STRUMENTI PER LA FOTOGRAMMETRIA TERRESTRE

16 Dicembre 2018
Immagine di una fotocamera reflex per fotogrammetria terrestre su asta graduata

In questo articolo ti racconto di un esperimento di fotogrammetria terrestre per il rilievo di un fronte roccioso in un’area di cava

Ho messo insieme un po’ di pezzi, strumenti ed attrezzi che avevo in studio.
Ho applicato le regole geometriche della fotogrammetria.
Ed ho fatto un rilievo fotogrammetrico (in realtà due), da terra, con risultati molto interessanti.

In questo articolo ti parlo degli strumenti, del progetto di presa, del metodo e delle attività di campo, di quello che ha funzionato bene e di quello che è andato un po’ meno bene.
Dei risultati del rilievo te ne parlerò in un altro post…

FOTOGRAMMETRIA PER ANALISI GEOSTRUTTURALI

Sto seguendo due tesi di laurea, di due studenti dell’Università di Torino.
A dire il vero sono molto più operativo su uno dei due lavori, quello di Adriana, una studentessa (davvero in gamba!) del Politecnico di Torino che sta finendo il corso magistrale di Ingegneria Civile Geotecnica.
Il suo lavoro riguarda, tra le altre cose, l’analisi di nuvole di punti da elaborazione fotogrammetrica per il rilievo geomeccanico e geostrutturale da “non-contatto” ed il confronto dei dati con i risultati di rilievi fatti direttamente in sito, con la bussola del geologo e le tecniche classiche.

Sarà interessante sapere se ci si può affidare ad un rilievo fotogrammetrico per conoscere le caratteristiche di un ammasso roccioso: piani, angoli, inclinazioni, immersioni, giaciture, dip, dip-dir, ecc…
Non sarebbe male se i confronti tra l’analisi delle nuvole ed i dati di campo dessero risultati simili!
Vedremo che cosa ne viene fuori.

Il metodo di rilievo influisce sui risultati dell’analisi da “non-contatto”.
E non poco!
Sarebbe azzardato fare analisi geostrutturali su nuvole di punti elaborate da foto scattate a 100 m di distanza, con un sensore digitale da 1/2.3″!

Ed allora bbiamo provato un po’ di cose in fase di rilievo.

Siamo stati tre giorni in una cava di marmo delle Alpi Apuane, ospitati, accuditi e sfamati da Henraux, per fare i rilievi fotogrammetrici.
Abbiamo fatto aerofotogrammetria da drone, per il rilievo topografico generale di tutta l’area di cava.
Abbiamo rifatto aerofotogrammetria da drone, ‘stavolta di prossimità, per il rilievo di dettaglio del fronte in roccia oggetto delle analisi geologico-strutturali.
E poi abbiamo fatto fotogrammetria terrestre per due rilievi, ancora più “spinti”, di una parte del fronte studiato.

Quando le tesi saranno finite, se potrò farlo, ti scriverò anche dei risultati, condividendo dettagli, modelli e nuvole di punti.

Per ora ti parlo:

  • degli strumenti che ho usato per la fotogrammetria terrestre;
  • di come ho progettato il rilievo;
  • e di come è andata.

Ma te ne parlo al plurale perchè non ero solo…

LA PARETE DI ROCCIA

Abbiamo rilevato una parete in roccia, nella parte superiore della cava, esposta bene ed anche accessibile piuttosto facilmente (per quanto possa essere “facile” muoversi in una cava di marmo apuana, dove si sviluppa tutto in verticale).

Eccola qui sotto.

Immagine che mostra una parete rocciosa in area di cava rilevata con fotogrammetria terrestre

La parte rossa si riferisce ad uno dei due rilievi terrrestri, la parte gialla all’altro.
Non considerare i target artificiali che vedi a terra.
Non sono significativi per la fotogrammetria terrestre.
A dire il vero non c’erano neppure quando abbiamo scattato le foto da terra.
Sono lì solo perchè questa foto è stata presa durante i rilievi aerofotogrammetrici dei giorni precedenti.

Ti do qualche numero:

  • L’area rossa si sviluppa per poco più di 30 m, quella gialla è la metà, circa 15 m.
  • Il rilievo è arrivato a poco meno di 6 metri di altezza, anche se il fronte arrivava più in alto.
  • La strada che vedi di fronte alla parete ha una larghezza variabile da 4 a 6 metri (oltre il limite ci sono 50 m di dislivello fino al piazzale sottostante!).

GLI STRUMENTI

Ecco gli strumenti che abbiamo usato per fare il rilievo fotogrammetrico terrestre.

LA FOTOCAMERA E LE OTTICHE

Nikon D800
Sensore Full Frame (FX) da 36 MegaPixel
Un rilievo l’abbiamo fatto con un obiettivo 24mm e l’altro con un 35mm, entrambe ottiche a focale fissa.

Immagine di una fotocamera reflex Nikon D800 ed ottica 24mm

C’è un motivo particoalre per cui hai scelto questa fotocamera (che non è più in produzione dal 2014)?
Assolutamente sì!
Perchè è la reflex full frame che ho disponibile.
🙂
In realtà ne ho anche un’altra (Nikon D700) ma è ancora più vecchia (2007!).

Perchè hai usato due ottiche?
Perchè abbiamo fatto due acquisizioni diverse con due diversi livelli di dettaglio.
Il GSD (Ground Sampling Distance), che è un fattore importante nella fotogrammetria, dipende anche dalla lunghezza focale dell’ottica.
Il 35mm permette di avere un GSD più basso rispetto al 24mm (scattando alla stessa distanza).
Li abbiamo provato entrambe per vedere le differenze di restituzione del dato finale.
E la differente usabilità dei risultati in campo geomeccanico.

Perchè hai usato due ottiche fisse e non uno zoom?
Perchè non ho uno zoom!
🙂
Sono sempre stato un fan delle focali fisse.
Un obiettivo a focale fissa ha il sistema di lenti ottimizzate per quella lunghezza focale e, generalmente, ha anche una qualità leggermente superiore.
Oltre che un appeal impareggiabile!
🙂
Vabbè queste però sono delle “pippe mentali” da nerd della fotografia!

Potrei comunque usare uno zoom?
Certo!
Ti consiglio però di bloccarne la ghiera (un po’ di nastro americano funziona bene) in modo da essere sicuro di scattare sempre foto con la stessa lunghezza focale, durante tutta l’acquisizione.
Un colpo inavvertito potrebbe spostarti lo zoom.
Cambiandoti la lunghezza focale senza che tu te ne accorga.
L’area inquadrata da un focale 22 mm è impercettibilmente diversa da quella presa da un 24 mm
Ma non sono diverse per il processo fotogrammetrico!
La lunghezza focale in fotogrammetria è un parametro davvero rilevante.
È importante che rimanga fissa altrimenti i software di elaborazione potrebbero fare molta fatica a calcolare i parametri di calibrazione tra foto diverse scattate con: un 34 mm, un 37 mm, un 31 mm, un 35 mm, …

IL SUPPORTO

Immagine che mostra una fotocamera reflex per fotogrammetria terrestre su asta graduataPer sostenere la fotocamera e le ottiche abbiamo usato l’asta graduata che uso per montare il prisma riflettente quando utilizzo la stazione totale.
È un asta in acciaio, a tre sezioni, con bolla sferica che arriva a 5 m di altezza.

Per stabilizzare la posizione ad ogni scatto gli abbiamo accoppiato un bipode con gambe allungabili.

La camera era montata su una testa fotografica a doppia sfera orientabile aggianciata ad una “pinza multifunzionale”, a sua volta fissata alla parte superiore dell’asta.

Perchè hai usato l’asta per il prisma rilfettente?
Perchè è abbastanza solida, arriva in alto ma soprattutto perchè è graduata e si può controllare lo spostamento verticale della fotocamera, ad ogni scatto.
Questo è importantissimo per gestire la geometria di presa e permettere la giusta sovrapposizione tra le foto.

Immagine di una testa fotografica a doppia sfera e pinza multifunzionale

Immagine che mostra una fotocamera montata su testa a doppia sfera e pinza multifunzione

IL CONTROLLO DELLO SCATTO

Se non hai la fotocamera fisicamente in mano devi trovare un modo per scattare le foto e, possibilmente, controllare tutti i parametri e le impostazioni.

Noi abbiamo collegato la fotocamera ad un tablet (Android) con:

  1. un cavo USB 3.0 (collegato alla fotocamera);
  2. una prolunga USB 3.0 da 5 m;
  3. un cavo OTG (On The Go) per collegare l’estremità libera della prolunga al dispositivo di controllo.

Nel tablet è installata l’app qDSLRdashboard.
Costa poco meno di 10€ e ti permette di:

  • controllare lo scatto remoto di fotocamere reflex Nikon e Canon oltre che delle mirrorless Sony;
  • usare il live view della fotocamera per inquadrare ogni scatto prima di registrarlo;
  • cambiare un sacco di parametri della camera: tempi di scatto, apertura del diaframma, ISO, modalità di messa a fuoco, modalità di esposizione, bilanciamento del bianco, formato file, formato video, destinazione dei file delle immagini (scheda di memoria o tablet), e svariate altre cose;
  • fare scatti temporizzati;
  • calcolare la distanza iperfocale e la profondità di campo in funzione del sensore e dell’ottica;
  • fare il bracketing e bloccare l’esposizione;
  • rivedere tutte le immagini scattate;
  • sfruttare anche il dispositivo wi-fi, eventualmente integrato nella fotocamera.

Funziona davvero bene!

Immagine di un tablet con l'app qDSLRdashboard in modalità live view

Perchè hai usato un cavo per collegare la fotocamera al tablet?
Perchè la D800 non ha una wi-fi integrata e dovrei prendere un apposito modulo esterno.
Fino ad altezze che non sono proibitive il cavo USB funziona ancora bene.
L’importante è usare del velcro (o altri sistemi analoghi) per raccoglierlo ordinatamente e non trovarselo tra i piedi durante i movimenti.

qDSLRdashboard è l’unica app che ti permette di controllare lo scatto remoto?
No.
Se vai su Google Play Store o sull’App Store di Apple e digiti “DSLR control” trovi un piccolo mondo da esplorare.
Non ho provato molte app di questo tipo.
Sono approdato su questa dopo un po’ di ricerca online.
L’ho provata, mi sono trovato bene mi sono fermato qui!

Se hai altre app da consigliare sarebbe fantastico!
Scrivilo nei commenti!

Immagine di un tablet con l'app qDSLRdashboard in modalità impostazione dei parametri di scatto

ANCORA UN ALTRO PAIO DI STRUMENTI

Prima di andare sul campo abbiamo attrezzato l’asta graduata con un supporto per il tablet preso in prestito dagli strumenti in dotazione del mio ricevitore satellitare.
In questo modo il tablet non avrebbe richiesto una coppia di mani dedicate per essere governato (anche se poi, in realtà, è andata proprio così).

E poi ci siamo dotati di metri e rotelle metriche per segnare il percorso da seguire e scattare immagini secondo spostamenti precisi calcolati per rispettare la sovrapposizione di progetto tra le foto (80%).

Immagine che mostra l'utilizzo sul campo del sistema fotocamera-asta-tablet per fotogrammetria terrestre

IL PROGETTO DI PRESA FOTOGRAMMETRICA TERRESTRE

Il progetto di una presa fotogrammetrica è piuttosto importante per acquisire dati buoni e validi da elaborare nella fase di modellazione che segue le attività di campo.
Ma non è complesso.
È tutta una questione geometrica.

La parete che abbiamo rilevato era pressochè verticale ed abbiamo scelto di acquisire immagini frontali.
L’asse ottico era orizzontale.

Questi sono i parametri fotogrammetrici del primo set di immagini:

  • Ottica: 24mm
  • Distanza di presa: 4m
  • GSD (Ground Sampling Distance): 0.8 mm/pixel
  • Spostamento laterale: 120 cm
  • Spostamento verticale: 80 cm
  • Sidelap (sovrapposizione laterale): 80%
  • Overlap (sovrapposizione verticale): 80%

E questi quelli del secondo:

  • Ottica: 35mm
  • Distanza di presa: 3m
  • GSD (Ground Sampling Distance): 0.4 mm/pixel
  • Spostamento laterale: 60 cm
  • Spostamento verticale: 40 cm
  • Sidelap (sovrapposizione laterale): 80%
  • Overlap (sovrapposizione verticale): 80%

Abbiamo calcolato i parametri usando il foglio di calcolo che puoi scaricare dalle pagine di questo blog.
Dovresti trovarlo nella colonna di destra della Home Page, nel box: “Un foglio di calcolo per il Ground Sampling Distance“.
Oppure lo trovi direttamente a questo link.

Considerando che abbiamo rilevato la stessa parete rocciosa anche con aerofotogrammetria da drone, usando un DJI Phantom 4 Pro a 15 m di distanza, per un GSD di circa 4 mm/pixel, siamo riusciti ad avere tre diversi livelli di dettaglio per elaborare altrettante nuvole di punti tridimensionali che costituiscono una buona base di partenza per le analisi geostrutturali da “non-contatto“.

NOTIZIE DAL CAMPO

Ora che ti ho scritto che cosa abbiamo usato e come ci siamo preparati al rilievo ti dico come è andata sul campo, che cosa ha funzionato e che cosa è andato un po’ meno bene.

HA FUNZIONATO!

E questo credo che sia il risultato più importante.
Non è stato tutto perfetto (anzi!) ma il metodo ha funzionato ed i dati li abbiamo portati a casa.
Nel momeno in cui ti scrivo abbiamo già elaborato i modelli fotogrammetrici e devo dire che i risultati sono davvero interessanti.
Le nuvole dense sono davvero dense!
Quella relativa all’acquisizione più lunga conta poco più di 90 milioni di punti per 30 m di sviluppo e 5 m di altezza…

Il metodo era solido, gli strumenti hanno lavorato, non ci sono stati intoppi o ostacoli insuperabilie.
Abbiamo fatto tutte le foto che avevamo previsto, nel tempo a disposizione.

Ha funzionato!
1-0 per noi!

SERVE UNA GIMBAL PER STABILIZZARE LA FOTOCAMERA?

No.
Oddio, non guasterebbe…
Ma non è necessaria.
La fotocamera che abbiamo usato ha una bolla interna e la possibilità di vedere il cosiddetto “orizzonte virtuale”.
Se metti in bolla l’asta graduata su cui è montata e poi sistemi l’orizzonte virtuale sei abbastanza sicuro di avere una presa controllata.
Considerando che ogni spostamento è una traslazione (laterale o verticale), ci sono buone probabilità che tutto stia come deve stare.

Se tuttavia ci dovesse essere un fuori bolla (e ce ne sono stati!) l’alta sovrapposizione tra le foto (80% + 80%) ti permette comunque di avere sufficienti dati ed informazioni per una buona elaborazione fotogrammetrica.

A 5 METRI DI ALTEZZA L’ASTA FLETTE, TANTO!

Non è successo niente di grave ma abbiamo passato qualche momento da brivido.
La fotocamera pesa 900 grammi, l’ottica 600 grammi, il sistema di fissaggio un altro mezzo chilo.
Sono quasi due chili di massa concentrata a 5 metri di altezza su un asta in acciaio progettata per sostenere un prisma riflettente che, forse, arriva a malapena a pesare 200 grammi.
Si fletteva parecchio!

Questo ha comportato che:

  • spostare un’asta così lunga e instabile, con il sistema di stabilizzazione tramite bipode, tablet, supporto e cavo, da solo si è trasformata in un’impresa per niente banale;
  • la flessione dell’asta induceva continui movimenti della fotocamera.

Il primo problema l’abbiamo risolto impiegando un altro paio di (preziosissime) mani e rinunciando al sistema di stabilizzazione tramite bipode.
Mentre io facevo la mia personale via crucis con l’asta e la fotocamera, ad ogni stazione di presa, Adriana portava il tablet e gestiva gli scatti.
Aspettava che lo sbandamento flettente si calmasse un po’, controllava l’inquadratura, metteva a fuoco e scattava.

Il secondo aspetto invece era potenzialmente pericoloso per via degli effetti di mosso che avrebbe potuto generare nelle fotografie scattate con tempi di scatto relativamente “lenti” (1/60 di secondo).
In fotogrammetria una fotografia mossa o sfuocata è inservibile per costruire il modello 3D.

Per evitarlo abbiamo modificato le impostazioni ideali di presa fotografica che prevedono ISO bassi e diaframmi chiusi.
Abbiamo dovuto rinunciare ad un po’ di profondità di campo, passando da f/11 a f/5.6, ed abbiamo alzato la sensibilità del sensore da 100 a 400 ISO.
In questo modo siamo riusciti a recuperare 4 stop di espoeizione ed ottenere tempi di scatto più veloci (da 1/500 di secondo), più cautelativi nei confronti dell’effetto mosso.
Tuttavia, in alcune foto fatte alle altezze maggiori ho notato comunque un effetto di “micro-mosso” dovuto al movimento della fotocamera.
Niente di irreparabile ma mancava un po’ di incisione e dettaglio che invece c’era alle altezza inferiori.

Se dovessi riassumere l’esperienza di presa alle varie altezze direi:

  • facile fino a 2.0 m;
  • stabile da 2 a 3 m;
  • impegnativo, ma fattibile, da 3 a 4 m;
  • durissima fino ai 5 m!

Sarebbe interessante provare altri materiali, come il carbonio, per cercare di limitare la flessione, avere più resistenza alla rottura e poter aumentare l’altenzza da terra!

Immagine di rilievo fotogrammetrico sul campo con camera da presa terrestre

LE FOTO INCLINATE NON SONO STATE UN’OPZIONE

Anche se la parete rilevata era quasi del tutto verticale e le foto orizzontali sono andate benissimo per acquisire tutti i dati per l’elaborazione fotogrammetrica, sarebbe stato decisamente più completo avere anche un dataset di immagini inclinate di 45° sull’orizzontale.
In questo modo avremmo informazioni anche di piccole porzioni nascoste, che si sarebbero potute modellare al meglio.

Per fare questo ci sarebbe voluta un’asta molto più alta.
Perdona questa immagine, ma forse funziona meglio di tanto testo per spiegare la geometria della presa obliqua!

Immagine che mostra la geometria di una presa fotogrammetrica obliqua

Saremmo dovuti andare parecchio in alto per coprire la solita altezza coperta dalla presa frontale.
Al di là del fatto che non avevamo un’asta che superasse i 5 m di altezza, credo che, in quelle condizioni, salire con la camera fino a 7/8 m sarebbe stato come andare sulle montagne russe.
La presa obliqua non è stata un’opzione ed in effetti ci sono dei piccoli buchi nelle nuvole di punti che abbiamo elaborato (sono proprio relativi alle zone nascoste alle foto nella presa frontale).

MA TUTTO ‘STO CASINO PER FARE UNA COSA CHE SI POTEVA FARE CON UN DRONE?

Sì!
🙂
E credo anche che ne sia valsa la pena.

Sono d’accordissimo che un drone avrebbe permesso di essere:

  • più veloci,
  • più pratici,
  • e anche più sicuri.

Ed in effetti il rilievo aerofotogrammetrico l’abbiamo fatto.
È venuto bene, dettagliato e accurato!

Ma credo fortemente nelle prove e nelle sperimentazioni.
Solo così capisci risultati che puoi ottenere con i tuoi strumenti, fino a dove puoi spingerti ed in che modo usarli.
Potrebbe capitarti di dover lavorare in un contesto in cui non puoi usare un drone.
Perchè non puoi volare, o perchè non hai tempo per chiedere ed attendere tutte le autorizzazioni al sorvolo.
E allora perchè non provare con un sistema di questo tipo?
Ha i suoi (tanti) limiti e difetti, ma può funzionare e se ti aiuta a portare a casa il risultato, perchè no?

Inoltre non è immediato (né a buon mercato) avere a disposizione un drone che trasporta una fotocamera full frame da 40 MegaPixel.
Se ce l’hai e vuoi provarlo, sentiamoci assolutamente!
😉

MA NON C’È QUALCOSA DI GIÀ PRONTO DA USARE?

Sì, c’è!
E più di una soluzione.
Se cerchi online trovi facilmente sistemi simili che sono progettati per fare il solito lavoro.
Anzi, sono ottimizzati nei materiali, nei sensori e nei particolari costruttivi.

Te ne segnalo uno su tutti (ma non ci prendo 1 Euro per farlo!) che è il sistema 3DEye di Microgeo.
È in fibra di carbonio ed arrivi a 13 metri di altezza…
13 metri…
Dopo quello che abbiamo fatto a 5 m, mi vengono le vertigini solo a pensarci!

Se lo hai usato e vuoi lasciare un riscontro nei commenti sei benvenuto/a!

So di sicuro che non è economico…

UN INCISO TOPOGRAFICO

Prima di essere, giustamente, ripreso sotto un aspetto topografico, mi preme dirti che un GSD di 1 mm/pixel non ti fa avere un’accuratezza di 1 mm se le misure dei punti di appoggio non sono dello stesso ordine di grandezza (o inferiore!).

Attenzione quindi a fare delle prese fotogrammetriche con GSD bassissimi se poi hai delle coordinate dei GCP misurate con precisioni di 5 cm.
La geometria del modello tridimensionale ti viene comunque bene, ma bisogna andarci cauti sull’accuratezza generale restituita.

 

 

Alla fine di questo articolo, che poi è un racconto di esperienza diretta sul campo, spero di averti lasciato delle informazioni utili o degli spunti operativi da seguire se vorrai affrontare la fotogrammetria terrestre.
Prima di attrezzarti con aste, reflex, tablet e cavi puoi sempre fare delle prove anche solo con uno smartphone ed un’asta da selfie.
Non è uno scherzo!
🙂
Ti aiuta a capire, se ne avessi bisogno, come funziona il principio di base della presa fotogrammetrica.

 

Prima di chiudere del tutto ci tengo a ringraziare tanto Stefano per avermi coinvolto in questo progetto di tesi.
È molto stimolante ed arricchente, per il lavoro, l’ambito operativo e per tutte le cose che sto imparando direttamente.
Grazie a Osvaldo, per la disponibilità ed il supporto logistico.
E grazie davvero ad Adriana per l’aiuto, l’impegno ed il suo entusiasmo, per niente scontati e decisamente non comuni!

Ringrazio anche Pietro, Nicola ed Alessandro per il prezioso lavoro di posizionamento, rilievo e rimozione dei target artificiali durante i rilievi aerofotogrammetrici generali.
Gestire 25 target in una cava di marmo apuano non è per niente banale!

 

Se hai dubbi, domande o osservazioni puoi scrivere nei commenti qui sotto oppure contattatami direttamente.

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Ti ringrazio anche per questa volta per il tuo tempo e per la tua attenzione!

A presto!

 

Paolo Corradeghini

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STRUMENTI

Paolo Corradeghini

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2 Comments


Marco
15 May 2019 at 16:39
Reply

Ciao Paolo! ti seguo da un pò! non possiedo un drone, almeno per il momento, ma questo tuo articolo mi ha aperto gli occhi su un nuovo mondo…..rilievo 3d da foto…wow! non voglio essere troppo precipitoso….. sono convinto che , come tu hai svolto il lavoro su un fronte roccioso, con le dovute procedure, attenzioni e consigli dell’articolo….se mi cimento sui rilievi di facciate dei fabbricati?? potrebbe essee interessante, oltre alle misurazioni classiche…avere un modello 3d…porterebbe sicuramente maggiori informazioni..e perchè no ( scusa la banalità) un elemento grafico per arricchire un progetto !!! ciao e grazie!



    Paolo Corradeghini
    17 May 2019 at 18:17
    Reply

    Ciao Marco,
    mi fa piacere di averti dato degli spunti interessanti per il tuo lavoro o le tue idee.
    La fotogrammetria classia terrestre veniva proprio impiegata per la ricostruzione ed il rilievo di edifici.
    Quindi la risposta alla tua domanda è: assoultamente sì!
    Puoi usare una camera terrestre per scattare immagini di edifici e trattare le immagini con le tecniche fotogrammetriche in software Structure from Motion.
    Ci sono accorgimenti a cui devi prestare attenzione, tra cui la distorsione legata alla prospettiva che si genera nelle foto scattate da un punto a terra verso la parte superiore dei fabbricati alti.
    Ma si può fare!
    🙂
    Ciao Marco!

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    Paolo Corradeghini immagine profilo
    Paolo Corradeghini, ligure, classe 1979, ingegnere per formazione, topografo di professione, sportivo per necessità e fotografo per passione. Fai click sulla mia faccia e scopri qualche informazione in più.
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    Paolo Corradeghini
    Video YouTube UCi7FWlZ8-gdWbBqScaODajw_STVTw1YiaX8 In questo video ti condivido un po' di cose sulle curve di livello in QGIS.

Come si creano a partire da un raster (DTM);
Come si smussano (se sono troppo nervose);
Come mostrare le quote (attraverso le etichette);
Come differenziare la rappresentazione in base alle quote;
Come allineare in modo ordinato le etichette delle curve;
Come trattare un dato per avere "davvero" le curve di livello.

Spero possa esserti utile.


Qui c'è l'articolo del blog pigrecoinfinito di Totò Fiandaca da cui abbiamo preso spunto per una parte del video: https://pigrecoinfinito.com/2020/01/31/qgis-come-allineare-le-etichette-delle-isoipse/


Questo video fa parte del progetto "QGIS in Azione" fatto in strettissima collaborazione con  @GterGeomatica 
Io ospito il progetto e provo a dare voce al loro vasto know how su QGIS, messo generosamente a disposizione.
Se ti va di segnalarci un problema o qualche difficoltà che stai avendo nell'uso di QGIS ne prendiamo spunto per altri contenuti come questo o, se basta lo spazio di un commento, ti rispondiamo qui sotto.

Con il codice sconto 3DMETRICAGTER puoi usufruire del 20% di sconto su tutti i corsi della loro offerta formativa, che trovi qui: https://www.gter.it/formazione/online/

Qui c'è il canale Telegram di GTER per seguire i Geobreak: https://t.me/geobreak


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È grazie a chi supporta il progetto se posso fare questi video per tutti.


0:00 Intro
0:25 Visualizzazione del DEM
1:40 Creare le curve di livello
3:09 Smussare le curve
6:20 Mostrare le etichette
9:12 QGIS in Azione e GTER
11:41 Spunti dalla comunity
12:41 Rappresentare le curve
16:07 Sistemare le etichette
21:55 Curve di livello e terreno
23:50 Outro
    In questo video ti condivido un po' di cose sulle curve di livello in QGIS.

Come si creano a partire da un raster (DTM);
Come si smussano (se sono troppo nervose);
Come mostrare le quote (attraverso le etichette);
Come differenziare la rappresentazione in base alle quote;
Come allineare in modo ordinato le etichette delle curve;
Come trattare un dato per avere "davvero" le curve di livello.

Spero possa esserti utile.


Qui c'è l'articolo del blog pigrecoinfinito di Totò Fiandaca da cui abbiamo preso spunto per una parte del video: https://pigrecoinfinito.com/2020/01/31/qgis-come-allineare-le-etichette-delle-isoipse/


Questo video fa parte del progetto "QGIS in Azione" fatto in strettissima collaborazione con  @GterGeomatica 
Io ospito il progetto e provo a dare voce al loro vasto know how su QGIS, messo generosamente a disposizione.
Se ti va di segnalarci un problema o qualche difficoltà che stai avendo nell'uso di QGIS ne prendiamo spunto per altri contenuti come questo o, se basta lo spazio di un commento, ti rispondiamo qui sotto.

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3:09 Smussare le curve
6:20 Mostrare le etichette
9:12 QGIS in Azione e GTER
11:41 Spunti dalla comunity
12:41 Rappresentare le curve
16:07 Sistemare le etichette
21:55 Curve di livello e terreno
23:50 Outro
    Vuoi crare facce triangolari 3D vettoriali, da una nuvola di punti, per portarle in un CAD?
Te lo condivido in questo video, usando il software CloudCompare.

Lavoro con punti del terreno, li sottocampiono e poi genero la mesh, che posso esportare in formato DXF, mantenendo le informazioni di georeferenziazione.

Ti faccio vedere due strade: la prima genera la mesh dalla nuvola (eventualmente pre-trattata) così com'è, mentre la seconda passa attraverso la rasterizzazione e crea facce triangolari tutte ugali.

L'esportazione è possibile solo in DXF che, pur essendo "il" formato di interscambio di dati vettoriali, è anche piuttosto vecchio e fatica a gestire dati pesanti con molti elementi.
Attenzione quindi a non esagerare con il numero di facce da esportare, anche in relazione al tuo pc.

Le facce 3D sono utili in software "CAD-based" per fare progettazione, computi di scavi e riporti, sezioni, modellazione idraulica, analisi di fenomeni gravitativi...

Assicurati di lavorare su una nuvola di punti i cui elementi siano solo i punti del terreno o comunque di quello che vuoi rappresentare con le facce 3D.

Spero ti sia utile.


Questo video fa parte del progetto "Cloud Compare on Demand"
Se ti va di segnalarmi un problema o qualche difficoltà che stai avendo nell'uso di Cloud Compare ne prendo spunto per altri contenuti come questo o, se basta lo spazio di un commento, ti rispondo qui sotto.
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È grazie a chi supporta il progetto se posso fare questi video per tutti.


0:00 Intro
1:36 Taglio la nuvola
2:08 Sottocampionamento
2:51 Creo la mesh
5:18 Esporto la mesh
7:30 CloudCompare on Demand
8:18 Rasterizzazione
10:17 Modifico la nuova mesh
13:36 Esportare le facce 3D
15:02 Sezioni dinamiche
16:09 Quale metodo preferire
17:45 Outro
    C'è uno strumento, nel software open source CloudCompare, che ti permette di generare sezioni trasversali, di un alveo fluviale o di una galleria stradale, lungo un profilo.

Le sezioni sono ortogonali al centro dell'alveo o all'asse stradale e vengono estratte, automaticamente, secondo la larghezza ed il passo di cui hai bisogno.

Puoi generare anche una polilinea che passi per i punti della nuvola di ogni sezione che è stata generata.
E così avrai le sezioni, vettoriali, dell'alveo o della galleria (completa) da elaborare in CAD o in un altro software che usi abitualmente.


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0:00 Intro
0:44 Lo strumento da usare
2:09 La nuvola di punti
3:17 Genera il profilo
4:20 Traccia delle sezioni
6:57 Creare sezioni e profili
9:40 Salvare la traccia
10:25 Vediamo i risultati
13:14 Esportarte in DXF 
16:00 Attenzione ai dati
16:38 CloudCompare on Demand
17:33 Il caso di una galleria
21:25 L'output della galleria
22:38 Outro
    Hai un file di testo con una serie di informazioni, oltre che di coordinate, legate ad una serie di punti e lo vuoi portare dentro QGIS?

Ti condivido come si fa, creando un nuovo layer a partire dal file TXT.

E dopo ti dico anche come si fa a rappresentare, visivamente, le informazioni extra (la quota, il nome, la descrizione, ...) nell'are di lavoro di QGIS.


Questo video fa parte del progetto "QGIS in Azione" fatto in strettissima collaborazione con @GterGeomatica 
Io ospito il progetto e provo a dare voce al loro vasto know how su QGIS, messo generosamente a disposizione.
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0:00 Intro
0:46 Il file di testo
1:13 Aggiungo il layer
7:48 Il layer in QGIS
8:13 Aggiungo la quota
10:59 Cambiare il simbolo
12:28 QGIS in Azione e GTER
15:30 Lavorare con più informazioni
18:22 Outro
    In questo video ti mostro come accedere alle ortofoto del territorio italiano.
Ce ne sono moltissime: coprono tutta l’Italia e diversi anni passati.

Il principale fornitore a livello nazionale è AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), che ogni anno effettua rilievi aerei sul territorio italiano, suddiviso in tre aree.
A questo si aggiungono le Regioni, che spesso producono ortofoto proprie con campagne di rilievo dedicate e con un dettaglio maggiore.

Tutte queste informazioni si possono visualizzare tramite i Geoportali Regionali e si possono caricare in un GIS attraverso i servizi WMS (Web Map Service).
Quasi mai, però, è possibile scaricare il dato nativo, originale e georeferenziato.

C’è comunque un modo per “ritagliarti” una porzione di ortofoto e salvarla come immagine georeferenziata nel tuo archivio digitale.
Si parte sempre dal WMS: importi l’ortofoto nel tuo GIS, imposti l’area che ti serve e poi esporti un’immagine georeferenziata dalla mappa che stai visualizzando.
Modificando la risoluzione di output, puoi ottenere un risultato molto vicino alla risoluzione originale.

Nel video ti faccio vedere tutto questo usando QGIS.

All’interno trovi anche:
Che cos’è un’ortofoto (proprietà, utilizzi, risoluzione, ecc.)
Come accedere alle ortofoto in Italia tramite i Geoportali Regionali
Come usare i servizi WMS per visualizzarle in GIS ed esportarne una parte sul tuo PC
Come importare un’ortofoto esportata dentro un CAD e georeferenziarla

Le ortofoto sono una risorsa potente e accessibile, utile per tanti professionisti (ma non solo).
In Italia la situazione dei dati geografici è ancora molto frammentata e spero che questo video possa aiutarti ad orientarti e trovare ciò che ti serve.

Ma soprattutto spero che possa stimolare una discussione e la condivisione di informazioni.
Se hai già esperienza, se hai scaricato ortofoto, se le usi nel tuo lavoro, se conosci risorse diverse da quelle che cito o se hai ulteriori suggerimenti, scrivilo nei commenti: contribuirai a creare ancora più valore, per tutti.

Grazie!

P.S.
Fai molta attenzione a quello che è possibile fare con i dati presenti online.
Le ortofoto disponibili sui geoportali sono liberamente visualizzabili e importabili nel tuo GIS.
Ma non è certo possibile usare il metodo che ti ho condiviso per crearti un database di immagini georeferenziate sul tuo PC e, magari, venderle.
Credo che sia ok farne un uso personale ma verfica sempre le possibilità operative in questo senso.


A questo link trovi un video che ti mostra come georeferenziare un'immagine in QGIS usando il Georeferenziatore: https://youtu.be/p1pVECtsDPE 


Se pensi che questo video possa essere interessante anche per qualcuno che conosci, puoi condividerglielo. Ne sarei felice.


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0:00 Intro
1:47 Che cos'è una ortofoto
2:52 Orotofot VS Foto aerea
3:49 Meglio dire Ortomosaico
4:16 Perchè un'ortofoto
5:25 Risoluzione e GSD
7:19 Google Maps e Ortofoto
8:32 Ortofoto in Italia
12:00 Visualizzare ortofoto italiane
13:19 Il caso Veneto per scaricare ortofoto
15:39 Importare ortofoto in GIS
17:03 I WMS regionali
17:49 Ortofoto in GIS tramite WMS
21:33 Scarica un pezzo di ortofoto
24:10 Migliorare la risoluzione in output
26:23 Dislaimer Uso di QGIS e proprietà dei dati
28:02 Georeferenziare un'immagine in QGIS
28:47 Importare ortofoto in CAD
33:29 Outro
    In questo video ti condivido alcuni modi con cui puoi portare i tuoi dati vettoriali dal tuo CAD al GIS.
Nello specifico, QGIS.

Un'opzione è salvare i dati in CAD in DXF, che è un formato di interscambio per i dati vettoriali leggibile da QGIS.

C'è poi il modo di importare un file DWG/DXF attraverso l'importatore "nativo" dentro QGIS.

Ed infine potresti usare il plugin "Another DXF Importer" che ti aiuta a mantenere l'organizzazione dei layer.

Per ciascuno di questi modi operativi ti parlo anche di pregi e difetti per aiutarti, spero, a capire quale sia il metodo migliore per te.


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0:00 Intro
1:29 I dati in CAD
1:54 Usare il DXF
5:42 Importa DWG/DXF
11:16 Il plugin Another DXF Importer
14:54 QGIS in Azione e GTER
16:57 Georeferenziare dati vettoriali
19:53 Outro
    Lo strumento "Sezione" ("Cross Section") di CloudCompare può diventare il tuo migliore alleato quando devi pulire una nuvola di punti da elementi indesiderati (rumore) o da cose che non ti interessa mantenere (alberi, auto parcheggiate, ...).

Attraverso la possibilità di fare sezioni multiple, una attaccata all'altra, lungo una direzione, crei nuove nuvole di punti, affettate, dove, auspicabilmente, sei in grado di vedere meglio (e quindi rimuovere) quello che non ti interessa.

Te ne parlo in questo video ma ti avverto, il processo può essere lungo, in relazione alle caratteristiche della tua nuvola di punti ed a quello che vuoi rimuovere.
Potrebbe volerci tempo e pazienza.

Se ti imbarchi in questo "viaggio" ricordati di gestire i dati di CloudCompare in modo attento, salvando il progetto generale in formato .bin, evitando perdita di dati dopo ore di lavoro!


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0:00 Intro
0:42 La nuvola
1:59 Sezionare la nuvola
6:09 Pulire le sezioni
11:39 Il risultato
13:42 Outro
    È oggettivo che, oggi, nel mondo del rilievo si stia parlando moltissimo di rilievo 3D ma soprattutto di mobile mapping.

E i sistemi SLAM stanno prendendo una grande fetta del mercato della Geomatica.

Sono (relativamente) nuovi, sono piuttosto facili da usare, sono veloci nella creazione di nuvole di punti 3D, all'interno dell'ambito in cui li porti, e in alcuni casi sono anche economici.

Se fai attenzione ad alcune cose, una su tutte "avere in mente come lavora lo SLAM per ricostruire nuvole di punti", possono essere tremendamente efficaci.
Negli ambiti "giusti" per loro.
E per i risultati che devi ottenere in output.

In questo video ti condivido l'applicazione del mobile mapping tramite SLAM in un ambito urbano misto, dove ho bisogno di avere una nuvola di punti che abbia al suo interno diversi dettagli situati sul piano stradale.

Spero possa essere interessante.


Questo video è il primo di una serie di contributi che condivederemo insieme a @Emesent 
Se hai dubbi, domande, curiosità su questa tecnologia (sia perchè sei interessato ad implementarla tra i tuoi strumenti o perchè richiedi servizi di questo tipo e vuoi rimanere sul pezzo, avendo consapevolezza della tecnologia) scrivimi nei commenti.
Magari puoi indicarmi degli scenari in cui vorresti vederla all'opera.
Se è nelle mie possibilità lo faccio volentieri e ne creiamo un altro contributo.


Se pensi che questo video possa essere interessante anche per qualcuno che conosci, puoi condividerglielo. Ne sarei felice.


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0:00 Intro
0:44 Il contesto
1:16 Hovermap ST
5:18 Perchè uno SLAM
6:26 Drone vs SLAM
7:01 TLS vs SLAM
8:05 Un caso specifico
8:46 Verificare l'attendibilità
9:39 Consigli per il rilievo
10:58 SLAM sulle spalle
11:15 Considerazioni finali
12:15 Outro
    In questo video ti mostro come creare un nuovo attributo che riporti, come valore, il nome del layer.
Detta così sembra facile.
Ed in effetti lo è, se hai uno o pochi layer.
Ma se di layer ne hai tanti, decine o centinaia, le cose potrebbero complicarsi un po' ed allora QGIS ti permette di farlo in modo efficace usando il "calcolatore di campi" ("field calculator") in modalità "batch".


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0:00 Intro
0:40 I dati
1:27 Il caso di un layer
2:37 Se hai più layer
7:24 Batch process
10:33 I risultati
10:51 Unire i layer
12:36 QGIS in Azione e Gter
15:30 Outro
    In questo video ti condivido come fare una sezione di una nuvola di punti in Cloud Compare.

Lo strumento da usare si chiama "Cross Section" e ti permette di "affettare" la tua nuvola di punti secondo le tue necessità.
Viene usato un volume di taglio che mantiene visibile solo quello che è al suo interno.

Da qui si aprono molte possibilità.
In questo video ti mostro come generare una sola sezione, esportando una fetta di nuvola.
E la polilinea di inviluppo, che in alcuni casi può essere molto interessante e utile!

Nei prossimi video ti dirò qualcosa di più.


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0:00 Intro
0:38 Il tool Cross Section
4:25 Creo una sezione
11:11 Esportare i risultati
13:49 La nuvola di un appartamento
16:17 Altri tool dello strumento
19:19 La polilinea di inviluppo
24:49 Il DXF della linea di inviluppo
26:32 Countour/limiti
29:19 Outro
    L'Agenzia delle entrate ha reso disponibili, per tutti, la possibilità di scaricare lberamente e gratuitamente le mappe catastali di Italia, in formato vettoriali e georeferenziate.

In questo video ti mostro come fare.
Serve solo avere uno SPID (o una CIE/CNS).

I dati vettoriali sono in formato DXF e Geopackage (oltre ad altri formati meno "famosi") ed i sistemi di riferimento sono Cassini-Soldner (che è il sistema sorgente), Roma 40 e ETRF2000.

Nella seconda parte del video ti mostro anche come puoi fare per conoscere il foglio (o i fogli) di mappa che ti interessa acquisire.

Spero che possa essere utile.


A questo link puoi accedere al servizio dell'Agenzia delle Entrate: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/schede/fabbricatiterreni/vendita-della-cartografia-catastale/fornitura-dati-cartografici-online-professionisti

Qui trovi l'url del WMS catastale: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/schede/fabbricatiterreni/consultazione-cartografia-catastale/servizio-consultazione-cartografia

Qui c'è Formaps: https://www.formaps.it/

E qui i limiti amministrativi ISTAT: https://www.istat.it/notizia/confini-delle-unita-amministrative-a-fini-statistici-al-1-gennaio-2018-2/



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0:00 Intro
0:58 Dove andare
1:53 Accedere al servizio
3:37 Selezionare i dati
5:03 Scaricare i risultati
6:44 Il file GeoJson
8:25 Come sapere il foglio di interesse
9:09 Uso ForMaps
10:56 Uso QGIS
15:47 Outro
    In questo video ti condivido come fare a creare etichette prendendo informazioni dagli attributi dei layer di QGIS e combinandoli tra loro.

Ti faccio vedere le etichette semplici e quelle definite da delle regole che scegli tu.

Qui trovi la documentazione ufficiale di QGIS sulle etichette:
https://docs.qgis.org/3.40/it/docs/training_manual/vector_classification/label_tool.html


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0:00 Intro
1:28 Creare un'etichetta
2:22 Vederci meglio
3:33 Modificare le etichette
4:12 Sovrapposizione tra etichette
5:31 Etichette centrate
6:32 QGIS in azione e GTER
9:03 Rule based labeling
11:14 Etichette che spariscono
13:04 Etichette e HTML
14:35 Outro
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