Mi capita (spesso) di leggere capitolati tecnici che richiedono la prestazione di un rilievo indicando specificatamente l’uso di una tecnologia o di uno strumento, piuttosto che approfondire i risultati attesi.
“Ci serve un rilievo con drone” è sul podio delle frasi che mi danno un po’ di prurito.
Non significa niente, visto che un drone non è uno strumento di misura.
“Si deve fare un rilievo aerofotogrammetrico perchè abbiamo bisogno della nuvola di punti”.
Ma anche un sistema di “mobile mapping” ti dà una nuvola di punti.
“Le scansioni laser dovranno essere realizzate con strumenti da un milione di punti al secondo”.
Per una planimetria in scala 1:500?
Mi accorgo che, a volte, si tralasciano informazioni molto più imporanti come l’accuratezza dell’output, la scala di rappresentazione, i sistemi di riferimento e, in generale, lo scopo del lavoro.
In fondo, un rilievo risolve un problema.
Ma il problema può essere molto diverso da caso a caso.
È importante comunicarlo nel dettaglio, per poter permettere al tecnico di scegliere gli strumenti da usare e, quindi, il percorso da seguire.
Se penso alle attività di una Pubblica Amministrazione mi piacerebbe sapere che qualche consulente geomatico o topografo ne ha affiancato il personale per la stesura di un capitolato tecnico.
O per la valutazione delle offerte che arrivano.
Ha senso?
È successo?
Se fai rilievi, hai letto capitolati dai contenuti “bizzarri”?
Ed in quel caso hai fatto presente le “stranezze”, hai fatto l’offerta o hai lasciato perdere?
Oppure hai scritto specifiche tecniche per dei rilievi?
Hai avuto difficoltà nel farlo?
Ed hai ricevuto osservazioni su quello che hai scritto da parte di chi è stato interpellato?
La “velocità della Geomatica” oggi è davvero alta e spero che il tema possa essere stimolante per la discussione.
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