Se dovessi indicare il miglior pregio (per me) dei droni nel rilievo direi: “arrivare dove a piedi non si può“, “vedere aree che uno strumento terrestre non vede“, insomma, “superare l’inaccessibilità“.
Un drone non è uno strumento di misura né tantomeno uno topografico.
È una macchina che porta in aria un sensore (o più di uno).
Nel caso del rilievo può essere una macchina fotografica (per fare ricostruzioni fotogrammetriche) o un LiDAR.
In entrambe i casi (fotogrammetria e laser scanning) credo che i sensori “terrestri” diano risultati qualitativamente migliori.
Una macchina fotografica full frame permette di scattare foto “migliori” (il GSD è più basso a parità di ottica e distanza di presa) rispetto alla maggior parte delle fotocamere a bordo della maggior parte dei droni che si usano nel rilievo.
Un laser scanner terrestre produce una nuvola di punti generalmente più precisa e meno rumorosa di un LiDAR in volo.
Ma entrambe le soluzioni sono limitate dall’avere sempre i (trep)piedi per terra.
In alcuni campi avere dati che altrimenti non avresti (o avresti con grande spesa) è davvero impagabile.
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