UN RILIEVO AEROFOTOGRAMMETRICO PER UN PARCO EOLICO

14 Luglio 2019
fotografia aerea dell'appennino toscano

In questo articolo ti racconto di un rilievo aerofotogrammetrico per progettare e poi realizzare un parco eolico, per la produzione di energia pulita, sulle colline Toscane e nella terra di Giotto.

Sarà un racconto un po’ tecnico ed un po’ no.
Forse sarà lungo.
Non lo so ancora.
Lo sto scrivendo a pezzi (ora sono nel caffè della Libreria Feltrinelli di Largo Argentina a Roma) e potrei perdere più volte il “filo del discorso”.
Anzi, sarà sicuramente così, ma spero di mantenere una certa coerenza nella scrittura.

Manco da un po’ dalle pagine di questo blog.
Mi è passato il tempo e mi si sono accumulate un po’ di cose da fare.
Non so se chiederti scusa o ringraziarti per la pazienza.
Ma comunque, in un modo o nell’altro, non cambierebbero le cose.
Quello che faccio è impegnarmi a ridare continuità e costanza con le parole scritte.
Magari scrivendo articoli più corti.
Ma più frequenti.
Hai delle preferenze sulla tipologia e sulla lunghezza di questi post?
Fammelo sapere e mi darai un grande aiuto!

Ok.
Premesse, presentazioni e scuse finite.
Ora iniziamo il racconto!

!PRAZER!

Il motivo per cui scrivo questo articolo è quello di dirti che cosa c’è stato dietro a questo rilievo:

  • programmazione;
  • azione;
  • elaborazione;
  • restituzione;
  • errori;
  • insegnamenti;
  • …

PRogrammazione, AZione, Elaborazione, Restituzione

!PRAZER!

Questo acronimo è venuto estemporaneamente, ma me lo segno e lo riuso alla grande!
🙂
Se vuoi fallo anche tu.
Diffondiamo l’hashtag!
#prazer
🙂

IL MIO CLIENTE

Il mio cliente è stato ITALSABI s.r.l.
È una società vicentina attiva da decenni nel mondo delle ispezioni industriali e dei controlli non distruttivi.
Ha una squadra droni che usa per arrivare dove a piedi i suoi uomini non possono farlo.
Oppure quando è pericoloso e/o costoso.

Una seconda società (di cui però non posso farti il nome, per motivi di riservatezza e specifica richiesta) ha affidato ad ITALSABI il rilievo aerofotogrammetrico di un crinale di montagna, dove ha un progetto di installazione di nuove pale eoliche.
Il rilievo sarebbe servito per il progetto, per il rilascio delle autorizzazioni, per la fase esecutiva, per lo studio della cantieristica (soprattutto per il trasporto dei materiali in quota) e per la sicurezza.

Italsabi ha chiamato me per seguire tutto il rilievo, mettendomi a disposizione i suoi mezzi (su tutti, il suo drone di punta, DJI Matrice 210).

Per me Italsabi è Gianluca Dal Bianco, responsabile commerciale.

Gianluca è un grandissimo!
Ha portato i droni dentro Italsabi e ha aperto un nuovo ramo di business dell’azienda.
Ha scelto di accompagnarmi in campo per vivere in prima persona un rilievo aerofotogrammetrico e capire quello che c’è dietro, così da averne più consapevolezza (un aspetto importante nel confronto con i suoi prossimi clienti e nella preventivazione).

In più è una leggenda del rock veneto!
Musicista polistrumentista di lunga data, con cui ho trovato un bel po’ di affinità rivivendo la scena punk rock degli anni ‘90!
È un artista che dipinge con spatola su tela ed usa colori molto forti e vividi.
Ed è una gran bella persona!

paolo corradeghini e gianluca dal bianco in campo

Mi ha dato piena fiducia nel lavoro e mi ha aiutato moltissimo in campo.

DOVE

Per gli stessi motivi per cui non ho potuto scriverti il nome del “capofila” di questa cordata tecnica, non posso neppure dirti, precisamete, dove abbiamo lavorato.

Ma non preoccuparti, non è fondamentale per questa storia
Non si tratta di qualche città o di qualche posto sicuramente riconoscibile.
O estremamente particolare.
E, quindi, non ti perdi molto senza questa informazione specifica.

Ti posso però dire che si tratta delle colline toscane al confine con l’Emilia Romagna, in provincia di Firenze e nella terra natale di Giotto.

Dai, direi che è sufficiente per inquadrare il sito.
Ti aggiungo anche due foto panoramiche, scattate durante i rilievi.

crinale montuoso rilevato con aerofotogrammetria da drone

L’area da rilevare si estendeva per 30 ettari, sviluppati per 2.5 km a cavallo di un crinale, coprendo 400 m di dislivello.

crinale montuoso rilevato con aerofotogrammetria da drone pr parco eolico

PERCHÈ UN RILIEVO AEROFOTOGRAMMETRICO?

Italsabi si è aggiudicata una gara per prestazioni di rilievo aerofotogrammetrico con SAPR (Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto – è così che si dovrebbe sempre chiamare, non come faccio io che parlo brutalmente di droni!).

Ecco il motivo della scelta tecnica di affidarsi ad un drone.

Le foto qui sopra riprendono un ambiente piuttosto vegetato, con una lunga lingua pulita in corrispondenza della cresta.
Forse la fotogrammetria non è la scelta tecnica migliore per questo genere di cose.
Tuttavia, in un caso del genere, utilizzare un drone per fare foto ed elaborarle in un software di fotogrammetria ha senso.
Anche, e soprattutto, da un punto di vista dei tempi di rilievo e dei relativi costi.

Ti spiego perchè, con alcune mie considerazioni:

  • il rilievo con un sensore LiDAR, montato su APR, avrebbe avuto un costo maggiore e la gestione della logistica e dei trasporti non sarebbe stata per niente facile (anche noi abbiamo fatto marcia indietro su una scelta tecnica – ma te lo spiego dopo);
  • la superficie da coprire non era così grande da giustificare l’uso di un aereo o di un elicottero, con a bordo sensori LiDAR e camere fotogrammetriche (sono soluzioni che iniziano a diventare vantaggiose per aree superiori a 300 ettari);
  • un rilievo terrestre con antenna satellitare avrebbe richiesto un sacco di tempo in più per battere tutti i punti necessari alla caratterizzazione topografica, morfologica e orografica dell’area (e sarebbe costato di più);
  • se avessi scelto la stazione totale, oltre alle considerazioni valide per il rilievo GNSS, si sarebbe aggiunto il trasporto di strumentazione, pesante ed ingombrante, per lunghi tratti a piedi oltre all’obligo di avere quattro braccia operative in campo;
  • usare uno scanner terrestre, anche “multi-echo”, avrebbe richiesto tanti punti di scansione per caratterizzare tutta l’area in maniera continua e robusta, sarebbe stato pesante da trasportare e la tecnologia è comunque più costosa;
  • gli alberi ai lati del crinale erano spogli ed erano dei faggi che, per le loro caratteristiche, non lasciano crescere nessun tipo di sottobosco – c’erano quindi buone possibilità di vedere parecchi punti a terra nelle immagini scattate dal drone (a patto di lavorare in inverno!);
  • se quest’area fosse stata coperta dai dati Lidar del Ministero dell’Ambiente (maglia 100×100 cm) non avremmo fatto questo rilievo, perchè quel dato sarebbe stato sufficiente per la progettazione del parco eolico.

RISULTATI ATTESI

Questi erano gli output da produrre e le richieste specifiche per la restituzione:

  • punti tridimensionali (caratteristici del terreno) con una densità a terra di un punto ogni metro quadrato di superficie (in formato txt, las, shp, dxf);
  • modello digitale del terreno (DTM) con maglia di un metro (tif e asci grid);
  • curve di livello con passo di un metro (formato shp e dxf);
  • ortofoto (geotif);
  • planimetria generale in ambiente CAD (formato dwg).

Tutti i dati avrebbero dovuto essere georeferenziati nel sistema cartografico Roma40 – Gauss Boaga (dovrebbe essere in pensione ma è ancora richiestissimo!) e l’accuratezza generale non avrebbe dovuto eccedere 30 cm sulla posizione tridimensionale dei punti.

Come vedi non si è trattato di un rilievo dalla restituzione “spinta”.
In effetti, non servono dei super dati per progettare un parco eolico (e non mi riferisco al tracciamento per la posa dei plinti!).

Ultimamente vedo sempre di più la tendenza a chiedere in output miliardi di punti con precisioni estreme, per supportare poi degli studi di prefattibilità generali.
Non è necessario!
Credo che sia importante mantenere il focus sulle esigenze concrete, evitando di spendere soldi in più e dovendo poi gestire una grande quantità di dati, certamente non leggeri.

PROGRAMMAZIONE

MISSIONI DI VOLO 

Ho scelto di scattare foto nadirali, volando con il drone secondo missioni automatiche programmate.

Il terreno non era così pendente e la restituzione non era particolarmente esigente da richiedere un’acquisizione anche di dataset di foto inclinate.
Il volo nadirale sarebbe stato sufficiente.

Ho scelto un GSD (Ground Sampling Distance) teorico di 2.5 cm/pixel.

Il piano sarebbe stato quello di utilizzare il drone di Italsabi, un DJI Matrice 210, equipaggiato con camera DJI Zenmuse X5S.
Ho preparato delle missioni di volo per lui, usando la combinazione Thopos+Litchi ed anche il software UGCS Pro.

Ma, come backup, ho preparato anche delle missioni, che coprissero la stessa area con lo stesso GSD, per il mio DJI Phantom 4 Pro che ho deciso di portare in campo come backup.

E meno male!!!

Ho progettato una sovrapposizione tra foto consecutive (overlap) e strisciate adiacenti (sidelap) dell’80%.

Ormai è il mio valore di default.
All’inizio lavoravo con valori di 70% per l’overlap e di 60% per il sidelap.
Ma mi è capitato di non riuscire ad allineare, bene, tutte le foto.
Con l’80% sono molto più conservativo sulla bontà dei dati.
Rientro con più foto, ma va bene così!

Le quote di volo risultavano circa pari a 120 m per il Matrice 210 e 100 m per il Phantom 4 Pro.
In realtà dovrei parlare di altezze del drone da terra (A.G.L. – Above Ground Level).

Ho scelto una velocità di crociera di 4 m/s.

Non sono un grande fan della regola che ti dice che puoi aumentare la velocità di crociera del drone di 1 m/s per ogni 10 m di guadagno di quota.
Ci sono un po’ di criticità da considerare.
Magari ci scrivo un articolo ad hoc (intanto ci ho fatto una puntata del podcast!).
Ma, per farla breve, ti dico che, se esageri con la velocità e la giornata non è soleggiata, potresti avere tempi di scatto lenti e foto mosse (pericolosissime per l’elaborazione fotogrammetrica!).

Inoltre io scatto in RAW e l’intervallo minimo tra due foto in questo formato (per gli strumenti che uso) è di 5 secondi.
Cerco di portarlo a 6, per tranquillità nei confronti del buffer della scheda di memoria, e questo comporta velocità più basse per rispettare alte sovrapposizioni tra foto consecutive.

missioni di volo con UGCS Pro per rilievo aerofotogrammetrico

PUNTI DI APPOGGIO E PUNTI DI CONTROLLO

L’area del rilievo aveva la caratteristica di essere un serpentone, stretto e lungo.
La larghezza media della fascia da rilevare variava tra 100 e 150 m.

In una situazione del genere è importante programmare con attenzione anche la posizione dei punti di appoggio e di controllo da usare nell’elaborazione fotogrammetrica.

Se non vincoli per bene il modello, lungo tutto lo sviluppo dell’area da rilevare, c’è il rischio concreto di avere delle deformazioni importanti ad uno degli estremi dell’area del rilievo.
O anche ad entrambe!

Il progetto dei punti da rilevare l’ho fatto su Google Earth.
Funziona bene!
Specialmente su grandi aree.
Una volta che disegni i limiti dell’area riesci a vedere se i punti sono messi “bene” (cioè se sono distribuiti omogeneamente nella superficie e nella quota).
Non hai bisogno di dettagli spinti.
Basta un’idea della distribuzione.
E Google te la dà.

Ho progettato di rilevare 30 punti: 18/20 punti di appoggio (GCP)  10/12 punti di controllo.

In un’area “selvaggia” la scelta obbligata è quella di mettere a terra dei target ad alta visibilità non potendo contare su pozzetti, segnaletica stradale orizzontale e non potendo usare la vernice spray.

I target hanno il vantaggio di vedersi bene nelle foto da drone.
Ma hanno lo svantaggio che devono essere recuperati alla fine del rilievo.
A meno che tu non scelga di usare dei target a pedere e lasciarli in campo.

Io uso dei target in PVC (100×100 cm) e lasciarli lì non va bene!
Per i costi ma, soprattutto, per la natura.

Ed allora ho fatto stampare dei target in carta da plotter con l’idea di lasciarli in campo alla fine del rilievo.

Il rilievo è durato due giorni.
Nel primo giorno abbiamo messo i target e ne abbiamo rilevato la posizione.
Nel secondo abbiamo volato e fotografato.

I target dovevano resistere una notte intera in posto, senza muoversi.
Ci sono tante variabili da considerare in questi casi: pioggia e vento, umidità e rugiada, animali, …
E quindi vanno fissati bene.

Ma non basta.

C’è sempre la possibilità che qualcuno “salti” ed allora è bene essere sicuri di avere sufficienti punti da usare nell’elaborazione software.
Abbiamo abbondato con i target mettendone a terra 40.
Li abbiamo fissati con sassi e tronchi di legno.

Target per GCP a perdere in carta

Ma ne abbiamo posati diversi anche in PVC (più resistente) picchettandolo con picchetti da campeggio.
Su questi eravamo più confidenti sulla loro permanenza per più giorni.
Il picchetto fissa bene.
Li abbiamo messi in posizioni strategiche per l’orientamento del modello fotogrammetrico ed
in punti dove saremmo sicuramente passati per far decollare il drone durante le operazioni di volo.

Una volta finite le operazioni, sulla via del ritorno, li avremmo recuperati.

Gli altri si sarebbero sciolti con i prossimi due o tre acquazzoni di montagna.
Non è una bellezza ma no
n mi sento un inquinatore.
Carta da plotter ricicliata e stampa monocromatica a basso contenuto di inchiostro.
Ma ho voluto scriverti tutto.
Sono pronto adogni critica ma sono anche ricettivo ad ogni suggerimento per dei buoni target a perdere.

Recuperare tutti i target alla fine delle operazioni avrebbe richiesto alcune ore e chilometri extra.

Il rilievo delle coordinate dei target lo abbiamo fatto con un’antenna satellitare in modatlità nRTK.
La connessione GPRS era ok, la copertura della volta celeste idem e quindi è stata un scelta di comodità, unita ad efficienza e velocità.

L’ideale sarebbe stato avere un sistema base+rover in comunicazione radio.
Sarebbe stato più veloce ed anche un po’ più accurato.
Tuttavia i punti da battere non erano molti e lasciare una base fissa in un territorio vasto avrebbe implicato di lasciarla incustodita (dubito che lupi e caprioli ne sarebbero stati interessati) ma, soprattutto, avrebbe richiesto il suo recupero e, molto probabilmente, un cambio batteria a metà giornata.

Sarebbe stato abbastanza scomodo a fronte dei vantaggi, minimi, che avrebbe portato.

rilievo GCP con GNSS

Le accuratezze in output non erano spinte e le precisioni sulle misure GPS nRTK dei GCP e dei Check Point (5/10 cm) sono state più che sufficienti per gli scopi del lavoro.

UN ERRORE DI VALUTAZIONE

Ci sono stati alcuni errori e inciampi in questo rilievo.
Difficilmente non ne faccio.
L’importante è saperli affrontare e aggirare per arrivare al risultato.

Il principale errore di questa storia è non aver fatto il sopralluogo preliminare.

E questo è stato un errore di valutazione.
Va sempre fatto.
Intendo il sopralluogo, non l’errore di valutazione.
🙂
Anche in casi semplici e “sicuri”.

Ma qui il modello di Google era fatto talmente bene che si potevano verificare tutte le strade di accesso e stimare i tempi di percorrenza.
Eravamo piuttosto sicuri di farcela in auto.
Ero piuttosto sicuro.
E poi ci hanno detto che una Panda 4×4 sarebbe arrivata ovunque.
Ce l’hanno quasi garantito.
Gente che conosce i posti.
Ci siamo fidati,
l’abbiamo noleggiata, caricata e siamo partiti.

Ma non abbiamo fatto i conti con quanto fosse sterrata la strada sterrata!
La sua traccia era perfetta in Google Earth.
Ma i dettagli non si vedono.
Ed il suo fondo si è rivelato molto presto impraticabile.
Anche con una Panda 4×4.
Ma, aggiungo, forse anche con un Defender!

Dissesti lungo viabilità sterrata

Siamo scesi, abbiamo controllato sulla mappa la strada che era ancora da percorrere, abbiamo soppesato la strumentazione da portare, ci siamo contati le braccia e le schiene (4 + 2) ed abbiamo dovuto abbandonare il Matrice (dentro un case rigido molto grande + un altro per batterie, camera e ottiche) per il Phantom 4 Pro, compattato, con dieci batterie, controller ed accessori, dentro uno zaino.

La nota positiva era che le missioni di volo per il Phantom 4 Pro erano pronte.
Quellla negativa è che avremmo speso più tempo in volo, saremmo rientrati con più foto e di qualità leggermente inferiore.
E poi avremmo dovuto fare le corse contro il tempo perchè i trasferimenti programmati in auto avrebbero richiesto molto meno tempo rispetto all’uso delle nostre gambe.
Seppure ne avremmo guadagnato in salute!

È stata una scelta obbligata.
Non era proprio possibile fare diversamente.
Ed alla fine è andato tutto bene.
Ma di questo me ne prendo la piena responsabilità.

Prendo nota di un insegnamento importante per il futuro.

Viabilità in area di rilievo

I VOLI

Sui voli non c’è molto da dire rispetto a quello che ti ho già scritto qui sopra.
Abbiamo usato il Phantom 4Pro in volo automatico e condizioni di VLOS, spingendolo ai limiti consentiti dal regolamento ENAC (validi a Marzo 2019): 500 m di distanza dalla stazione di terra e 150m di altezza dal suolo.
In questi casi avere un osservatore durante i voli che si preoccupi sempre di tenere sotto controllo il drone in volo è molto importante.
E Gianluca è stato ineccepibile!

Ho fatto affidamento alle missioni programmate con UGCS Pro ed ho usato l’app specifica, installata su un tablet Android, per lanciarle ed eseguirle in campo.

Ha funzionato tutto bene.

GSD COSTANTE (segui il terreno)

I dislivelli non erano spinti ma era comunque importante mantenere una distanza costante tra drone e terreno, con ragionevole appossimazione.
In questo modo il GSD teorico rimane costante, con ragionevole approssimazione.

Il software UGCS Pro prende il modello digitale di Google e lo usa per tracciare le missioni variando l’altezza di volo del drone.
Mi ci trovo molto bene.
Costa un po’ ma funziona.

Volendo puoi caricare anche un modello digitale che hai creato da un precedente volo fotogrammetrico.
Anche grossolano.

ATTENZIONE AL VENTO!

Un aspetto importante legato ai voli, valido in generale ma soprattutto in questo caso specifico, è rappresentato dal vento.

Se si prevede la realizzazione di un parco eolico è evidente che l’area sia ventosa.
Ed è ragionevole aspettarsi vento durante il rilievo.

E così è stato.
Non c’è stato vento furioso.
Non ha impedito il volo.
Ma ce n’era.
E quando c’è vento le batterie durano di meno.

Nella programmazione delle missioni di volo ho avuto un po’ di cautela sui tempi.
Se normalmente mi sento confidente nel fare una missione da 15 minuti (effettivi), oltre a decollo ed atterraggio, in questo caso ho programmato voli che non superassero 12 minuti.

Mi sono preso un po’ di margine su ciascuna batteria.
Ed è servito per fare tutto con ragionvole tranquillità e nessuna apprensione, tipica di un pilota che deve ancora finire una strisciata ed ha solo il 20% di autonomia residua.

AGGIORNAMENTI DAL CAMPO

Il resto delle attività di campo è andato come programmato.

Abbiamo saltato i pranzi, mangiando barrette in cammino, e corso parecchio.
Il tempo era poco.
L’area era grande ed i km da coprire pure.

RILIEVI IN INVERNO

C’era da considerare anche l’effetto “inverno”.

Un rilievo del genere, visti i limiti della fotogrammetria nei confronti della vegetazione, andava necessariamente fatto prima della primavera.
Prima delle rinascita delle foglie.

E  l’inverno è la stagione migliore.
Gli alberi sono spogli e le foto ti danno più chance di ottenere buoni dati del terreno.
Specialmente con i faggi.

Ma l’inverno ha le giornate corte.
E se ti trovi in montagna a 2 km di sentiero dall’auto, inizi a guardare l’orologio alle 16:00 e non aspetti molto per decidere di rientrare.

Hai sicuramente più tempo per scaricare e backuppare i dati, sederti e valutare la giornata, controllare ed elaborare preliminarmente i dati.
Ma hai meno tempo per stare in campo.

OCCHIO ALLA SCHEDA DI MEMORIA!

Durante i sorvoli c’è stato un inconveniente con una scheda di memoria del drone.

L’ho persa!

Al termine di una missione l’ho estratta per cambiarla ma il drone me l’ha “sputata” fuori e la “micro SD” è caduta in terra.
Normalmente non sarebbe stato un grosso problema.
L’avrei raccolta.
L’avrei pulita con un un soffio da bambino a cui casca una caramella in terra.
E l’avrei reinserita nel suo slot.

Ma in quel caso “terra” significava un intrigo di felci secche e la scheda si è persa tra gli steli, le foglie ed il buio sotto la superficie, senza nessuna possibilità di recupero.

Foto perse!
🙁

Anche qui ci sono stati un pro e un contro.

Il contro è che ho perso tutte le fotografie nella scheda.
Non male!

Il pro è che, almeno, si trattava delle foto di una sola missione.

Sono piuttosto paranoico con i dati e le immagini.
Ho parecchie schede di media capacità (16GGB/32GB) e le cambio spesso durante i voli.
Penso sempre “se succede qualcosa al drone, almeno non perdo tutti i dati della giornata”.

Si è trattato quindi di rifare la missione persa.

Ho comunque perso un po’ di tempo ma, soprattutto, una batteria.
Persa nel senso che ne ho dovuto dedicarne una extra per rifare la missione appena finita.
Considerando che in aree grandi i voli sono tanti (ne ho fatti 12!) non è stato banale.

Ora ho imparato che, in casi rischiosi, è sempre bene cambiare la scheda su una superficie “sicura”.
A volte metto il drone sorpa un target in PVC 1×1 m.
È un buon tappeto per intercettare la scheda caduta.
Non è garantito al 100% ma è pur sempre meglio di niente.

BLOCCA LO SCATTO DELLE FOTO SENZA SCHEDA DI MEMORIA IN CAMERA

Un’impostazione che mi ha salvato in un’altra occasione è stata il “blocco dello scatto delle fotografie in assenza di scheda di memoria”.

Ci ho già sbattuto il naso altre volte.
Ed ho imparato la lezione.

Mandavo in aria il drone, scattavo le foto per poi accorgermi di non aver inserito la scheda di memoria ed aver solo sprecato batteria.
Le batterie sono tempo.
Il tempo è lavoro.
E il lavoro è denaro.
È poco poetico ma di fatto è così…

Da quelle volte (sì perchè sono state più di una) ho impostato tutte le fotocamere, tutti i droni e tutte le app di volo su tutti i dispositivi di controllo (tablet e smartphone) in modo che la fotocamera non scatti se non c’è la scheda di memoria inserita.

Anche durante questo rilievo, una volta, ho mandato il drone in aria senza scheda.
La distrazione è sempre dietro l’angolo, specialmente se devi pensare a parecchie altre cose da fare.
Ma con il blocco dello scatto me ne sono accorto
subito ed ho perso solo i pochi minuti di autonomia di batteria necessari al rientro ed al nuovo decollo.

Prendi seriamente in considerazione di usare anche tu questa impostazione nelle tue macchine fotografiche e droni!

BACK UP SUL CAMPO

Dopo un rilievo di due giorni, la misura di punti a terra e lo scatto di migliaia di fotografie (sono state quasi 2.000) trovo che sia fondamentale fare un backup dei dati, subito ed in campo.
Porto sempre con me il laptop ed alla fine di ogni giornata scarico i dati nel hard disk interno e sua altri due dischi esterni, diversi.
Questo mi dà sicurezza sull’archiviazione e mi permette di formattare a cuor leggero le schede di memoria durante le acquisizioni del giorno successivo.

Back up dati post rilievo su pc

LAVORA IN SICUREZZA

L’ultima considerazione che faccio sul lavoro in campo riguarda la sicurezza.

Essere in due in posti un po’ remoti, lontani dalle vie di comunicazione, con scarsa connessione telefonica ed in zone impervie è decisamente più sicuro.

Sono abituato a lavorare da solo.
E mi piace anche parecchio.
Specialmente se sono in mezzo alla natura (ed il telefono non suona per ore).
Ma in effetti mi accorgo che non c’è da prendere queste cose alla leggera.
Anche una banalità può essere pericolosa ed in due il rischio è mitigato.

Sono tutti aspetti che devono essere considerati ed affrontati.
“La siurezza prima di tutto” può sembrare uno slogan banale e semplicistico ma è la verità. 

Gianluca Dal Bianco - Italsabi

ELABORAZIONE DEI DATI

Rientrati in ufficio c’è stata l’elaborazione dei dati.

Qui le cose si fanno meno avventurose, poco poetiche e per niente selvagge.
Si è trattato di prendere fotografie e misure e mescolare tutto quanto nel software di elaborazione fotogrammetrica.

Mi sa che non c’è molto da dire di più rispetto a quello che potresti aver già letto in altri post ed articoli.

Ma per non lasciare buchi nel racconto ti faccio un riassunto.

Ho trattato le misure satellitari dei target con il software Convergo ed i grigliati (ne è bastato uno) dell’IGM, per avere in output dati solidi (Est, Nord, quota ortometrica) nel sistema di riferimento di destinazione (Roma40 – Gauss Boaga – EPSG 3003).

Ho usato il software SfM Agisoft Metashape Pro per elaborare i dati.
Prima le ha allineate, poi ha ottimizzato l’allineamento (i punti dellla nuvola sparsa) con i punti di apppoggio (GCP), e poi ha creato la nuvola di punti densa, scalata, orientata e georeferenziata.
E ci ha anche calcolato l’accuratezza sulla base dei punti di controllo (CP) ed un’analisi statistica agli scarti quadratici medi.

Ho portato il file txt dellla nuvola di punti densa dentro LiDAR360 per elaborarla e classificare i punti del tereno, discretizzandoli dalla vegetazione.
Questo sarebbe stato il dato davvero importante.
L’algoritmo di classificazione di Lidar360 ha fatto davvero un lavoro eccellente.
Anche tra i faggi!
I punti del terreno sono apparsi, quasi magicamente, alla fine del processo di calcolo (piuttosto lungo).
Dopo ho dedicato solo ancora un po’ di tempo per affinare la già ottima classificazione.

Questo è uno screenshot della nuvola grezza.

Nuvola di punti greza da rilievo aerofotogrammetrico

E questo è il risultato dei punti del terreno dopo l’algortimo di classificazione del terreno di Lidar360:

Nuvola di punti da rilievo aerofotogrammetrico ealborata con Lidar360

L’algoritmo è molto solido ma non fa magie.
Se il rilievo fosse stato fatto in primavera inoltrata sono certo che sarebbe riuscito ad estrarre ben pochi dati del terreno rispetto a quello fatto con il dato “invernale”.

Dalla nuvola di punti del terreno, muovendomi tra Lidar360 e Cloud Compare, ho generato un modello digitale del terreno, interpolato nelle zone bucate, del tutto assimilabile ad un DTM (Digital Terrain Model) di maglia 1×1 m, da cui ho ricavato le curve di livello (con passo 1m) e la nuvola di punti equidistanziati uno dall’altro secondo un passo regolare.

In Metashape ho generato un’ortofoto di tutta l’area.
E poi ho portato ortofoto + punti + curve di livello dentro il CAD (io uso Bricscad Pro) dove ho rifinito e sistemato tutto quanto prima di consegnare il lavoro.
La restituzione planimetrica l’ho integrata nella CTR regionale, scaricata dal geoportale regionale toscano (Geoscopio).

integrazione cuve di livello e CTR

Ed infine la consegna è avvenuta su due “piani”.

Tutti i dati sono stati consegnati nei formati di file richiesti ed in più li abbiamo caricati online per l’esplorazione immediata e l’interrogazione tramite strumenti web.

Nello specifico uso SketchFab per caricare un modello tridimensionale, formato da mesh+texture, e Potree, un compilatore che genera un pacchetto di file a partire da una nuvola di punti in formato las, per generare un link che permette l’ispezione, la misura ed alcune esportazioni della nuvola di punti da parte del committente.

Giusto per farti vedere di che si tratta, ti metto due link dello stesso rilievo ai progetti su Sketchfab e Potree.
Non sono l’oggetto del rilievo di questa storia.
Come ti ho scritto prima, non posso rivelarti molto di più.
E certamente non posso farti interrogare la nuvola di punti in output.
Ma spero che comunque ti possano aiutare a capire di che si tratta e le differenze tra i due prodotti 3D in output.

Qui c’è il link al modello su Sketchfab. (Modello che non c’entra niente con il rilievo di questa storia)

E qui il corrispondente link su Potree. (Modello che non c’entra niente con il rilievo di questa storia)

 

File consegnati e lavoro finito!

THE END

Ed eccoci alla fine di questa storia.

Spero che sia stata interessante.
Se è stata pesante fammelo sapere!
I tuoi riscontri mi aiutano a scrivere articoli migliori per te che li leggi.

Al di là di lunghezza, forma e contenuto, spero comunque che quello che hai letto ti possa aiutare e stimolare a valutare l’utilizzo dei droni e delle tecniche (aero)fotogrammetriche in ambiti simili a quelli che ti ho raccontato.

 

Chiudo questa storia due mesi dopo averla iniziata.
A meno delle correzioni e delle revisioni finali scrivo le ultime parole da un ufficio portatile improvvisato sotto l’ombrellono e sopra un lettino prendisole, scrivendo con un tablet e una tastiera bluetooth e su un documento di Google Drive.
Di necessità virtù!
🙂

Se hai delle curiosità o delle domande su questo rilievo lo spazio per i commenti è a tua disposizione.
Non essere timido/a.
Di sicuro ho tralasciato parti e dettagli che, se ti vengono in mente, potrebbero dare risposte anche ad altri.
E migliorare o integrare l’articolo.

Un enorme grazie per la fiducia, per il supporto, per la compagnia e per le belle giornate in campo al grandissimo Gianluca dal Bianco e ad Italsabi!

caschi protettivi 3DMetrica e Italsabi

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Ora è davvero la fine.
Per ora…

Grazie davvero per il tuo tempo e per la tua attenzione!

A presto!

 

Paolo Corradeghini

 

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LAVORI  / RILIEVI

Paolo Corradeghini

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    Paolo Corradeghini, ligure, classe 1979, ingegnere per formazione, topografo di professione, sportivo per necessità e fotografo per passione. Fai click sulla mia faccia e scopri qualche informazione in più.
  • Paolo Corradeghini

    Topografia, rilievi, droni, gps, cartografia, geomatica e mappe.
    Condivido aggiornamenti, informazioni, contenuti, notizie, novità e dietro le quinte del mio lavoro.

    Paolo Corradeghini
    Video YouTube UCi7FWlZ8-gdWbBqScaODajw_ZM_Iu_0NeQA Se ti sei mai chiesto come fa un sensore Lidar, trasportato da un drone in volo sopra un bosco, a darti informazioni del terreno e permetterti di generare un Modello Digitale del Terreno, provo a spiegartelo in questo video.

Usando il nuovo sensore DJI Zenmuse L3, ti condivido le caratteristiche tecniche che permettono la penetrazione della vegetazione:
- divergenza del laser ed echi di ritorno;
- frequenza e intensità del laser;
- dimensione e lunghezza d'onda;
- modalità di scansione.

E poi aggiungo altri aspetti che, nella programmazione di una missione di volo, possono essere rilevanti per penetrare al meglio la vegetazione:
- velocità di crociera;
- angolo di incidenza;
- sovrapposizione laterale;
- quota di volo e terrain follow.

Spero possa essere interessante.
Se pensi che questo video possa essere utile anche a qualcuno che conosci puoi condividerglielo.
Ne sarei felice.

Ho iniziato da poco a lavorare con il Lidar DJI Zenmuse L3 pertanto se hai aggiunte o correzioni da fare sono graditissime.
Se poi ti interessa vedere altre applicazioni specifiche fammelo sapere che ne prendo spunto per altri video come questo (che sono comunque in arrivo!).


SPONSOR E OFFERTA
Questo video è sponsorizzato da Personal Drones - https://www.personaldrones.it/
Con il codice sconto 3DML315 puoi beneficiare del 15% di sconto sull'acquisto di un Lidar DJI Zenmuse L3 e su tutti gli altri prodotti della serie "DJI Enterprise" che acquisterai INSIEME all'L3
Usa il codice sconto 3DML315 al momento del checkout.


DATI
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I modi più veloce per contattarmi sono questi:
Linkedin - paolocorradeghini  
Telegram - https://t.me/paolocorradeghini
Email - paolo.corradeghini@3dmetrica.it


0:00 Intro
1:27 La divergenza del laser
2:08 Gli echi
4:22 Intensità del laser
5:15 Lunghezza d'onda
7:09 Frequenza del laser
10:43 Modalità di scansione
13:15 Sponsor - Personal Drones
14:44 Velocità di crociera
16:06 Angolo di attacco e Sovrapposizione
18:08 Tilt del sensore
18:57 Quota di volo
20:20 Terrain follow
21:34 Outro
    Se ti sei mai chiesto come fa un sensore Lidar, trasportato da un drone in volo sopra un bosco, a darti informazioni del terreno e permetterti di generare un Modello Digitale del Terreno, provo a spiegartelo in questo video.

Usando il nuovo sensore DJI Zenmuse L3, ti condivido le caratteristiche tecniche che permettono la penetrazione della vegetazione:
- divergenza del laser ed echi di ritorno;
- frequenza e intensità del laser;
- dimensione e lunghezza d'onda;
- modalità di scansione.

E poi aggiungo altri aspetti che, nella programmazione di una missione di volo, possono essere rilevanti per penetrare al meglio la vegetazione:
- velocità di crociera;
- angolo di incidenza;
- sovrapposizione laterale;
- quota di volo e terrain follow.

Spero possa essere interessante.
Se pensi che questo video possa essere utile anche a qualcuno che conosci puoi condividerglielo.
Ne sarei felice.

Ho iniziato da poco a lavorare con il Lidar DJI Zenmuse L3 pertanto se hai aggiunte o correzioni da fare sono graditissime.
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5:15 Lunghezza d'onda
7:09 Frequenza del laser
10:43 Modalità di scansione
13:15 Sponsor - Personal Drones
14:44 Velocità di crociera
16:06 Angolo di attacco e Sovrapposizione
18:08 Tilt del sensore
18:57 Quota di volo
20:20 Terrain follow
21:34 Outro
    In questo video ti condivido un po' di cose sulle curve di livello in QGIS.

Come si creano a partire da un raster (DTM);
Come si smussano (se sono troppo nervose);
Come mostrare le quote (attraverso le etichette);
Come differenziare la rappresentazione in base alle quote;
Come allineare in modo ordinato le etichette delle curve;
Come trattare un dato per avere "davvero" le curve di livello.

Spero possa esserti utile.


Qui c'è l'articolo del blog pigrecoinfinito di Totò Fiandaca da cui abbiamo preso spunto per una parte del video: https://pigrecoinfinito.com/2020/01/31/qgis-come-allineare-le-etichette-delle-isoipse/


Questo video fa parte del progetto "QGIS in Azione" fatto in strettissima collaborazione con  @GterGeomatica 
Io ospito il progetto e provo a dare voce al loro vasto know how su QGIS, messo generosamente a disposizione.
Se ti va di segnalarci un problema o qualche difficoltà che stai avendo nell'uso di QGIS ne prendiamo spunto per altri contenuti come questo o, se basta lo spazio di un commento, ti rispondiamo qui sotto.

Con il codice sconto 3DMETRICAGTER puoi usufruire del 20% di sconto su tutti i corsi della loro offerta formativa, che trovi qui: https://www.gter.it/formazione/online/

Qui c'è il canale Telegram di GTER per seguire i Geobreak: https://t.me/geobreak


Se ti va di unirti alle discussioni su QGIS, puoi farlo in questo gruppo Telegram: https://t.me/+ZKm37iQHD083MTRk


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0:00 Intro
0:25 Visualizzazione del DEM
1:40 Creare le curve di livello
3:09 Smussare le curve
6:20 Mostrare le etichette
9:12 QGIS in Azione e GTER
11:41 Spunti dalla comunity
12:41 Rappresentare le curve
16:07 Sistemare le etichette
21:55 Curve di livello e terreno
23:50 Outro
    Vuoi crare facce triangolari 3D vettoriali, da una nuvola di punti, per portarle in un CAD?
Te lo condivido in questo video, usando il software CloudCompare.

Lavoro con punti del terreno, li sottocampiono e poi genero la mesh, che posso esportare in formato DXF, mantenendo le informazioni di georeferenziazione.

Ti faccio vedere due strade: la prima genera la mesh dalla nuvola (eventualmente pre-trattata) così com'è, mentre la seconda passa attraverso la rasterizzazione e crea facce triangolari tutte ugali.

L'esportazione è possibile solo in DXF che, pur essendo "il" formato di interscambio di dati vettoriali, è anche piuttosto vecchio e fatica a gestire dati pesanti con molti elementi.
Attenzione quindi a non esagerare con il numero di facce da esportare, anche in relazione al tuo pc.

Le facce 3D sono utili in software "CAD-based" per fare progettazione, computi di scavi e riporti, sezioni, modellazione idraulica, analisi di fenomeni gravitativi...

Assicurati di lavorare su una nuvola di punti i cui elementi siano solo i punti del terreno o comunque di quello che vuoi rappresentare con le facce 3D.

Spero ti sia utile.


Questo video fa parte del progetto "Cloud Compare on Demand"
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0:00 Intro
1:36 Taglio la nuvola
2:08 Sottocampionamento
2:51 Creo la mesh
5:18 Esporto la mesh
7:30 CloudCompare on Demand
8:18 Rasterizzazione
10:17 Modifico la nuova mesh
13:36 Esportare le facce 3D
15:02 Sezioni dinamiche
16:09 Quale metodo preferire
17:45 Outro
    C'è uno strumento, nel software open source CloudCompare, che ti permette di generare sezioni trasversali, di un alveo fluviale o di una galleria stradale, lungo un profilo.

Le sezioni sono ortogonali al centro dell'alveo o all'asse stradale e vengono estratte, automaticamente, secondo la larghezza ed il passo di cui hai bisogno.

Puoi generare anche una polilinea che passi per i punti della nuvola di ogni sezione che è stata generata.
E così avrai le sezioni, vettoriali, dell'alveo o della galleria (completa) da elaborare in CAD o in un altro software che usi abitualmente.


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0:00 Intro
0:44 Lo strumento da usare
2:09 La nuvola di punti
3:17 Genera il profilo
4:20 Traccia delle sezioni
6:57 Creare sezioni e profili
9:40 Salvare la traccia
10:25 Vediamo i risultati
13:14 Esportarte in DXF 
16:00 Attenzione ai dati
16:38 CloudCompare on Demand
17:33 Il caso di una galleria
21:25 L'output della galleria
22:38 Outro
    Hai un file di testo con una serie di informazioni, oltre che di coordinate, legate ad una serie di punti e lo vuoi portare dentro QGIS?

Ti condivido come si fa, creando un nuovo layer a partire dal file TXT.

E dopo ti dico anche come si fa a rappresentare, visivamente, le informazioni extra (la quota, il nome, la descrizione, ...) nell'are di lavoro di QGIS.


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0:00 Intro
0:46 Il file di testo
1:13 Aggiungo il layer
7:48 Il layer in QGIS
8:13 Aggiungo la quota
10:59 Cambiare il simbolo
12:28 QGIS in Azione e GTER
15:30 Lavorare con più informazioni
18:22 Outro
    In questo video ti mostro come accedere alle ortofoto del territorio italiano.
Ce ne sono moltissime: coprono tutta l’Italia e diversi anni passati.

Il principale fornitore a livello nazionale è AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), che ogni anno effettua rilievi aerei sul territorio italiano, suddiviso in tre aree.
A questo si aggiungono le Regioni, che spesso producono ortofoto proprie con campagne di rilievo dedicate e con un dettaglio maggiore.

Tutte queste informazioni si possono visualizzare tramite i Geoportali Regionali e si possono caricare in un GIS attraverso i servizi WMS (Web Map Service).
Quasi mai, però, è possibile scaricare il dato nativo, originale e georeferenziato.

C’è comunque un modo per “ritagliarti” una porzione di ortofoto e salvarla come immagine georeferenziata nel tuo archivio digitale.
Si parte sempre dal WMS: importi l’ortofoto nel tuo GIS, imposti l’area che ti serve e poi esporti un’immagine georeferenziata dalla mappa che stai visualizzando.
Modificando la risoluzione di output, puoi ottenere un risultato molto vicino alla risoluzione originale.

Nel video ti faccio vedere tutto questo usando QGIS.

All’interno trovi anche:
Che cos’è un’ortofoto (proprietà, utilizzi, risoluzione, ecc.)
Come accedere alle ortofoto in Italia tramite i Geoportali Regionali
Come usare i servizi WMS per visualizzarle in GIS ed esportarne una parte sul tuo PC
Come importare un’ortofoto esportata dentro un CAD e georeferenziarla

Le ortofoto sono una risorsa potente e accessibile, utile per tanti professionisti (ma non solo).
In Italia la situazione dei dati geografici è ancora molto frammentata e spero che questo video possa aiutarti ad orientarti e trovare ciò che ti serve.

Ma soprattutto spero che possa stimolare una discussione e la condivisione di informazioni.
Se hai già esperienza, se hai scaricato ortofoto, se le usi nel tuo lavoro, se conosci risorse diverse da quelle che cito o se hai ulteriori suggerimenti, scrivilo nei commenti: contribuirai a creare ancora più valore, per tutti.

Grazie!

P.S.
Fai molta attenzione a quello che è possibile fare con i dati presenti online.
Le ortofoto disponibili sui geoportali sono liberamente visualizzabili e importabili nel tuo GIS.
Ma non è certo possibile usare il metodo che ti ho condiviso per crearti un database di immagini georeferenziate sul tuo PC e, magari, venderle.
Credo che sia ok farne un uso personale ma verfica sempre le possibilità operative in questo senso.


A questo link trovi un video che ti mostra come georeferenziare un'immagine in QGIS usando il Georeferenziatore: https://youtu.be/p1pVECtsDPE 


Se pensi che questo video possa essere interessante anche per qualcuno che conosci, puoi condividerglielo. Ne sarei felice.


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0:00 Intro
1:47 Che cos'è una ortofoto
2:52 Orotofot VS Foto aerea
3:49 Meglio dire Ortomosaico
4:16 Perchè un'ortofoto
5:25 Risoluzione e GSD
7:19 Google Maps e Ortofoto
8:32 Ortofoto in Italia
12:00 Visualizzare ortofoto italiane
13:19 Il caso Veneto per scaricare ortofoto
15:39 Importare ortofoto in GIS
17:03 I WMS regionali
17:49 Ortofoto in GIS tramite WMS
21:33 Scarica un pezzo di ortofoto
24:10 Migliorare la risoluzione in output
26:23 Dislaimer Uso di QGIS e proprietà dei dati
28:02 Georeferenziare un'immagine in QGIS
28:47 Importare ortofoto in CAD
33:29 Outro
    In questo video ti condivido alcuni modi con cui puoi portare i tuoi dati vettoriali dal tuo CAD al GIS.
Nello specifico, QGIS.

Un'opzione è salvare i dati in CAD in DXF, che è un formato di interscambio per i dati vettoriali leggibile da QGIS.

C'è poi il modo di importare un file DWG/DXF attraverso l'importatore "nativo" dentro QGIS.

Ed infine potresti usare il plugin "Another DXF Importer" che ti aiuta a mantenere l'organizzazione dei layer.

Per ciascuno di questi modi operativi ti parlo anche di pregi e difetti per aiutarti, spero, a capire quale sia il metodo migliore per te.


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0:00 Intro
1:29 I dati in CAD
1:54 Usare il DXF
5:42 Importa DWG/DXF
11:16 Il plugin Another DXF Importer
14:54 QGIS in Azione e GTER
16:57 Georeferenziare dati vettoriali
19:53 Outro
    Lo strumento "Sezione" ("Cross Section") di CloudCompare può diventare il tuo migliore alleato quando devi pulire una nuvola di punti da elementi indesiderati (rumore) o da cose che non ti interessa mantenere (alberi, auto parcheggiate, ...).

Attraverso la possibilità di fare sezioni multiple, una attaccata all'altra, lungo una direzione, crei nuove nuvole di punti, affettate, dove, auspicabilmente, sei in grado di vedere meglio (e quindi rimuovere) quello che non ti interessa.

Te ne parlo in questo video ma ti avverto, il processo può essere lungo, in relazione alle caratteristiche della tua nuvola di punti ed a quello che vuoi rimuovere.
Potrebbe volerci tempo e pazienza.

Se ti imbarchi in questo "viaggio" ricordati di gestire i dati di CloudCompare in modo attento, salvando il progetto generale in formato .bin, evitando perdita di dati dopo ore di lavoro!


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0:00 Intro
0:42 La nuvola
1:59 Sezionare la nuvola
6:09 Pulire le sezioni
11:39 Il risultato
13:42 Outro
    È oggettivo che, oggi, nel mondo del rilievo si stia parlando moltissimo di rilievo 3D ma soprattutto di mobile mapping.

E i sistemi SLAM stanno prendendo una grande fetta del mercato della Geomatica.

Sono (relativamente) nuovi, sono piuttosto facili da usare, sono veloci nella creazione di nuvole di punti 3D, all'interno dell'ambito in cui li porti, e in alcuni casi sono anche economici.

Se fai attenzione ad alcune cose, una su tutte "avere in mente come lavora lo SLAM per ricostruire nuvole di punti", possono essere tremendamente efficaci.
Negli ambiti "giusti" per loro.
E per i risultati che devi ottenere in output.

In questo video ti condivido l'applicazione del mobile mapping tramite SLAM in un ambito urbano misto, dove ho bisogno di avere una nuvola di punti che abbia al suo interno diversi dettagli situati sul piano stradale.

Spero possa essere interessante.


Questo video è il primo di una serie di contributi che condivederemo insieme a @Emesent 
Se hai dubbi, domande, curiosità su questa tecnologia (sia perchè sei interessato ad implementarla tra i tuoi strumenti o perchè richiedi servizi di questo tipo e vuoi rimanere sul pezzo, avendo consapevolezza della tecnologia) scrivimi nei commenti.
Magari puoi indicarmi degli scenari in cui vorresti vederla all'opera.
Se è nelle mie possibilità lo faccio volentieri e ne creiamo un altro contributo.


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0:00 Intro
0:44 Il contesto
1:16 Hovermap ST
5:18 Perchè uno SLAM
6:26 Drone vs SLAM
7:01 TLS vs SLAM
8:05 Un caso specifico
8:46 Verificare l'attendibilità
9:39 Consigli per il rilievo
10:58 SLAM sulle spalle
11:15 Considerazioni finali
12:15 Outro
    In questo video ti mostro come creare un nuovo attributo che riporti, come valore, il nome del layer.
Detta così sembra facile.
Ed in effetti lo è, se hai uno o pochi layer.
Ma se di layer ne hai tanti, decine o centinaia, le cose potrebbero complicarsi un po' ed allora QGIS ti permette di farlo in modo efficace usando il "calcolatore di campi" ("field calculator") in modalità "batch".


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0:00 Intro
0:40 I dati
1:27 Il caso di un layer
2:37 Se hai più layer
7:24 Batch process
10:33 I risultati
10:51 Unire i layer
12:36 QGIS in Azione e Gter
15:30 Outro
    In questo video ti condivido come fare una sezione di una nuvola di punti in Cloud Compare.

Lo strumento da usare si chiama "Cross Section" e ti permette di "affettare" la tua nuvola di punti secondo le tue necessità.
Viene usato un volume di taglio che mantiene visibile solo quello che è al suo interno.

Da qui si aprono molte possibilità.
In questo video ti mostro come generare una sola sezione, esportando una fetta di nuvola.
E la polilinea di inviluppo, che in alcuni casi può essere molto interessante e utile!

Nei prossimi video ti dirò qualcosa di più.


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0:00 Intro
0:38 Il tool Cross Section
4:25 Creo una sezione
11:11 Esportare i risultati
13:49 La nuvola di un appartamento
16:17 Altri tool dello strumento
19:19 La polilinea di inviluppo
24:49 Il DXF della linea di inviluppo
26:32 Countour/limiti
29:19 Outro
    L'Agenzia delle entrate ha reso disponibili, per tutti, la possibilità di scaricare lberamente e gratuitamente le mappe catastali di Italia, in formato vettoriali e georeferenziate.

In questo video ti mostro come fare.
Serve solo avere uno SPID (o una CIE/CNS).

I dati vettoriali sono in formato DXF e Geopackage (oltre ad altri formati meno "famosi") ed i sistemi di riferimento sono Cassini-Soldner (che è il sistema sorgente), Roma 40 e ETRF2000.

Nella seconda parte del video ti mostro anche come puoi fare per conoscere il foglio (o i fogli) di mappa che ti interessa acquisire.

Spero che possa essere utile.


A questo link puoi accedere al servizio dell'Agenzia delle Entrate: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/schede/fabbricatiterreni/vendita-della-cartografia-catastale/fornitura-dati-cartografici-online-professionisti

Qui trovi l'url del WMS catastale: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/schede/fabbricatiterreni/consultazione-cartografia-catastale/servizio-consultazione-cartografia

Qui c'è Formaps: https://www.formaps.it/

E qui i limiti amministrativi ISTAT: https://www.istat.it/notizia/confini-delle-unita-amministrative-a-fini-statistici-al-1-gennaio-2018-2/



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0:00 Intro
0:58 Dove andare
1:53 Accedere al servizio
3:37 Selezionare i dati
5:03 Scaricare i risultati
6:44 Il file GeoJson
8:25 Come sapere il foglio di interesse
9:09 Uso ForMaps
10:56 Uso QGIS
15:47 Outro
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