Lavorare sui dettagli delle immagini da elaborare in un software di fotogrammetria (Structure from Motion) non cambia le sorti di un progetto né la bontà di una nuvola di punti.
Ma fa parte di alcune azioni che si possono fare sulle fotografie per migliorarle un po’ prima di lanciare l’allineamento per la nuvola sparsa.
(Le altre sono abbassare le “alte luci”, aumentare le “ombre”, aggiustare il colore e sistemare l’istogramma lavorando sull’esposizione).
Alcuni software di ritocco delle fotografie hanno la possibilità di aumentare i dettagli in maniera selettiva, lavorando diversamente su zone “piatte” rispetto a parti più “spigolose”.
In realtà quello che succede è che viene applicata una maschera al filtro (che di per sé applica le regolazione su tutti i pixel dell’immagine) individuando le zone a maggiore contrasto localizzato.
Faccio prima a commentare le immagini che pubblico.
Questo è un ingrandimento al 100% di una foto senza nessuna applicazione del filtro per i dettagli.
Qui ho applicato il filtro ovunque e puoi vedere che le superfici “piatte” sono un po’ disturbate per via del “rumore” che si viene a creare.
Questa immagine mostra le aree selezionate per far lavorare il “filtro dettagli”.
Sono quelle bianche e si riferiscono agli spigoli dei mattoni, ai bordi del target, ma anche a zone fisicamente piatte ma con alto contrasto (il motivo centrale del target e i contorni del numero).
Il risultato dell’applicazione del filtro è qui sotto.
Lo so, non è così evidente, soprattutto via web, ma qualche differenza c’è.
Non è detto che fare tutto questo sia necessario.
In alcuni casi può aiutare.
Di sicuro non fa miracoli!
In altri casi potrebbe addirittura valere la pena aumentare i dettagli senza applicare il filtro per aiutare la ricostruzione di superfici lisce (intonaci lisci di facciate).
In termini tecnici, più basso è il GSD (Ground Sampling Distance) e maggiore è l’incisività della procedura.
Per intenderci: se lavoro con fotografie fatte da una mirrorless full frame, distanza di presa ravvicinata (10 m) e ottica “lunga” (50 mm) ho dei risultati più pesanti rispetto a foto da drone fatte con un sensore piccolo (1/2.3″) a 70 metri da terra…
Una condizione necessaria per la sanità mentale di chi lavora sulle immagini è quella di usare software che permettano di trattare contemporaneamente più immagini applicando le regolazioni di una foto su centinaia e centinaia di altri dati.
Io uso Lightroom che è un software proprietario di Adobe, ma ce ne sono altri liberi e open: RawTherapee e l’ottimo DarkTable.
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