo è un consiglio, più che un suggerimento operativo.
Il modo migliore per padroneggiare la scrittura è prendersi del tempo per leggere e per esercitarsi a scrivere.

Puoi leggere di tutto: romanzi, saggi, articoli.
Ogni  cosa funziona, a modo suo.

E puoi scrivere quello che vuoi, a ruota libera e senza limitazioni di argomenti, sintassi e parole.
Scrivere ti aiuta a migliorare il testo della relazione tecnica.

Suona piuttosto ovvio ma non è scontato farlo.

CONTENUTI ED ARGOMENTI

Ora provo a farti un elenco ragionato degli argomenti e dei contenuti di una relazione tecnica di un rilievo aerofotogrammetrico.

Qui forse entrerò un po’ più nello specifico.
Tante cose che cito e che vanno bene per l’aerofotogrammetria non servono in un rilievo celerimetrico con stazione totale, o in uno laser scanner.

Spero comunque di poterti dare spunt utili e informazioni spendibili anche in altri ambiti.

PREMESSA

Dopo l’indice inserisci una piccola premessa.

Dì, con poche parole ed in poche righe, di che cosa tratterà la relazione.

Se hai un incarico formale, se c’è una determina di affidamento, una lettera di incarico o un ordine fornitore specifico, questo è il momento di scriverlo.

Puoi inserire in premessa:

  • perchè hai fatto il rilievo (obiettivi del lavoro);
  • per chi lo hai fatto (committente);
  • come lo hai fatto (tecnologia);
  • quando lo hai fatto (data del rilievo).

INQUADRAMENTO

Inquadra l’area geografica del rilievo.
Racconta dove si trova, la località e le caratteristiche.
Parla dell’orografia, della quota e delle dimensioni della superficie rilevata.

Fallo tramite immagini (se ne hai fotografie panoramiche aeree sono perfette) o sfruttando Google ed i modelli tridimensionali che ti mette a disposizione.
In Google Earth Pro puoi disegnare poligoni e segmenti.
Aiutano a far vedere dove hai lavorato.

localizzazione dell'area di intervento in Google Earth

Se pensi che sia utile, puoi fare anche una corografia, ossia localizzare l’area del rilievo all’interno della cartografia tecnica (CTR), che puoi scaricare nei vari geoportali regionali.
Vedi tu!

TECNICA E TECNOLOGIA

Questo è il momento di spiegare che tecnica hai scelto di usare nel rilievo:

  • aerofotogrammetria da UAV,
  • fotogrammetria,
  • rilievo satellitare,
  • laser scanner,
  • stazione totale,
  • LiDAR, …

Ognuna ha i suoi pregi e credo che sia opportuno mettere in evidenza quelli della tecnica che hai scelto argomentando anche il perchè.

Questo è un esempio:

Sebbene l’accuratezza di un rilievo aerofotogrammetrico sia generalmente inferiore rispetto ad altre tecnologie di rilievo topografico (stazione totale, laser scanner) si è ritenuto che questa fosse la migliore soluzione per lo studio in oggetto.

Di seguito si riportano le motivazioni della scelta:

  • Il sorvolo ed il rilievo mediante drone (e la successiva elaborazione delle immagini riprese) permette di acquisire la topografia dei luoghi con un’alta densità di informazioni ed in tempi sensibilmente inferiori rispetto all’uso di strumentazione a terra (stazione totale).

  • L’utilizzo di un mezzo aereo permette di rilevare aree difficilmente accessibili a piedi, con un GPS o una stazione totale, come le aree a forte pendenza o le pareti rocciose verticali.

  • …

Fai capire ed apprezzare il perchè della tua scelta.
Ma non arrampicarti sugli specchi!

PRINCIPI GENERALI

Dopo aver descritto la tecnica che hai usato, raccontane i principi generali che ci sono dietro.

Non devi fare un trattato di topografia, ma prenditi qualche pagina per spiegare la teoria e l’applicazione pratica.

Per la fotogrammetria potresti trattare del suo principio fondamentale:

“la fotogrammetria consente di definire la posizione, la forma e le dimensioni degli oggetti sul terreno, utilizzando le informazioni contenute in opportune immagini fotografiche degli stessi oggetti, riprese da punti diversi“.

immagine che mostra il principio di base della fotogrammetria ed il legame tra ricostruzione 3D e immagini scattate da punti diversi

E poi potresti parlare anche del principio dicollinearità e delle fasi di un rilievo aerofotogrammetrico:

  • pianificazione;
  • acquisizione;
  • elaborazione
  • restituzione.

TECNOLOGIE E STRUMENTI

Dopo la tecnica e la teoria che ci sta dietro è venuto il momento di spiegare gli strumenti e le tecnologie che hai usato.

In un rilievo aerofotogrammetrico indica:

  • il drone che hai pilotato (è anche l’occasione per scrivere i tuoi dati come operatore e pilota);
  • il ricevitore satellitare GNSS per le coordinate dei punti di appoggio (nRTK, statico, RTK base-rover);
  • o la stazione totale, se hai scelto di prendere le misure con la tecnica celerimetrica.

Fotografia del drone DJI Phantom 4 in volo

IL PROGETTO DEL RILIEVO

La progettazione di un rilievo aerofotogrammetrico è importante per la buona riuscita del lavoro in campo.
È giusto prendersi un po’ di spazio per raccontare come l’hai fatta.

G.S.D. – Ground Sampling Distance

In fotogrammetria parte tutto da qui, dal GSD.

Scrivi che GSD hai scelto per l’acquisizione fotogrammetrica.
Da questo dipenderà la scala della rappresentazione, l’accuratezza restituita, la densità della nuvola di punti e il dettaglio del modello 3D.
Questo è uno step importante.
Fai una prima dichiarazione ufficiale sulle scelte fatte nel tuo lavoro.
Ed è una dichiarazione, teoricamente, contestabile.

DISTANZA DI PRESA

Il GSD è il prodotto della dimensione del pixel del sensore fotografico per la distanza di presa, diviso per la lunghezza focale dell’obiettivo fotografico montato sulla camera.
Fissato sensore e ottica, l’unico parametro che può variare è la distanza di presa, ossia la distanza macchina fotografica – oggetto del rilievo durante l’acquisizione delle immagini.

La scelta del GSD influisce sulla distanza di presa.
Ed in questa paragrafo puoi spiegare a che distanza hai scelto di scattare le fotografie o quali altre scelte tecniche hai deciso di fare durante l’acquisizione.

MISSIONI AUTOMATICHE O VOLO MANUALE

Se voli con un drone puoi fare missioni automatiche programmate o scegliere di pilotarlo in manuale.
I motivi per sceglierne uno rispetto all’altro sono vari e dipendono dall’area del rilievo.

Spiegali!

Immagine di una missione di volo 3D caricata su Google Earth da Litchi Mission Hub

PRESA NADIRALE O FOTOGRAFIE INCLINATE

Se devi rilevare un elemento a sviluppo verticale è opportuno integrare le fotografie nadirali (scattate dal drone con camera che guarda verso il basso) con fotografie inclinate.
Se il tuo rilievo lo prevede vale la pena parlare anche di questo.

Oppure potrebbe non essere necessario scattare foto frontali di una parete perchè ti è stato richiesto come unico output un modello digitale di elavazione.
Vale la pena scrivere anche di questa eventuale scelta.

RISPETTO DELLA NORMATIVA ENAC

Anche se il tuo committente non conosce la normativa ENAC sui mezzi a pilotaggio remoto, è opportuno ritagliarsi un paragrafo per analizzare l’ambito operativo sotto l’aspetto delle regole dell’aria e delle operazioni specializzate, critiche o non critiche.

Avrai senz’altro verificato preliminarmente la fattibilià del volo.
Oppure potresti aver richiesto ed ottenuto il rilascio di un NOTAM o di un’autorizzzazione speciale per l’attraversamento di un’area segregata.
E allora scrivere che tutte le operazioni sono condotte in ottemperanza alla norma in vigore è importante e tutela, anche se a posteriori, te e il tuo committente.

L’ESECUZIONE DEL RILIEVO

Dopo aver presentato il progetto del rilievo puoi scrivere come l’hai effettuato, raccontando le fasi operative sul campo.

Puoi allegare uno stralcio delle missioni di volo.
Puoi allegare una planimetria della posizione dei punti di appoggio del rilievo (GCP) e di controllo (CP).
Puoi eventualmente riportare le traiettorie di volo e la posizione delle fotografie scattate, il numero di immagini acquisite ed i tempi di permamenza in campo.

Insomma dovresti raccontare che cosa hai fatto fisicamente.

L’ELABORAZIONE DEI DATI E IL PROCESSING

Rientrato in studio inizia l’elaborazione dei dati ed il processing di tutto quello che hai acquisito in campo.

Se hai utilizzato la fotogrammetria ed un software ad algoritmi structure from motion è utile raccontare, per step, quello che è successo ed i dati prodotti durante il percorso:

  • caricamento delle immagini ed allineamento;
  • inserimento dei punti di appoggio ed ottimizzazione dell’allineamento;
  • creazione della nuvola sparsa;
  • creazione della mesh triangolare 3D;
  • creazione della texture;
  • generazione del Modello Digitale di Elevazione (DEM);
  • generazione dell’Ortofoto (o delle ortofoto, secondo punti di vista diversi).

Prenditi un po’ di tempo e di spazio per descrivere ciascuna fase dell’elaborazione.
Ne vale la pena!

Posizione dei punti di ripresa fotografica nella modellazione 3D di rilievo aerofotogrammetrico - vista generale

E riporta anche un po’ di informazioni sui numeri:

  • punti di legame;
  • punti della nuvola densa;
  • numero di facce della mesh;
  • risoluzione della texture;
  • passo del DEM e risoluzione dell’ortofoto.

Non devi farlo per vantarti ma così scrivi nero su bianco i risultati.

Se c’è, rimanda all’Appendice dove avrai inserito il report completo di elaborazione.

RISULTATI

Ed infine ci sono i risultati.
Qui devi scrivere che cosa hai ottenuto e che cosa consegni al tuo cliente.

Fai un elenco puntato includendo file e documenti cartacei.

Ma prima di fare l’elenco ci sono due paragrafi importantissimi: la dichiarazione sull’accuratezza ed le informazioni di georeferenziazione.

L’ACCURATEZZA DEL RILIEVO

In questo paragrafo devi scrivere qual è l’accuratezza generale del rilievo/modello restituito.
Scrivi come l’hai calcolata (eventualmente rimandando ad un’altra Appendice) e mettila bene chiara ed in evidenza.

“I punti della nuvola densa sono restituiti con un’accuratezza generale nello spazio tridimensionale (x,y,z) di 7 cm”.
Questo è un esempio di quello che intendo.

In questo punto della relazione stai dicendo che ti assumi la responsabilità di un dato che ha una certa accuratezza.
Se poi viene fuori che questo dato è sbagliato, ahimè, tocca risponderne direttamente ed in prima persona.

INFORMAZIONI DI GEOREFERENZIAZIONE

Con riferimento ai file che consegni (nuvola di punti, DEM, Ortofoto), dovrai anche dire qual è il sistema di riferimento (geografico o cartografico) adottato per la restituzione dei dati in output.
Sarà importante al tuo cliente per poterlo importare correttamente al’interno di un GIS oppure per poterlo allineare con altri dati topografici o cartografici eventualmente in suo possesso.

Oltre a citare il Sistema di Riferimento, riporta anche il codice EPSG.
È univoco e lo inquadra con certezza nel più importante database mondiale.

IN CONCLUSIONE

So di aver lasciato in sospeso alcuni ambiti e, forse, di averne trascurato altri.
D’altra parte questa è solo la mia esperienza ed il modo con cui approccio questo tipo di documenti.
Se vuoi aggiungere qualcosa sentiti libero di farlo.
I commenti qui sotto sono a tua disposizione oppure puoi contattarmi nei modi che ti dico poco più sotto.

Voglio concludere con due domande che spesso mi sento rivolgere.

È OBBLIGATORIO PRODURRE UNA RELAZIONE TECNICA DI UN RILIEVO TOPOGRAFICO?

No.
L’obbligo di farla o meno dipende dagli accordi che hai preso con il tuo committente.

Tuttavia credo che sia importante e ti permette di completare in modo professionale il lavoro che hai iniziato e concluso.

Inoltre mi sento di dirti che una relazione tecnica che riprende le fila di tutto quanto tutela sia te che il tuo committente nei confronti di eventuali contenziosi a posteriori.

DEVO FAR PAGARE UN EXTRA FEE PER LA REDAZIONE DELLA RELAZIONE TECNICA?

Direi di no…
Ma valgono ancora eventuali accordi particolari o richieste specifiche.

Credo che la relazione tecnica sia un po’ come l’elaborazione della nuvola di punti grezza appena uscita dal software di fotogrammetria.
Fanno entrambe parte di un servizio e dovrebbero essere comprese nel prezzo.
Ma questa è la mia opinione…

 

Ci sarebbero altre cose da scrivere ma scelgo di finire qui questo articolo.
Ogni tuo contributo sarà preziosissimo.
Ed ogni occasione di confronto farà bene ad entrambe (e a tutti quelli che leggeranno eventuali commenti e discussioni).

 

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Grazie davvero per il tuo tempo e per la tua attenzione!

A presto!

 

Paolo Corradeghini

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4 Comments


maurizio
5 March 2020 at 11:29
Reply

i miei Complimenti ! per un rilievo di materiale terroso da movimentare ho ritenuto dover utilizzare un rilievo eseguito tramite SAPR . per la stesura di un’evenuale capitolato (con specifiche tecniche) Mi sono così avvicinato a questo, per me, “Nuovo mondo ” ! cominciando a navigare nella rete , partendo dalla geometria epipolare !!! mi sono imbattuto nel suo sito che trovo ben fatto sia sotto l’aspetto tecnico che di chiarezza d’esposizione ! ancora le porgo i miei complimenti .



    Paolo Corradeghini
    7 March 2020 at 18:32
    Reply

    Buongiorno Maurizio,
    grazie per i complimenti.
    Spero di aver contribuito con contenuti validi per il capitolato.
    A presto e buon lavoro!
    Paolo

Antonio Bambina
28 March 2020 at 17:59
Reply

Saluti E Ringraziamenti



    Paolo Corradeghini
    1 April 2020 at 21:32
    Reply

    Ciao Antonio!
    Paolo

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    Non è detto che quello che ti serva sia un'ortofo Non è detto che quello che ti serva sia un'ortofoto di una facciata.
Potresti correggere la distorsione prospettica con software di fotoritocco e "raddrizzare" l'immagine (per i tuoi scopi).

Il punto di presa e la forma dell'oggetto fotografato deformano la rappresentazione secondo una vista prospettica.
Linee parallele nella realtà (muri verticali) sono convergenti nello spazio immagine.

Tutti i principali software di photoediting hanno strumenti di correzione della prospettiva.
Ci sono nel famoso Photoshop, nell'open source Gimp e nel "nuovo" ed economico Affinity Photo.

Funzionano più o meno nel solito modo.
Intervieni sulle immagini alterando i pixel e, aiutato da una griglia virtuale, allinei gli elementi dell'immagine alla maglia.
È veloce e non richiede hardware super.

La posizione reciproca tra punto di presa ed oggetto fa molto.
Così come la forma di quello che hai fotografato è rilevante.

È diverso dal fare un'ortomosaico.
Così come è diverso dall'usare, in campo, un obiettivo basculante e decentrabile ("tilt/shift") per le foto.
Ma è piuttosto pratico e può funzionare ugualmente.

Dopo tutto il raddrizzamento delle foto del costruito è una tecnica che gli architetti usano da parecchio tempo.
😉
    Se non puoi fare a meno di parcheggiare la tua aut Se non puoi fare a meno di parcheggiare la tua auto al di fuori dell'area del rilievo, vale la pena fare attenzione a dove la posteggerai.
Non è uno scherzo!
:)

La fotogrammetria è una tecnica passiva e gli algoritmi Structure from Motion riescono a ricostruire solo quello che si vede nelle immagini.
Un'automobile è un elemento di disturbo, neppure troppo piccola.
Può nascondere informazioni importanti o potrebbe essere difficile da togliere dalla nuvola di punti.

Parcheggiarla in un'area pianeggiante, su una superficie omogenea è una buona idea.
I motivi sono (almeno) due.

Il primo è che puoi facilmente ritoccare le fotografie dove è presente in modo da rimuoverla.
Software di fotoritocco hanno strumenti molto efficienti!
Può richiedere un po' di tempo (dipende dal numero di foto) ma il risultato è generalmente buono.
Qui sotto vedi un "prima" ed un "dopo" fotoritocco.

ll secondo motivo è che, se non ritocchi le foto, l'auto sarà un elemento isolato nella nuvola di punti che "emerge" dal terreno.
Questo ti permette di trattarla velocemente ed efficaciemente per rimuoverla, tenendo solo i punti del terreno.

Se la parcheggi a ridosso del piede di una parete di roccia non sarà immediato fare le cose che ho scritto qui sopra.
    Droni e missioni di volo automatiche - Attenzione Droni e missioni di volo automatiche - Attenzione ai modelli di elevazione a larga scala

Non prendere "a scatola chiusa" e senza controllare i modelli digitali di elevazione che si usano per la pianificazione automatica delle missioni di volo per droni.
Possono esserci differenze importanti (talvolta enormi) con la realtà.

Una missione di volo per aerofotogrammetria andrebbe eseguita mantenendo il più possibile costante la distanza "drone-terreno".
Se lavori lungo pendii o terreni inclinati è possibile farlo usando software di mission planning che caricano al loro interno dei modelli di elevazione a cui si riferiscono per impostare l'altezza del drone in volo.

A meno di usare modelli ad hoc, che hai fatto tu e su cui sei confidente, i modelli di riferimento sono a larga scala e non riescono a definire bene le caratteristiche locali.
Spesso non sono aggiornati.

Nella prima foto vedi uno screenshot di Google Earth Pro (in cui ho attivato l'opzione "Terreno 3D") per un'area di cava in cui dovevo fare un rilievo con APR.
Sembrerebbe un pendio acclive, ma regolare.

La seconda invece è una foto presa in volo, che mostra come sono realmente le cose.
Lo sperone di roccia stacca dal pendio circa 50-60 metri.
Un piano di volo automatico non lo avrebbe considerato...
    Se ricevi una nuvola di punti di un alveo e devi f Se ricevi una nuvola di punti di un alveo e devi fare una modellazione idraulica, puoi estrarre le sezioni che ti servono in totale autonomia.
Mi piace dire spesso che "la nuvola di punti crea (in)dipendenza".

Hai a disposizione dati densi (punti molto vicini) e continui, da cui tirare fuori quello che ti serve, secondo le tue necessità e sensibilità.
È mooolto diverso rispetto ad avere un numero finito di sezioni, fatte di punti discreti, battuti con strumenti terrestri.

Con gli strumenti di interrogazione delle nuvole che mette a disposizione Potree (codice open source per condividere nuvole di punti tramite browser) si possono fare sezioni.
Se la fai abbastanza sottili puoi esportare un file CSV delle coordinate dei punti della sezione.
Oltre all'indicazione della terna x,y,z,per ogni punto hai anche la progressiva ("mileage").
Estraendo solo la progressiva e la quota hai i dati per creare una sezione 2D.

Ci puoi fare una polilinea in CAD, o puoi importare le coordinate in HEC-RAS (software di modellazione idraulica) ed avere immediatamente una sezioni su cui far girare il modello.

Se vedi che manca qualcosa, puoi tornare sul modello 3D ed estrarre una nuova sezione, immediatamente.
In modo indipendente.
    Gli algoritmi di estrazione automatiche delle cara Gli algoritmi di estrazione automatiche delle caratteristiche di una nuvola di punti riescono ad estrarre i punti del terreno da tutto il resto.
Ma non sono infallibili.

Molto lo fa il tipo di nuvola trattata (fotogrammetrica, laser scanner o lidar).
E tanto fa anche l'elemento modellato (una facciata verticale, un versante mediamente pendente vegetato o un parcheggio piatto e vuoto).

Può capitare che vengano classificati come terreno dei punti che, con il terreno, non ci azzeccano niente.

Si possono ritoccare manualmente, editando la nuvola localmente, per raffinare la classificazione, oppure si può provare ad usare qualche filtro di pulizia automatica del rumore.

Uno che funziona bene è l'SOR (Statistical Outlier Removal) e lo trovi nella maggior parte dei software di editing (Lidar360 e Cloud Compare ce l'hanno).

La classificazione dei punti del terreno produce una nuvola piuttosto "rada" (rispetto all'originale) dove gli "outliers" si vedono bene e sono facilmente identificabili.

Attenzione alle zone di bordo.
Lì potrebbero andare via anche i punti "buoni" che, non avendo nessun dato da una parte, vengono identificati come sporco.

Da qui dovresti avere un dato più pulito per continuare la classificazione precisa.
    Si parla tanto del famigerato "Bonus 110%". Non en Si parla tanto del famigerato "Bonus 110%".
Non entro nel merito della materia urbanistica né di quella economica, perchè non le conosco.
Faccio alcune considerazioni sui rilievi.

Progettare una riqualificazione energetica ha spesso bisogno di un rilievo che supporti le scelte per fare il "salto energetico": nuovo cappotto termico, manutenzione del tetto, pannelli fotovoltaici, infissi...

In un condominio grande, un rilievo 3D dà informazioni utili e misurabili, in modo molto efficace e veloce.

Integrare il laser scanner con la (aero)fotogrammetria da drone permette di avere un modello completo, anche delle parti invisibili da terra.

Il rilievo dello stato attuale è anche utile per sanare abusi o difformità che rischiano di vanificare tutto l'iter...

Mi sento di consigliarti professionisti che conoscano bene il mondo dei rilievi con output 3D, la topografia ed i principi della misura.
E, per fortuna, ce ne sono tanti!

Scegli qualcuno che si prenda la responsabilità del dato restituito (firmandoti un documento tecnico).
Sembra poca cosa (non lo è) ma se le cose non vanno bene, può fare la differenza.

Questa manovra sta scuotendo un po' anche il mondo dei rilievi applicati all'edilizia.
Ed è una buona cosa!
👍🏻😉
    RILIEVI E STRUMENTI - LE BATTERIE NON FINISCONO MA RILIEVI E STRUMENTI - LE BATTERIE NON FINISCONO MAI!

Condivido alcuni pensieri sulle batterie, necessarie a far funzionare tutto quanto.

Faccio una lista delle batterie/dispositivi che ho caricato, sto caricando e dovrò ancora caricare (non per vanto ma per gli scopi del post):
- drone principale e radiocomando;
- drone di backup e radiocomando;
- stazione totale e laser scanner (per fortuna sono integrati) + controller;
- GNSS 1 e controller;
- GNSS 2 e controller;
- fotocamera digitale;
- fotocamera 360°;
- tablet per sorvolo con drone;
- battery pack per eventuali bisogni in campo;
- walkie talkie.

Sono davvero tante!

E da qui faccio tre considerazioni.

1.
Prima di partire per un rilievo in campo, prenditi il tempo necessario per ricaricare tutte le batterie.
Potrebbe non essere poco.

2.
Se prevedi di alloggiare fuori per più giorni, attrezzati per ricaricare tutto in modo efficiente.
Portati prese multiple e "ciabatte".
Spesso le prese negli hotel non sono tante...
Se sei all'estero, ricordati gli adattatori!

3.
Se viaggi in aereo informati bene sulle batteria che trasporti e su dove possono stare in volo (le batterie LiPo dei droni non possono viaggiare in stiva)

4.
Fanne buona manutenzione...
    È importante fare i conti con il trasporto della È importante fare i conti con il trasporto della strumentazione in campo o un rilievo potrebbe trasformarsi in un incubo.

Quello che dovresti considerare è la logistica generale:
- che tipo di rilievo si deve fare;
- quali strumenti usare e da portare in campo;
- treppiedi, aste, paline, target ed altri accessori;
- come si arriva in campo (accesso carrabile);
- se si deve camminare un po' (e, aggiungo, su quale superficie e con eventuali dislivelli).

Potresti essere tentato di "portare tutto, che non si sa mai", ma se poi il tutto lo devi trasportare a mano può essere un problema (e, a volte, neppure piccolo).

La portabilità di uno strumento topografico incide poco sul suo prezzo, ma molto sulla praticità.
Se la custodia rigida di una stazione totale ha l'opzione di essere trasportata come uno zaino ti libera completamente le mani che puoi usare per altre cose.
Non è leggera ma la schiena è forte!
:)

E se ti servono più cose di quelle che riesci a trasportare allora ti serve anche un aiuto in campo.

Tutte questi aspetti li puoi valutare e decidere dopo un sopralluogo.
È il modo migliore per rendersi conto di come sono davvero le cose e di che cosa ti servirà in campo.
Oltre che capire meglio il lavoro da fare!
    Le tecniche "structure from motion" ricostruiscono Le tecniche "structure from motion" ricostruiscono modelli 3D, anche molto dettagliati, di oggetti a partire da immagini

Condivido alcune considerazioni sul tema!

1
(Se puoi) muovi l'oggetto, non la camera.
Metti la macchina fotografica su supporto stabile e ruota l'oggetto su se stesso.
Ci sono "piatti rotanti" economici e funzionali.
Non vale con tutto, ma se puoi fallo...
📷

2
Mettiti in una situazione di luce controllata e riempi le ombre. 💡
Le luci da studio (continue o flash) sono ideali perchè annullano le intromissioni di altre fonti.
Usarne più di una (o, in alternativa, dei pannelli riflettenti) riempie le ombre.

3
Usa un "green screen" o uno sfondo da cui l'oggetto "stacchi". 
In fase di elaborazione userai delle maschere, lo schermo verde permette uno scontorno veloce.

4
Attento al colore. 🔺
Se devi ricostruire con cura anche le tonalità cromatiche controlla i rimbalzi di luce dallo sfondo sul soggetto ed usa un colorimetro per essere sicuro della corrispondenza dei colori riprodotti.

5
Uccidi i riflessi. ☀️
Superfici lucide + luci artificiali = riflessi.
Puoi eliminarli cambiando direzione di incidenza della fonte luminosa.

6
Non dimenticare le misure. 📐📏
Se il modello 3D deve avere valenza metrica servono le misure per scalarlo.
Prendile!
😁😉
    In questi giorni sto lavorando alla vettorializzaz In questi giorni sto lavorando alla vettorializzazione della nuvola di punti da rilievo fotogrammetrico + laser scanner che ho fatto in cava nei mesi estivi.
È un lavoro lungo che amo poco (e trovo poco utile) ed allora condivido alcuni pensieri sul tema.

Passare da una nuvola 3D ad un disegno 2D significa lasciare per strada un sacco di informazioni del dato originale.
E non sono più recuperabili (se non con difficoltà).

Serve un cambio di paradigma per lavorare, tutti, direttamente sul 3D.
I primi passi dovrebbero farli le Amministrazioni che richiedono piante, prospetti e sezioni per valutare progetti e piani.
Il secondo è dei tecnici che commissionano/ricevono i rilievi: dovrebbero ed inserire il 3D nel proprio flusso di lavoro.
All'inizio non sarà semplice, servirà tempo e qualche software "nuovo", ma dopo la strada sarà in discesa.

Un rilievo 3D costa meno se non viene richiesta la produzione di un disegno 2D.
Se l'oggetto è complesso ci possono volere molte ore per fare il lavoro.
Ore che dovranno essere pagate.

Un progetto in 3D, condiviso su schermo attraverso browser o visualizzatori semplici ed intuitivi, sarebbe molto più efficace di interpretare disegni, per quanto completi.
E si risparmierebbe carta!

Non si può generalizzare.
Quello che ho scritto non è applicabile a tutto.
Ma a tanto credo di sì.
Temo che ci voglia "un po'" di tempo.

Se vuoi condividere con me la tua opinione puoi scrivermi @paolocorradeghini ed io la ricondivido qui sul Canale, per tutti.
    Il GSD (Ground Sampling Distance) è un parametro Il GSD (Ground Sampling Distance) è un parametro molto importante nel processo fotogrammetrico.

Dipende direttamente dalla distanza "D", tra sensore e soggetto fotografato, dalla dimensione del pixel "d" ed inversamente dalla lunghezza focale, "f", dell'ottica.
GSD = (D x d) / f

Più il GSD è piccolo è più dettagli ci sono nell'immagine.
È come se stendessi a terra un lenzuolo, dove sopra c'è l'immagine stampata e che copre l'intera area fotografata e misurassi quanto vale, in campo, il lato di un pixel.

La scelta del GSD influenza l'accuratezza, il numero dei punti delle nuvole, la risoluzione del DEM e dell'ortofoto.

Spesso l'unico parametro su cui si ha il controllo "effettivo" in campo, per modificare il GSD, è la distanza di presa.

Qui ho scattato fotografie da drone ad una breve distanza (10 m) perchè era necessario riprodurre un'ortofoto di dettaglio che consentisse di identificare la posizione delle pietre della passeggiata, per rimetterle, al posto giusto, dopo averle levate per manutenzioni.

Un GSD alto non avrebbe dato sufficiente informazioni alle foto.
Uno basso sì.

Un GSD bassissimo non è però l'obiettivo da ricercare sempre.
A parità di area infatti, il numero di foto per coprirla aumenta parecchio.
    Puoi creare un DEM (Modello Digitale di Elevazione Puoi creare un DEM (Modello Digitale di Elevazione) da una nuvola di punti 3D con il software open source Cloud Compare.

Non è l'unico modo per farlo.
Si può fare anche in un software di elaborazione fotogrammetrica ("structure from motion") o in un GIS (visti i vari aggiornamenti che permettono di gestire le nuvole di punti).
Ma questo è un modo che uso spesso!

Cloud Compare ha un tool che si chiama "Rasterize".

Scegli:
la risoluzione del DEM (la lunghezza del lato di ogni pixel, quadrato, come se fosse misurata a terra);

la direzione di proiezione (è comune la "Z" ma potresti generare un DEM proiettando la nuvola su una parete verticale per vedere se ci sono rigonfiamenti, spanciamenti o altre anomalie);

che cosa fare con le celle vuote (interpolarle, riempirle con un valore specifico, lasciarle vuote, ...).

Una vola creato, lo vedi in anteprima nella finestra dello strumento.

Lo puoi esportare in formato GeoTIF (mantiene le coordinate dei punti della nuvola, anche se non è ufficialmente associato a nessun sistema di riferimento specifico EPSG).

Oppure puoi creare un nuvola di punti dove ogni nuovo punto corrisponde al centro di ogni pixel che forma il modello raster.

Così sei passato dal 3D al 2D.
O meglio, al 2.5D!
😉
    Avere a disposizione una nuvola di punti (georefer Avere a disposizione una nuvola di punti (georeferenziata e scalata) permette di creare punti, selezionandoli tra tutti quelli che la compongono e portarli in un ambiente 2D (CAD o GIS).

Ci sono alcune strade da seguire.
La scelta dipende da come è fatta la nuvola di punti e dall'output che si vuole ottenere.

In un software di gestione di nuvole di punti (Cloud Compare, Lidar360, ...) si può sottocampionare la nuvola chiedendo che in output i punti siano distanziati di un distanza regolare (1, 2, 5 m...).
Li puoi esportare in DXF e trasformarli in punti quotati.

Se il modello 3D è complesso può essere più indicato selezionare direttamente i punti da esportare "snappando" proprio sui punti della nuvola.

Cloud Compare ha l'opzione "Point List Picking" che crea una lista di punti dalla selezione.
Funziona bene, non ha limiti di numero, dopo un po' rallenta ed ogni punto ha associata un'etichetta (a volte un po' vistosa).

Trimble Business Center è molto fluido ed i punti che aggiungi sono "discreti" all'interno della nuvola generale.
Puoi lavorare direttamente al suo interno per creare etichette e customizzare l'output del file vettoriale.

In ogni caso, "battere" un migliaio di punti è questione di mezz'ore e non di giorni!
    I dati cartografici, scaricabili dai vari geoporta I dati cartografici, scaricabili dai vari geoportali regionali (o nazionali), non sono (quasi) masi super dettagliati ed a volte sono poco aggiornati.
Però si possono usare per creare un ambiente 3D in cui inserire l'output di un rilievo (fotogrammetrico o laser scanner).

In questo caso ho usato i dati Lidar (maglia 2x2m) scaricati da "Geoscopio" (portale cartografico della Toscana) per collegare tra loro due rilievi 3D di altrettante zone di cava, situate sullo stesso versante ma un po' troppo lontane da giustificare un unico rilievo.

È evidente l'assenza di colore nei punti della fascia centrale. Tuttavia l'orografia e la morfologia del versante non è cambiata nel tempo ed il dato è utile (non avrebbe avuto senso se lì ci fosse stata una cava attiva) e credo che aiuti a comprendere meglio la disposizione reciproca delle cave rilevate.

In mancanza di un dato Lidar si potrebbe usare un DEM (meglio se DTM), per creare una nuvola di punti regolare in ambiente GIS.
Con QGIS non è difficile.

Serve fare attenzione ai sistemi di riferimento del dato scaricato e del rilievo restituito.
Ed alle quote.
Se tutto torna, le nuvole di punti si sistemeranno correttamente, una rispetto all'altra, e le cose funzioneranno bene.
    Credo che ci siano almeno due strade diverse per p Credo che ci siano almeno due strade diverse per passare da un dato 3D ad uno 2D.

1.
Puoi generare un'ortofoto e ripassarne gli elementi in un CAD 2D.
È abbastanza veloce, comodo e non necessita di hardware super potente.
Ma se l'area è complessa o l'immagine non sufficientemente dettagliata, potrebbe non bastare.
Per maggiore precisione puoi lavorare sull'ortofoto confrontando in tempo reale quello che stai facendo con il modello 3D (nuvola di punti).

2.
Puoi lavorare direttamente nel 3D tramite software che ti permettono di gestire la nuvola di punti che vuoi vettorializzare.
È un po' più lungo (dipende dalla tua esperienza) ma ti permette di lavorare in un ambiente molto più versatile per fare zoom, "battere" punti virtuali e tracciare vettori.

P.S.
Opinione personale: passare da una nuvola di punti 3D ad una rappresentazione 2D "piante/prospetti/sezioni" è un po' come andare a pesca con una rete a trama grande: qualcosa rimane ma la maggior parte lo lasci in mare.

P.P.S.
Non ho ancora trovato software o algoritmi in grado di (semi)automatizzare il processo di vettorializzazione.
Non è banale ma credo che sia un territorio dove potrà esserci uno sviluppo interessante in futuro.
Per ora c'è ancora tanto da fare a mano...
    Il comando "Cloud to Cloud Distance" del software Il comando "Cloud to Cloud Distance" del software Cloud Compare calcola la distanza lineare tra i punti di due nuvole 3D.
È utile se vuoi vedere, nel tempo, le differenze di altezza in un'area di scavo o di accumulo.

È un comando semplice e lo trovi tra i menù principali.

Devi selezionare le due nuvole di punti da confrontare.
Scegli quale nuvola sarà il riferimento per il calcolo e quale quella su cui invece il calcolo verrà fatto.

Lo strumento ha varie opzioni.
Funzionano più o meno bene in relazione al tipo di nuvola di punti che stai usando.

Una volta finito il calcolo, nei punti della nuvola "mobile" vengono scritte delle informazioni scalari ("scalar field") che dettagliano i risultati del calcolo.

Nell'area di lavoro (in ambiente 3D) puoi avere una visuale d'insieme delle aree cambiate.

Se vuoi essere ancora più specifico puoi interrogare le coordinate di ogni punto, per leggere le singole distanze.

Oppure puoi creare un modello digitale di elevazione, DEM, da portare in altri software.

Infine, cosa molta utile per valutare le differenze di quota, puoi calcolare le distanze relative sui tre assi: x, y e z.
Se le nuvole di punti che confronti sono georeferenziate nel solito sistema di riferimento è tutto molto veloce!
    Un ambito dove l'aerofotogrammetria da drone è mo Un ambito dove l'aerofotogrammetria da drone è molto efficiente è quello dei rilievi di strade, per delimitarne i bordi e/o le carreggiate.

L'ortofoto che si produce nel processo structure from motion può essere ripassata in CAD, per tracciarne i limiti.
Considerando il tempo necessario alle attività di campo e quello per vettorializzare gli elementi, il tutto risulta molto vantaggioso soprattutto per superfici grandi.

Immagini elaborate con molto dettaglio (valori bassi del GSD) permettono di creare ortomosaici con un sacco di informazioni e disegnare anche altri elementi come i pozzetti, le caditoie o le saracinesche.

Anche le quote che prendi dai punti della nuvola (densa), o da un modello digitale di elevazione ad alta risoluzione, possono aiutarti per capire le pendenze.
Non riesci arrivare ad accuratezze millimetriche, ma pochi centimetri si raggiungono.
E su grandi sviluppi sei in grado di capire, ad esempio, come si muove l'acqua sulla superficie.
    Scattare fotografie per un'elaborazione fotogramme Scattare fotografie per un'elaborazione fotogrammetrica durante tutta una giornata può dare problemi tonali nelle immagini.
E si ripercuotono sui prodotti in output.

Succede perchè la temperatura della luce del sole cambia.
Con cielo sereno si percepisce molto di più che non in condizioni nuvolose.
Se poi ci sono strutture o montagne che proiettano ombre, al mattino o al tramonto, è ancora peggio!

L'ortofoto ne risente e, per quanto i software SfM riescano a miscelare il colore finale, capita che l'output non sia gradevole.

Scattare foto in RAW aiuta.
Puoi elaborare gruppi di immagini nelle solite condizioni di illuminazione e modificarne, separatamente, il bilanciamento del bianco.

Se hai solo file JPG una strada percorribile è fare un po' di editing sull'ortofoto finale.
Photoshop, e altri software della solita specie, hanno ormai strumenti potenti ed efficaci per farlo.

Ok, perdi la georeferenziazione del file TIF, ma la puoi sempre ricreare tramite un GIS, e, probabilmente, lascerai per strada un po' di saturazione, ma il risultato dovrebbe essere migliore.

La cosa ideale sarebbe comprimere la presa fotografica nel minore slot di tempo.
A volte non è possibile e tocca fare come si può per riparare le cose (dopo).
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