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QUELLO CHE DEVI SAPERE SE VUOI LAVORARE CON I DRONI

12 Novembre 2017
Fotografia di Paolo Corradeghini nelle operazione a terra prima del decollo del drone Phantom 4

Se ti interessa lavorare con il drone ma non non sai come funzionano le cose in Italia, provo a spiegartelo in parole semplici in questo articolo.

Qualche tempo fa ho avuto l’onore ed il piacere di essere invitato da Giulio Gaudiano in una puntata del suo podcast, Strategia Digitale, per parlare del drone DJI Spark.
Con Giulio abbiamo toccato gli aspetti tecnici dello Spark insieme ad alcune questioni normative, in una chiacchierata di una mezz’oretta che trovi qui.
Dopo questa bellissima esperienza ho pensato che il mondo delle macchine volanti è affascinante ma ancora un po’ oscuro, soprattutto per quanto riguarda regole e divieti se vuoi lavorare con il drone.
Scrivo quindi questo articolo per chi è incuriosito dai droni, non conosce le leggi che ci stanno dietro ma vorrebbe sapere qualcosa in più sul se e sul come poterli utilizzare nel proprio lavoro.

Ti premetto che sul web trovi centinaia di articoli e migliaia di righe su questo argomento.
Qui provo ad essere comprensibile e per farlo devo essere piuttosto semplice.
Perdonami la superficialità che potresti leggere, specialmente se sei un operatore o un pilota esperto!

DURA LEX SED LEX

Se il tuo business è in Italia e ti interessano i droni quello che devi consocere è il “Regolamento Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto” di ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile.
Nel momento in cui scrivo queste righe è in vigore l’Edizione N. 2 del Luglio 2015, aggiornata dall’Emendamento N. 3 di Marzo 2017.
Forse ora che tu le stai leggendo potrebbe essere stato emanato un nuovo aggiornamento.

LAVORI O TI DIVERTI CON IL DRONE?

Se con il drone ci lavori dovresti chiamarlo S.A.P.R. (Sistema Areomobile a Pilotaggio Remoto).
Se con il drone ti ci diverti allora hai un aeromodello.
Però, tranquillo, devi sempre pilotare un drone o, come si dice in inglese un U.A.V. (Unmanned Aerial Vehicle).
È solo una distinzione normativa, io continuo a chiamarli droni…

CHE SIGNIFICA LAVORARE CON UN DRONE?

La distinzione tra un SAPR e un aeromodello non è banale.
E da questa differenza dipendono un po’ di cose, che leggerai dopo.
Che cosa ci fai con un drone?
Ci lavori o ti ci diverti?

Ti porto degli esempi per farti capire quanto è sottile la questione:

  • Vuoi fare rilievi aerofotogrammetrici per uno studio tecnico? Lavori con il drone.
  • Vuoi fare ispezione di strutture per un amministratore di condominio? Lavori con il drone.
  • Vuoi fare fotografie ad un matrimonio o un video commerciale di un’azienda agricola? Lavori con il drone.

Ok, fino a qui è stato piuttosto facile perchè sono casi in cui fai un servizio retribuito commissionato da terzi.

Vado avanti:

  • Vuoi vendere un’immagine che hai scattato con il drone (ed i diritti per il suo sfruttamento) a qualcuno che la userà per la copertina della sua pagina Facebook? Lavori con il drone.
  • E se questa immagine l’hai scattata mentre ti divertivi per i fatti tuoi? Lavori comunque con il drone.

Potrebbe anche capitare che al sorvolo ed alle operazioni del drone non corrisponda direttamente un pagamento per una prestazione:

  • Sei un progettista e vuoi usare il drone per avere una visione dall’alto che ti aiuti a capire meglio un’area dove devi fare un progetto? Lavori con il drone.
  • Sei un direttore dei lavori in un cantiere e vuoi usare il drone per tenere sotto controllo dall’alto l’andamento delle lavorazioni? Lavori con il drone.
  • Hai uno stabilimento balneare e vuoi fare delle foto aeree per ottimizzare la disposizione degli ombrelloni in spiaggia? Lavori con il drone.

E finalmente:

  • Vuoi far volare il drone per divertimento (tuo e dei tuoi amici) e scattare foto che rimarranno nel tuo archivio digitale o pubblicherai sul tuo profilo personale Facebook o Instagram? Non lavori con il drone.

Spero di non aver scritto cose sbagliate.
Se sei esperto di aspetti legali correggimi gli errori nei commenti qui sotto ed io aggiornerò l’articolo.
Te ne sarò grato!

Come vedi, la linea di separazione tra lavorare con il drone ed il suo uso ludico non è netta.

Se lavori con il drone, e quindi hai un S.A.P.R., devi rispettare un bel po’ degli articoli del Regolamento che ti ho citato prima (dalla Sezione I alla Sezione VI).

Se invece “giochi” con il drone devi attenerti ad alcuni articoli specifici (Sezione VII).

SERVE LA PATENTE?

La chiamano patente del drone, ed anche brevetto.
Formalmente si chiama Attestato di Pilota A.P.R.

Se hai un drone e vuoi usarlo per lavoro ti serve l’attestato di pilota?
Non sempre.

ENAC introduce la figura dell’Operatore S.A.P.R.
Operatore e pilota sono due cose diverse e per spiegartelo ti faccio un esempio pratico.

Alitalia S.p.A. è un’azienda di trasporti con una flotta di aerei ed i suoi dipendenti, tra cui ci sono i piloti.
Restando nello specifico delle attività di volo, Alitalia si occupa di acquistare gli aerei, certificarli e registrarli, fare verifiche e manutenzioni periodiche, emanare e mettere in pratica procedure di sicurezza, in volo ed a terra…
I piloti guidano (brutto termine ma volevo evitare ripetizioni) gli aerei di Alitalia e per poterlo fare devono avere titoli ed esperienza specifica in base alle rotte su cui viaggiano (nazionali, continentali, intercontinentali), agli aerei che pilotano (747, 767, Airbus, …) e persino ad alcuni aeroporti in cui atterrano o da cui decollano.
Tornando a poche righe fa: Alitalia S.p.A. è l’operatore ed i piloti, con addestramento e titoli specifici, sono, appunto, i piloti.

Se sei il titolare di un’impresa interessata ad usare i droni, potresti acquistarne uno, registrarlo presso ENAC, e poi farlo pilotare da qualcuno qualificato per farlo.
Un tuo dipendente, un collaboratore o una figura esterna che ti fa un servizio.
Ed in questo caso, a te titolare di impresa, non serve la patente!

Sei un’azienda agricola e vuoi usare un drone, equipaggiato con sensori particolari (termocamere e/o camere multispettrali) per l’analisi della vegetazione e delle coltivazioni?
Lo compri, lo registri presso ENAC e, quando è il momento, ti affidi ad un pilota abilitato per farlo volare.
La responsabilità della manutenzione del drone, dei certificati di progetto, dei manuali operativi, dell’assicurazione di responsabilità civile è dell’operatore.
La responsabilità di quello che avviene in volo è del pilota.

SE OPERATORE E PILOTA SONO LA STESSA PERSONA

Un caso piuttosto diffuso in Italia è che pilota ed operatore siano la stessa persona.
È il mio caso, quello di un libero professionista che lavora con i droni per fare rilievi aerofotogrammetrici in aree in dissesto idrogeologico.
Io sono sia operatore che pilota.
I droni della mia flotta sono registrati a mio nome presso ENAC, ho intestate le assicurazioni dei mezzi, firmo le fatture ai miei clienti per i servizi che faccio e sono il pilota durante le operazioni di volo.
Si dice che tutto collassa in un’unica figura…
Speriamo di reggere!
🙂

COME DIVENTI UN PILOTA DI APR

Se vuoi diventare un pilota di A.P.R. (Aeromobile a Pilotaggio Remoto), un pilota di droni, devi:

  • cercare una scuola riconosciuta ENAC che tenga corsi per il rilascio dell’attestato (io ho fatto i corsi alla scuola di volo Zefiro Ricerca & Innovazione che ha sede nell’aeroporto di Tassignano-Capannori (Lucca);
  • frequentare il corso di lezioni teoriche (un paio di giorni) che trattano di normativa aeronautica, meteorologia, circolazione aerea ed uso dei droni;
  • effettuare una visita medica specialistica di classe LAPL rilasciata da un Esaminatore Aeromedico (io l’ho fatta a Pisa);
  • sostenere e superare un esame sulla parte teorica;
  • frequentare un addestramento pratico sul campo (un altro paio di giorni) dove imparerai a pilotare un drone sotto la supervisione e la guida di un istruttore qualificato;
  • sostenere e superare un esame pratico di pilotaggio.

QUANTO COSTA UN ATTESTATO DI PILOTA?

Non esiste un prezzo di cartello o un tariffario di riferimento per ottenere l’attestato di pilota di droni.
Ogni scuola fa storia a sé.
In linea molto generale ti posso dire che per fare quello che ti ho scritto qui sopra potresti spendere una cifra che va da 1.000 a 1.600 Euro.

DEVO RINNOVARE IL MIO ATTESTATO DI PILOTA?

Sì l’attestato di pilota ha una durata di cinque anni, dopo i quali deve essere rinnovato.
Anche il certificato medico LAPL è valido per 5 anni, ma solo fino ai 40 anni. Dopo, deve essere rinnovato ogni due anni.

MA SERVE FARE UN CORSO PER ESSERE IN GRADO DI PILOTARE UN DRONE?

A questa domanda ti rispondo per pillole:

  • Per lavorare con il drone secondo la normativa italiana vigente, SI serve.
  • Per far volare un drone della grande distribuzione (un Phantom, un Mavic, un Parrot) in un’area aperta lontano da alberi, linee elettriche, strade e persone, NO non serve. Io ho una bambina di nove anni che sa far volare senza problemi un Phantom ed uno Spark.
  • Per sapere dove sei autorizzato a volare con il tuo drone, SI serve.
  • Per sapere il principio per cui una macchina vola, SI serve (a meno che tu non sia un ingegnere meccanio/aeronautico/aerospaziale).
  • Per gestire un’emergenza in volo (avaria, perdita di contatto radio), NI. Serve ma se sei uno smanettone del web trovi parecchie informazioni sul tuo drone specifico semplicemente googleando.

SONO UN PILOTA PATENTATO. POSSO PILOTARE DOVE VOGLIO?

La risposta a questa domanda è tanto semplice quanto secca: NO.
Per spiegarti il perchè mi serviranno invece un po’ di righe…

OPERAZIONI NON CRITICHE ED OPERAZIONI CRITICHE

OPERAZIONI NON CRITICHE

L’articolo 9 del Regolamento ENAC ti dice che cosa sono le operazioni specializzate non critiche.
Sono le attività con il drone, sotto il controllo visivo del pilota (lo devi vedere da terra mentre vola), che non prevedono di sorvolare: aree congestionate, assembramenti di persone, agglomerati urbani ed infrastrutture sensibili.
E questo vale anche in caso di avarie e perdita di controllo del drone.

CHE COSA SONO LE AREE CONGESTIONATE?

Sono zone residenziali, industriali, commerciali, sportive ed in genere zone dove possono esserci assembramenti di persone, anche temporanei.

CHE COSA SONO LE INFRASTRUTTURE SENSIBILI?

Strade ed autostrade (aperte al traffico), ferrovie, porti, carceri, aree militari, …

OPERAZIONI CRITICHE

L’articolo 10 ti dice invece che le operazioni sono critiche quando non rispettano, anche in parte, i limiti delle operazioni non critiche.

Ti faccio degli esempi grossolani:

  • Se voli sopra un podere per fare analisi agricole, non hai nessuno sotto al drone e sei a 500 m dalla prima strada sei in una situazione non critica.
  • Se stai rilevando una cava nel cuore del bacino marmifero di Carrara, una domenica mattina quando non c’è nessun cavatore al lavoro sei in una situazione non critica.
  • Se fai foto aeree di un panorama alpino dalla cima di una vetta sei in una situazione non critica.
  • Se fai l’ispezione di un tetto in città sei in una situazione critica.
  • Se stai volando per fare un’ortofoto di un’area confinante con una strada sei in area critica. Se blocchi il traffico per tutta la durata delle operazioni di volo e non c’è nessun altro nella zona, puoi passare in situazione non critica.
  • Se fai un’ispezione ai tralicci dell’illuminazione di uno stadio sei in situazione critica.
  • Se riprendi i lavori di un cantiere in corso, con gli operai al lavoro, sei in area critica.

A CHE DISTANZA DEVO STARE DAGLI ELEMENTI SENSIBILI PER RIMANERE ALL’INTERNO DI UNO SCENARIO NON CRITICO?

L’articolo 27, comma 2 del Regolamento ti dice che le operazioni non critiche con mezzi che pesano meno di 25 kg devono essere condotte ad una distanza di almeno 150 m dalle aree congestionate e ad almeno 50 m da persone che non siano interessate dalle operazioni e sotto il controllo dell’operatore.

REGISTRAZIONE IN ENAC ED AUTORIZZAZIONE DI ENAC

Per volare in scenari non critici non serve l’autorizzazione di ENAC.
Devi autodichiararti come operatore per essere inserito, con il tuo drone, nell’apposito registro.
Eccolo qui.

Non basta tuttavia compilare un modulo e pagare i diritti di registrazione ed istruttoria (un centinaio di Eruo), devi aver predisposto un po’ di manuali da conservare ed aggiornare.

Te ne elenco solo alcuni: manuale di volo, manuale delle operazioni, registro delle operazioni, risultati di prove sperimentali, …

Chi te li fa?

Se hai tempo, voglia e risorse puoi farli da solo ma non è banale. Io li ho fatti con l’aiuto di un amico ingegnere aeronautico.
Altrimenti ti affidi a società ed organizzazioni di consulenza che ci pensano al posto tuo.

A che costo?

Qui la forbice del prezzo è davvero ampia. Per droni della grande distribuzione molto diffusi, i manuali si stanno standardizzando ed i prezzi sono contenuti, dell’ordine di 200-400 Euro.
Per droni particolari, una consulenza in questo campo può costarti anche un migliaio di Euro.
Per droni realizzati da produttori italiani i manuali sono normalmente compresi nel prezzo della macchina.

Per volare in scenari critici ENAC ti deve autorizzare e devi aver fatto un upgrade del tuo attestato di pilota.
Il corso integrativo per diventare pilota in area critica funziona come quello che ti ho già scritto: corso teorico + esame teorico + corso pratico + esame pratico, per un altro migliaio di Euro (almeno…) e 3/4 giorni di tempo.

Per ottenere l’autorizzazione di ENAC si deve aprire una pratica che prevede l’invio di una domanda e di altri manuali: quelli che hai già predisposto per le operazioni non critiche ed altri integrativi.
Gli uffici ENAC esaminano i documenti e ti autorizzano a volare in aree critiche (in realtà è un po’ più complesso di così perchè ci sono degli scenari operativi standard a cui attenersi, ma non voglio farti troppa confusione).
Anche qui sei registrato in un database online.
Questo.

In ogni caso non si può mai volare sopra assembramenti di persone per cortei, manifestazioni, eventi sportivi, concerti.

Sull’interpretazione del termine sorvolo di assembramento c’è un po’ di fumo sopra.
Non è specificato il numero di persone che costituiscono un assembramento.
E meno male, perchè 100 persone in un ettaro di campagna non sono la stessa cosa di 30 persone che aspettano l’autobus alla fermata.

Comunque, se vuoi riprendere dall’alto il concerto dei Rolling Stones a Lucca, lascia a casa il drone e noleggia un elicottero o un pallone aerostatico frenato e vincolato (quando gli Stones torneranno in Italia…).
Le sanzioni in questo caso sono pesanti!
Si rischia fino al penale.

OK SONO SEMPRE IL PILOTA PATENTATO DI PRIMA. POSSO PILOTARE QUALSIASI DRONE?

Purtroppo la risposta che ti devo dare è ancora NO.
Una circolare emanata ENAC nel Giugno 2016, la LIC-15 “Mezzi aerei a pilotaggio reomoto – Centri di addestramento e attestati di pilota” distingue i droni per peso e tipologia.

Un drone ha una classe ed una categoria.

Ci sono tre classi la cui discriminante è il peso, che ENAC chiama Massa Operativa al Decollo (MOD).
VL – Very Light – droni con peso maggiore di 300 grammi e minore o uguale a 4 kg;
L – Light – droni con peso maggiore di 4 kg e minore o uguale a 25 kg;
H – Heavy – droni con peso maggiore di 25 kg (il regolamento ENAC vale fino a mezzi di 150 kg).

E ci sono quattro categorie che dipendono dal tipo di drone: Ap (drone ad ala fissa), Hc (elicotteri), Mc (multicotteri), As (dirigibile).

Quando fai il corso pratico per diventare pilota APR la scuola ti rilascia un attestato sulla base del mezzo che hai usato in addestramento e nell’esame finale.

Io sono un pilota con attestato valido per pilotare droni Multicotteri di classe Very Light VL/Mc.

Se la tua scuola ti fa fare il corso pratico su un DJI Phantom 4 (un quadricottero che pesa 1,4 Kg) ti abilita per la classe e categoria VL/Mc e non puoi pilotare un Sensefly Ebee che è un drone ad ala fissa, né un altro multicottero da 8 kg.

Fotografia del drone DJI Phantom 4 in volo

HO CAPITO. HO L’ATTESTATO DI PILOTA ANCHE PER LE OPERAZIONI CRITICHE ED UN DRONE CHE POSSO PILOTARE, ORA PERÓ POSSO FARE UN PO’ QUELLO CHE VOGLIO?

Non c’è due senza tre e la risposta non poteva che essere di nuovo NO.

LE REGOLE DELL’ARIA

Qui entrano in gioco le regole dell’aria che ENAC ha definito nel suo Regolamento a partire dalle norme di circolazione aerea dell’aviazione civile, già in vigore.
Quelle norme, per intenderci, che disciplinano il traffico da e per un aeroporto, le rotte d’alta quota dell’aviazione civile, ecc…

Da qui ENAC ha stabilito i limiti oltre i quali non puoi volare con il tuo drone.

Se pensavi di prenderti un Phantom 4 e di mandarlo a fare missioni di volo, senza vederlo, a due chilometri di distanza, mi dispiace dirti che non puoi farlo.
E’ vero che tanti droni che ci sono oggi sul mercato hanno un range d’azione davvero sorprendente, ma in Italia non serve a molto.

Ecco i limiti che devi rispettare quando lavori con il tuo drone:
Altezza massima di volo del drone: 150 m AGL (Above Ground Level, con cui si intende la distanza del carrello del drone dal suolo sottostante);
Distanza massima del drone sul piano orizzontale: 500 m dalla stazione di controllo (da dove sei tu, pilota, con il radiocomando);
Condizioni di volo: VLOS (Visual Line of Sight), il pilota deve sempre vedere il drone in volo (e senza l’aiuto di un binocolo).

Se sei in una C.T.R. (Control Traffic Region), una zona a traffico controllato che fa capo ad un aeroporto, i limiti si riducono rispettivamente a 70 m e 200 m e nelle aree che stanno al di sotto delle traiettorie di decollo ed atterraggio, fino a 15 km da un aeroporto, non puoi far salire il drone ad oltre 30 m dal suolo.

In più (a meno di autorizzazioni in deroga al regolamento):

  • non puoi volare all’interno di un’A.T.Z. (Aerodrome Traffic Zone) aeroportuale, una zona di traffico aereo legato alla presenza di un aeroporto, o a meno di 5 km dall’aeroporto in caso in cui l’ATZ non sia istituita formalmente;
  • non puoi volare in spazi aerei proibiti dalla normativa aeronautica (aree Riservate R e Proibite P);
  • non puoi volare all’interno di parchi naturali e riserve protette.

COME FACCIO A SAPERE DOVE CI SONO ZONE PROIBITE AL VOLO CON IL MIO DRONE?

Puoi registrarti al servizio online di ENAV (Ente Nazionale per l’AViazione) e scaricare i pdf ufficiali delle carte aeronautiche oppure registrarti a questo portale e consultare le mappe aeronautiche digitalizzate (ma la fonte ufficiale rimane il portale di ENAV).

NON SERVIRÀ PER CASO ANCHE UN’ASSICURAZIONE PER IL DRONE?

E qui finalmente ti dico di SI!

Non è possibile lavorare con il drone se non hai stipulato un’assicurazione di responsabilità civile verso terzi, per risarcire eventuali danni accidentali dovuti al suo utilizzo.

Fino a qualche anno fa non era semplice trovare una compagnia che assicurasse il tuo drone ad un prezzo ragionevole.
Oggi, visto il mercato e l’interesse, puoi trovare polizze interessanti di broker e compagnie che coprono i danni del tuo drone, per una cifra che va da 200 a 500 Euro all’anno, anche in relazione a tipo e peso del drone.

I DRONI DA 300 GRAMMI

Se dopo aver letto tutto quello che ho scritto fino a qui (e grazie di cuore per il tuo tempo!) hai deciso di lasciar perdere l’idea di lavorare con il drone, o di integrarlo nel tuo business, perchè le cose da fare sono troppe e troppo onerose, aspetta ancora un attimo.
Leggi queste altre righe.
Potrebbe essere interessante!

UN DRONE INOFFENSIVO

Nella sua linea guida 2016/003-NAV che trovi qui ENAC dice come si fa a dire che un drone è inoffensivo.
La questione ruota intorno all’energia cinetica del drone al momento di un infausto impatto.
Si parla di velocità massima, di densità di energia (cioè di energia in rapporto all’area di impatto), massa operativa al decollo ed altre questioni fisiche, oltre a valutazioni quali-quantitative, con cui non ti annoio.

Nel suo Regolamento generale (all’articolo 12) ENAC dice che un drone che pesa meno di 2 kg può essere usato come se volasse sempre in scenari non critici (anche quando è in città, in aree sensibili, ecc….) purchè sia riconosciuto inoffensivo.

Per i calcoli matematici che ti dicevo prima, un DJI Phantom 4, anche se pesa 1.4 kg, non può essere considerato inoffensivo perchè vola ad una velocità massima di 70 km/h e l’energia cinetica (che è proporzionale al quadrato della velocità) supererebbe la soglia della dichiarazione di inoffensività.

Questo è solo un esempio ma vale per altri droni della stessa taglia.

Ma se cala la massa e la velocità massima e si proteggono le parti rotanti dal contatto diretto con aree sensibili del corpo si può rendere inoffensivo un drone.

PERCHÈ 300 GRAMMI?

Negli ultimi mesi c’è stata un’esplosione di nuovi operatori che si sono certificati in ENAC con droni inoffensivi da 300 grammi, ormai famosi col nome di trecentini.

Il peso, 300 grammi, non è un obbligo per rendere un drone inoffensivo.
Ci sono produttori che costruiscono macchine più pesanti e che hanno ottenuto la certificazione di inoffensività: multicotteri limitati nella velocità massima o droni ad ala fissa (aerei) in polistirolo con parti rotanti protettissime.

Tuttavia avere un drone che pesa meno di 300 grammi ti permette di pilotarlo senza aver bisogno né dell’attestato di pilota APR né del certificato medico specialistico.

La prima categoria di droni per cui si rilascia attestato di pilota è infatti la VL (Very Light), mezzi che pesano più di 300 grammi.

Ed ecco la formula magica che ha fatto esplodere la trecentite:
Prendi un drone che pesa 300 grammi (o meno), lo fai accettare e registrare come inoffensivo, e puoi usarlo senza attestato di pilota, senza certificato medico e sempre in scenari non critici.

MA PERCHÈ SONO ARRIVATI TUTTI ORA?

Sì vabbè, ma droni piccoli ed innocui ci sono da un po’ di tempo, si trovano anche al supermercato. Perchè arrivano tutti ora?
Perchè da un po’ di mesi le ditte produttrici di droni hanno messo sul mercato mezzi piuttosto sofisticati nell’elettronica e nella sensoristica di bordo degni di essere usati per lavoro.
Ti sfido a lavorare con un drone da 70€, che scatta foto da 3 megapixel senza GPS, bussola ed altri strumenti di aiuto al volo…
Praticamente impossibile!

Tra i droni che hanno innescato la carica dei trecento ci sono il DJI Spark, che ti ho citato all’inizio di questo articolo, e il Parrot Bebop.
Ma ce ne sono altri ugualmente validi di altre ditte specializzate.

Fotografia di Paolo Corradeghini mentre pilota il drone DJI Spark

QUINDI ORA CHE HO UN DRONE DA 300 GRAMMI POSSO FARCI QUELLO CHE VOGLIO?

Purtroppo devo tornare ancora una volta a dirti un NO.

Ti scrivo per punti quello che dovresti fare una volta dopo l’acquisto:

  • verificare che la massa del drone con i paraeliche non superi i 300 grammi;
  • se li supera (il DJI Spark con i paraeliche in dotazione pesa 340 grammi) devi alleggerirlo sostituendone alcune parti con pezzi che pesano di meno;
  • predisporre alcuni documenti tra cui il Registro delle Operazioni e il Manuale di Volo;
  • inviare ad ENAC una dichiarazione di responsabilità e di rispondenza del mezzo per l’accettazione della sua inoffensività;
  • assicurare il drone con una polizza di responsabilità civile verso terzi;
  • aspettare di essere inserito nel registro degli operatori per operazioni specializzate non critiche prima di iniziare a lavorare con il drone.

Anche per un drone inoffensivo da 300 grammi valgono gli stessi divieti e limiti che ti ho scritto prima legati alla presenza di aeroporti, aree protette, aree proibite, ATZ, CTR, …

E non puoi sorvolare persone assembrate.

COME LO ALLEGGERISCO?

Per alleggerire un piccolo drone e farlo rientrare nei 300 grammi trovi online consulenti e società di consulenza che per 150-300€ Euro:

  • ti vendono il kit per sostituire in autonomia alcune parti del drone con pezzi stampati in 3D e ti preparano i manuali per la documentazione ENAC;

oppure

  • intervengono direttamente sul drone che gli spedisci e te lo ridanno dimagrito e pronto per la registrazione

VOGLIO SOLO DIVERTIRMI!

Se ti piacciono i droni ma hai deciso che ti ci vuoi solo divertire sei un aeromodellista, il tuo drone è un aeromodello!

Dimentica la maggior parte delle cose che ho scritto fino a qua ma sappi che:

  • devi volare in zone non popolate, lontano da edifici ed infrastrutture (quanto lontano? il regolamento non lo specifica, parla solo di sufficientemente lontano);
  • puoi alzare il drone da terra fino a 70 metri e devi farlo stare entro un raggio massimo di 200 metri dal punto di decollo;
  • devi volare fuori dell’ATZ e di una CTR aeroportuale, fuori da aree regolamentate e zone proibite;
  • non è obbligatoria un’assicurazione sul mezzo ma le compagnie assicurative propongono polizze per aeoromodelli a prezzi molto più bassi rispetto a quelle per un SAPR.

SEI ALLA FINE!

Grazie per aver resistito fino a qui.

Siamo alla fine dell’articolo e prima di salutarti ti lascio con alcune mie considerazioni personali, anche queste in pillole:

  • I droni stanno entrando con prepotenza in tantissimi settori professionali e della nostra vita. Se ne sentirà parlare sempre di più. Ignorarli sarebbe come girarsi dall’altra parte e sperare che queste vespe spariscano. Non credo lo faranno!
  • I droni non sono giocattoli. O meglio, alcuni sì, ma quelli che usiamo per lavorare non lo sono. Anche se hanno un’elettronica di bordo davvero sofisticata e spesso ridondante sono pur sempre oggetti che mandi per aria ed in aria ci sono anche altre cose: da un cavo elettrico dell’alta tensione ad altri velivoli, civili e militari. Attenzione, prudenza e buon senso dovrebbero essere resi obbligatori per legge!
  • Dopo un periodo di smarrimento e buio in cui ognuno faceva un po’ quello che voleva, la normativa italiana sui droni ha preso vita mutuando le regole dell’aria valide per tutta l’aviazione anche a questo settore. Capirai certamente che ciò non ha molto senso pratico e si è scontrato con l’applicabilità delle stesse leggi ad oggetti volanti che non trasportano persone, non hanno gasolio a bordo, ecc… Per questo motivo ENAC sta continuamente limando ed aggiornando i suoi regolamenti. Credo che continuerà a farlo, anche in previsione di un’unificazione delle noerme europee. Chissà cosa sarà in vigore quando leggi questo articolo!
  • Oggi (fine 2017) lo sviluppo dei droni (elettronica e sensoristica di bordo, batterie e materiali, …) sta andando alla velocità della luce! Un po’ come è successo per gli smartphone negli ultimi anni. Penso che la sfida dei produttori si giocherà molto nel campo dei droni che pesano meno di 300 grammi, per realizzare mezzi sempre più performanti utilizzabili con tutte le agevolazioni che ti ho descritto prima.

 

Bene, spero di aveti dato informazioni utili nel caso tu sia interessato a lavorare con il drone in Italia.

Per qualsiasi informazione o chiarimento non esitare a scriverlo tra i commenti o a contattarmi tramite social network, via email a paolo.corradeghini at 3dmetrica.it oppure su telegram www.telegram.me/paolocorradeghini

A presto!

Paolo Corradeghini

 

Ho registrato un’intervista a Flavio Angoli, pilota, operatore ed istruttore di volo per APR dove si parla di leggi, regolamenti ed informazioni utili per utilizzare i droni, per lavoro, in Italia.
Puoi ascoltare questa puntata del podcast qui sotto:
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E qui invece parliamo di droni “trecentini” ed “inoffensivi” con Alessandro Bruscagin:
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Se ti va di ascolare anche le altre puntate Podcast di 3DMetrica puoi farlo su su Spreaker, iTunes e Spotify

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Paolo Corradeghini

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25 Comments


Umberto
22 January 2018 at 15:01
Reply

Ciao Paolo, ti ringrazio per il tuo articolo che risponde ad alcuni (purtroppo non tutti) dei miei dubbi. La situazione in cui mi trovo è la seguente: vorrei utilizzare un drone per realizzare alcune riprese per un documentario sull’attività del nostro gruppo speleologico (notoriamente queste attività sono non a scopo di lucro ma a fine divulgativo sulle problematiche idro geologiche di una zona e quant’altro, in sostanza è volontariato). Quindi il documentario pur essendo probabilmente proiettato a convegni e/o serate divulgative non mi porterà alcuno spicciolo in tasca. Sotto queste condizioni, sto ancora lavorando con il drone?
Ti ringrazio per una tua eventuale risposta!



    Paolo Corradeghini
    24 January 2018 at 10:42
    Reply

    Ciao Umberto,
    grazie per il tuo commento!
    Il confine tra lavorare con un drone e usarlo per scopi ludico-ricreativi a volte può essere una linea non facile da tracciare.
    Il tuo caso è uno di questi.
    Per una risposta solida ed inequivocabile sarebbe opportuno rivolgersi ad un legale esperto del settore.
    Ma provo comunque a darti una mia interpretazione dello scenario.
    L’attività con il drone non è lucrativa per te, ossia, come hai scritto tu, non ti porta niente in tasca.
    Tuttavia è un servizio che serve qualcun altro, il tuo gruppo speleologico e la divulgazione delle sue attività.
    Per questo motivo, facendo un servizio per altri, anche se non sei pagato ed anche se fai parte dell’associazione stessa, mi verrebbe da dire che le attività con il drone non si prefigurano più come attività ricreativa.
    Se poi le riprese che hai fatto suscitano l’interesse di un’azienda tecnica o un ente locale (che le vedono ad un convegno) e questi decidono di supportare le attività speleologiche con una sponsorizzazione economica o fornitura di materiale ecco che la tua attività ha portato un guadagno indiretto.
    Mi rendo però conto che la linea di divisione è davvero sottile e non essendo un esperto legale di queste cose non mi sento confidente al 100% nel darti questa risposta come garantita…
    🙂
    A presto!
    Paolo

      Umberto
      24 January 2018 at 12:57

      Ti ringrazio per la risposta Paolo. In effetti poi mi sono un po’ informato e la cosa rientrerebbe nel lavoro professionale (anche se alla fine per me sarebbero solo spese). Ma tant’è… Alla peggio mi ci farò qualche video per youtube poi si vedrà se evolve in qualcosa che merita un attestato. Grazie ancora!

massimo
19 February 2018 at 9:35
Reply

Gentile Paolo,
Prima Di Tutto Complimenti Per Il Sito e gli interessantissimi approfondimenti tematici.
Relativamente alla sezione “QUELLO CHE DEVI SAPERE SE VUOI LAVORARE CON I DRONI” vorrei sapere se il materiale (cartografia digitale, ecc..) reso disponibile dal sito Cartografia SAPR, Previa Registrazione è fruibile gratuitamente . Grazie e buon lavoro.
Massimo



    Paolo Corradeghini
    19 February 2018 at 10:48
    Reply

    Ciao Massimo,
    grazie per i tuoi complimenti!
    Sul sito web cartografiasapr.it puoi consultare la cartografia online gratuitamente, previa registrazione.
    Non hai la possibilità di scaricare dati o documenti, ma solo di consultare un piccolo portale cartografico con le informazioni aeronautiche.
    Puoi invece scaricare i pdf ufficiali delle carte aeronautiche dal sito ENAV, anche qui previa registrazione e sempre gratuitamente.
    La cartografia ENAV ha valenza ufficiale.
    Ho scritto un post su LinkedIn su come registrarsi al portale ENAC e accedere alla carte.
    Sperando che tui lo possa leggere, lo trovi qui.
    Fammi sapere in caso non riuscissi ad accedere al contenuto che ti riporto il testo qui nei commenti.
    Ciao!

dANILO
17 March 2018 at 12:14
Reply

grazie per l’ottimo articolo. sono arrivato qui per una ricerca specifica che non ha ancora trovato risposta e forse tu puoi chiarirmi le idee. avevo sentito di droni trattenuti a terra con un cavo, ne sai qualcosa?



    Paolo Corradeghini
    18 March 2018 at 15:06
    Reply

    Ciao Danilo, grazie a te del tuo commento!
    Utilizzare un cavo per trattenere i droni è un modo per gestire il rischio nelle operazioni specializzate.
    Prima di un’operazione con APR si deve fare un’analisi del rischio che prenda in considerazione l’area delle opeazioni, un’area di sicurezza (buffer) esterna a quella delle operazioni e gli elementi sensibili a terra che si trovano nelle vicinanze.
    Se risulta necessario, si può vincolare il drone a terra con un cavo per evitare che, in caso di perdita di controllo, possa interessare elementi sensibili.
    Non è comodissimo volare con il cavo di ritenuta ma a volte può essere l’unica soluzione per poter fare le operazioni in programma.
    Spero di averti risposto!
    Se invece la tua domanda si riferiva a qualche altra cosa specifica mi dispiace ma non riesco ad aiutarti nella tua ricerca…
    Ciao!
    Paolo

Alessandro Farina
20 March 2018 at 15:05
Reply

ciao! complimenti per il tuo lavoro e per l’articolo… credo che ci sia un solo errore: quando usi un “trecentino” lo puoi fare senza attestato e assicurazione… ma non limitatamente agli scenari non critici, ma anche critici…



    Paolo Corradeghini
    20 March 2018 at 20:28
    Reply

    Ciao Alessandro,
    grazie per il tuo commento!
    Hai perfettamente ragione, forse non mi sono spiegato benissimo per il caso specifico.
    Con la frase “… puoi usarlo senza attestato di pilota, senza certificato medico e sempre in scenari non critici” intendevo dire che tutte le operazioni con un trecentino diventano “non critiche”.
    Ciao!
    Paolo

Bracco Baldo
23 April 2018 at 10:55
Reply

Sarà come dici, ma su Subito. It ci sono migliaia di droni usati in Vendita, causa inutilizzo…



    Paolo Corradeghini
    23 April 2018 at 18:45
    Reply

    Ciao!
    Se sono droni che pesano più di 300 grammi posso capire che siano su Subito.it perchè se il pilota non ha l’attestato e non è registrato come operatore lo può usare solo per divertimento personale e preferisce metterlo in vendita per inutilizzo.
    Per i droni sotto i 300 grammi è un po’ più semplice ma omunque un po’ di materiale va comunque prodotto.
    Al momento non è immediato (né gratuito) essere operativo per lavorare con un drone, in Italia, e questo può scoraggiare e sconfortare aspiranti piloti.
    Grazie del commento!

samuele
5 June 2018 at 12:27
Reply

Ciao Paolo ho letto il tuo articolo, complimenti molto interessante.
Vorrei chiederti delle informazioni se possibile poichè vorrei acquistare un DJI SPARK per uso professionale. Sapevo e ho trovato conferma nel tuo articolo che grazie al kit di alleggerimento posso ”tranquillamente” utilizzare il drone senza dover prendere l’attestato di pilota A.P.R. ; Ora detto ciò la domanda è la seguente: Visto che sono un Geometra la mia idea era di utilizzare il drone principalmente per la realizzazione di rilievi di Facciate architettoniche che poi vorrei esportare in Autocad nel formato DWG/ DXF per poterci lavorare, sapresti consigliarmi un Programma adatto alle mie esigenze? e soprattuto questo drone può davvero soddisfare le mie necessità?
in attesa di una vostra gradita risposta,
distinti saluti Samuele.



    Paolo Corradeghini
    6 June 2018 at 13:40
    Reply

    Ciao Samuele,
    grazie per il tuo commento.
    Recentemente sono stati pubblicati alcuni articoli molto interessanti sull’utilizzo dello Spark nel rilievo di facciate di edifici.
    Te nel linko uno, a mio avviso il più interessante, dove trovi un po’ di dettagli a riguardo.
    Lo trovi qui.
    Per quanto riguarda i software da usare per i tuoi scopi ti posso consigliare Agisoft Photoscan, che uso personalmente, Pix4D, 3DZephyr Pro (italiano) e LiMapper (GVI).
    Tutti questi software hanno un motore che risolve gli stessi algoritmi di calcolo, che si chiamano “structure from motion”, e tutti (credo!) ti permettono di esportare gli output in formato DXF per caricarli dentro un CAD o un GIS o altri software che lavorano con vettori.
    Spero di averti risposto adeguatamente.
    Ciao Samuele!
    Paolo

Brizi Riccardo
9 August 2018 at 12:07
Reply

Ciao Paolo
ho intenzione di intraprendere un corso sapr riconosciuto dall’Enac e lo faccio principalmente per avere uno sbocco professionale(non amo il mio lavoro attuale) mi sono informato e ho la sensazione che sia una buona idea ma al netto di tutto quello che hai scritto nel tuo articolo ne desumo che non sia così semplice ne tantomeno a buon mercato. dall’alto della tua esperienza la mia sensazione sulla valenza che il corso ti può dare in ambito lavorativo risponde al vero oppure sto facendo dei “voli pindarici”? ti ringrazio anticipatamente per la tua risposta



    Paolo Corradeghini
    9 August 2018 at 19:03
    Reply

    Ciao Riccardo,
    grazie per il tuo commento.
    Mi piacrebbe avere una sfera di cristallo per conoscere il futuro del mondo dei droni da qui a qualche anno, sia per quanto riguarda le macchine in commercio che per quanto riguarda le normative.

    Non so darti una risposta precisa sugli sbocchi professionali che può darti un attestato.
    Quello che mi sento di dirti è che non è un riconoscimento formale che ti apre una possibilità lavorativa quanto piuttosto i rapporti con le persone ed i contatti diretti.
    È pur vero però che se vuoi lavorare con i droni oggi in Italia, a meno della categoria dei trecentini, un attestato di pilota è necessario.

    Credo che il settore degli APR si svilupperà ancora per un bel po’ e le occasioni non mancheranno.
    Ma con loro aumenterà anche la saturazione di persone che vogliono lavorare con i droni quindi sarà tutto un po’ più complicato.

    Per quanto riguarda il corso per diventare pilota APR riprendo quello che ho scritto nell’articolo.
    Non serve per imparare a volare, per quello serve esperienza e pratica. È proprio come la patente di guida, non sei un bravo pilota appena l’hai conseguita, diventi bravo con il tempo.
    Il corso serve invece per conoscere tutte le regole dell’aria e sapere che cosa puoi e non puoi fare. Proprio come la parte teorica della patente, i divieti, i limiti di velocità ecc.
    L’attestato serve, oggi, se vuoi diventare pilota e fare del lavoro aereo.
    Diventare pilota APR non è per niente difficile, le materie sono alla portata di tutti e così la parte pratica.
    Sicuramente non è economico.

    Non sono sicuro di aver risposto alla tua domanda.
    Spero di averti dato almeno qualche spunto.
    Considera che il mio “osservatorio” è piuttosto limitato, occupandomi solo di fotogrammetria e rilievi del territorio.
    Mi manca una bella fetta di mercato di cui non conosco bene le dinamiche (ispezioni, fotografia e video creativi, agricoltura, soccorso, polizia stradale, …).

    Se ritieni di voler approfondire ancora l’argomento non esitare a scrivere.
    Ciao!
    Paolo

Lorenzo
29 August 2018 at 14:05
Reply

Gentile Paolo,
innanzi tutto permettimi di ringraziarti per l’esaustiva guida da te redatta.
Vorrei acquistare un drone per scopi professionali (operazioni non critiche), e sto valutando, visto le nuove offerte del mercato, se fare o meno l’attestato (o magari iniziare senza e se poi il lavoro prende piede fare il corso)

A tal proposito ti chiedo:
1) Con un drone a 300 grammi (come il recentissimo parrot anafi) posso lavorarci professionalmente in aree non critiche? Che spese sono necessarie in questo caso?quali altre “libertà” offrono questo tipo di veicoli a 300g?
Nel caso decidessi per l’attestato, la procedura di rifacimento ogni 5 anni in cosa consiste? Nel rifacimento degli esami?

Grazie infinite
Lorenzo



    Paolo Corradeghini
    29 August 2018 at 15:07
    Reply

    Ciao Lorenzo, grazie per il tuo commento.
    Ho scritto due articoli sull’impiego di droni trecentini inoffensivi per applicazioni topografiche (io ho usato il DJI Spark) che puoi trovare a questi link:
    Fotogrammetria con lo Spark 1
    Fotogrammetria con lo Spark 2

    A mio avviso credo che si possano usare per scopi professionali a patto di conoscere i loro evidenti ed innegabili limiti.
    In questo caso dovrai scegleire il drone che ritieni più adatto ai tuoi scopi, alleggerirlo per portarlo a pesare, con i paraeliche, 300 grammi, presentare ad ENAC documentazione tecnica per l’iscrizione agli elenechi degli operatori per operazioni non critiche (corrispondendo la cifra richiesta), dovrai assicurarlo con una polizza di responsabilità civile verso terzi e sarai pronto ad operare.
    Direi che, ad occhio e croce, escludendo drone e software, la spesa per fare tutto questo dovrebbe aggirarsi intorno a 400€.
    Ma potrei sbagliarmi ed essere smentito da eventuali offerte di mercato che non conosco.

    Se decidi di diventare pilota APR la procedura di rinnovo dell’attestato consiste in un test che credo sarà più semplice di quello sostenuto per il rilascio dell’attestato.
    Non so dirti di più su questo perchè la normativa ENAC sui droni è in continua evoluzione e non ho ancora dovuto effettuare personalmente il rinnovo del mio attestato.

    Spero di aver risposto alle tue domande.
    Se hai altri dubbi non esitare a contattarmi.

    Ciao e buona giornata.
    Paolo

hit gracci
7 January 2019 at 19:10
Reply

Ciao Paolo, anzitutto complimenti per l’articolo.
Sto pensando di affiancare alla mia professione di architetto anche l’utlizzo di un drone per eventuali indagini ed ispezioni a cantieri/coperture/terreni e per riprese in strutture private a fini pubblicitari; quello che ho chiaro è che per non affrontare spese enormi mi conviene optare per un trecentino (nello specifico pensavo ad uno spark) ma non ho ben chiaro se oltre all’assicurazione occorre comunque una registrazione particolare ad ENAC dato che molti di questi lavori sarebbero in scenari critici.

Grazie e buon lavoro

Hit



    Paolo Corradeghini
    8 January 2019 at 21:03
    Reply

    Ciao Hit, grazie del tuo commento.
    Per poter lavorare con lo Spark è necessario che:
    – allegerisci lo Spark per portarne il peso a 300 grammi (paraeliche incluse);
    – devi preparare una pratica di richiesta ad ENAC per inserirlo nell’elenco dei mezzi inoffensivi, affiancato al tuo nome come operatore registrato.
    – devi assicurare il drone.
    A questo punto sei operativo per poter lavorare con il drone.
    Tutti gli scenari diventano non critici ma devi comunque rispettare le regole dell’aria e gli spazi vietati nelle carte aeronatiche ENAV.

    Spero di averti dato informazioni utili.
    Se hai altri dubbi non esitare a scirvermi.

    Ciao e buon lavoro!
    Paolo

Toscani Fabio
10 January 2019 at 16:36
Reply

Ciao Paolo inutile farti i complimenti…io sono Fabio vigile del fuoco di Bergamo per passione volo con mio figlio ora mi si propsetta l opportunita di poter lavorare con queste fantastiche macchine e volevo chiederti :
Dato che a breve faccio il Corso base e registro il mio mavic pro a mio nome in modo da avere ore riconosciute A Fini professionali posso far guidare lo stesso mavic intestato a Me ma ad altri colleghi sempre in possesso Dell attestato in modo da poter far riconoscere le ore di volo anche a loro? Grazie mille
Non riesco a scrivere la mail correttamente cmq è tutto minuscolo …



    Paolo Corradeghini
    12 January 2019 at 16:20
    Reply

    Ciao Fabio, grazie del tuo commento.
    Devo sistemare il layout dei commenti, hai ragione!
    Grazie della pazienza!

    Se registri un APR a tuo nome come operatore presso i registri ENAC puoi farlo pilotare a piloti abilitati secondo gli scenari delle operazioni specializzate.
    Quindi la risposta alla tua domanda è: sì!

    Dovrai tenere un registro delle operazioni della macchina, compilato per ogni missione dal pilota di turno.
    E ciascun pilota dovrà tenere poi un logbook delle proprie missioni dove segnerà le ore di volo con riferimento alla tua macchina.

    Spero di aver risposto alla tua domanda.
    Per altri dubbi o informazioni non esitare a scrivermi.
    Ciao e a presto!

    Paolo

Luca
25 June 2019 at 17:00
Reply

Ciao e complimenti, ho ancora una domanda da farti che dall’articolo non mi è chiaro.
Se sorvolo area aziendale privata posso farlo tranquillamente come fosse il giartdino di casa mia o ci sono di limiti?

Grazie e compliemnti ancora



    Paolo Corradeghini
    1 July 2019 at 21:58
    Reply

    Ciao Luca,
    formalmente lo spazio aereo non è di proprietà e si parla di spazio aereo dal momento in cui il drone stacca il carrello da terra.
    Credo però che per queste cose sia necessario sempre un po’ di buon senso.
    Se si tratta di sorvolare l’area di proprietà di un’azienda per raggiungerne un’altra ipiù lontana, non vedo perchè non si possa fare.
    Specialmente se voli piuttosto alto da terra.

    Se invece vuoi fare delle gare di velocità all’interno di un parcheggio chiuso volando a pochi metri da terra avrei delle obiezioni!
    🙂

    La questione fotografica poi fa storia a sé.
    Qui si entra nelle leggi sulla privacy che vale per tutti i dispositivi in grado di registrare video o scattare immagini, indipendentemente che siano camere professionali, smartphone o droni…

    Ciao Luca, grazie del commento!

    Paolo

Pippo
9 May 2020 at 10:25
Reply

C’è un po’ di confusione con l’aeromodello. Nessuno drone con rth/GPS è un aeromodello, sono tutti apr. Non è in base al loro utilizzo che si stabilisce la loro classe di appartenenza. Gli aeromodelli sono per esempio i syma e gli Eachine, passando per il minicottero che si usa in casa. Purtroppo, con questa idea dello scoo ludico-uso ciò che voglio si era creato l’abusivismo che tutti conosciamo e ha portato enac a dover procedere nel fare conseguire l’attestato per operazioni non critiche con un semplice esamino online. Ho lavorato con gli aeromodelli senza bisogno dei titoli enac.



    Paolo Corradeghini
    16 May 2020 at 17:00
    Reply

    Grazie per il tuo commento,
    al momento la distinzione tra droni e aeromodelli è in base al loro utilizzo, indipendentemente dalle attrezzature di bordo.
    Concordo con te che sarebbe opportuno avere regolamenti chiari e semplici, in modo da non creare equivoci o lasciare dubbi irrisolti.
    A presto!

    Paolo

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    Non è detto che quello che ti serva sia un'ortofo Non è detto che quello che ti serva sia un'ortofoto di una facciata.
Potresti correggere la distorsione prospettica con software di fotoritocco e "raddrizzare" l'immagine (per i tuoi scopi).

Il punto di presa e la forma dell'oggetto fotografato deformano la rappresentazione secondo una vista prospettica.
Linee parallele nella realtà (muri verticali) sono convergenti nello spazio immagine.

Tutti i principali software di photoediting hanno strumenti di correzione della prospettiva.
Ci sono nel famoso Photoshop, nell'open source Gimp e nel "nuovo" ed economico Affinity Photo.

Funzionano più o meno nel solito modo.
Intervieni sulle immagini alterando i pixel e, aiutato da una griglia virtuale, allinei gli elementi dell'immagine alla maglia.
È veloce e non richiede hardware super.

La posizione reciproca tra punto di presa ed oggetto fa molto.
Così come la forma di quello che hai fotografato è rilevante.

È diverso dal fare un'ortomosaico.
Così come è diverso dall'usare, in campo, un obiettivo basculante e decentrabile ("tilt/shift") per le foto.
Ma è piuttosto pratico e può funzionare ugualmente.

Dopo tutto il raddrizzamento delle foto del costruito è una tecnica che gli architetti usano da parecchio tempo.
😉
    Se non puoi fare a meno di parcheggiare la tua aut Se non puoi fare a meno di parcheggiare la tua auto al di fuori dell'area del rilievo, vale la pena fare attenzione a dove la posteggerai.
Non è uno scherzo!
:)

La fotogrammetria è una tecnica passiva e gli algoritmi Structure from Motion riescono a ricostruire solo quello che si vede nelle immagini.
Un'automobile è un elemento di disturbo, neppure troppo piccola.
Può nascondere informazioni importanti o potrebbe essere difficile da togliere dalla nuvola di punti.

Parcheggiarla in un'area pianeggiante, su una superficie omogenea è una buona idea.
I motivi sono (almeno) due.

Il primo è che puoi facilmente ritoccare le fotografie dove è presente in modo da rimuoverla.
Software di fotoritocco hanno strumenti molto efficienti!
Può richiedere un po' di tempo (dipende dal numero di foto) ma il risultato è generalmente buono.
Qui sotto vedi un "prima" ed un "dopo" fotoritocco.

ll secondo motivo è che, se non ritocchi le foto, l'auto sarà un elemento isolato nella nuvola di punti che "emerge" dal terreno.
Questo ti permette di trattarla velocemente ed efficaciemente per rimuoverla, tenendo solo i punti del terreno.

Se la parcheggi a ridosso del piede di una parete di roccia non sarà immediato fare le cose che ho scritto qui sopra.
    Droni e missioni di volo automatiche - Attenzione Droni e missioni di volo automatiche - Attenzione ai modelli di elevazione a larga scala

Non prendere "a scatola chiusa" e senza controllare i modelli digitali di elevazione che si usano per la pianificazione automatica delle missioni di volo per droni.
Possono esserci differenze importanti (talvolta enormi) con la realtà.

Una missione di volo per aerofotogrammetria andrebbe eseguita mantenendo il più possibile costante la distanza "drone-terreno".
Se lavori lungo pendii o terreni inclinati è possibile farlo usando software di mission planning che caricano al loro interno dei modelli di elevazione a cui si riferiscono per impostare l'altezza del drone in volo.

A meno di usare modelli ad hoc, che hai fatto tu e su cui sei confidente, i modelli di riferimento sono a larga scala e non riescono a definire bene le caratteristiche locali.
Spesso non sono aggiornati.

Nella prima foto vedi uno screenshot di Google Earth Pro (in cui ho attivato l'opzione "Terreno 3D") per un'area di cava in cui dovevo fare un rilievo con APR.
Sembrerebbe un pendio acclive, ma regolare.

La seconda invece è una foto presa in volo, che mostra come sono realmente le cose.
Lo sperone di roccia stacca dal pendio circa 50-60 metri.
Un piano di volo automatico non lo avrebbe considerato...
    Se ricevi una nuvola di punti di un alveo e devi f Se ricevi una nuvola di punti di un alveo e devi fare una modellazione idraulica, puoi estrarre le sezioni che ti servono in totale autonomia.
Mi piace dire spesso che "la nuvola di punti crea (in)dipendenza".

Hai a disposizione dati densi (punti molto vicini) e continui, da cui tirare fuori quello che ti serve, secondo le tue necessità e sensibilità.
È mooolto diverso rispetto ad avere un numero finito di sezioni, fatte di punti discreti, battuti con strumenti terrestri.

Con gli strumenti di interrogazione delle nuvole che mette a disposizione Potree (codice open source per condividere nuvole di punti tramite browser) si possono fare sezioni.
Se la fai abbastanza sottili puoi esportare un file CSV delle coordinate dei punti della sezione.
Oltre all'indicazione della terna x,y,z,per ogni punto hai anche la progressiva ("mileage").
Estraendo solo la progressiva e la quota hai i dati per creare una sezione 2D.

Ci puoi fare una polilinea in CAD, o puoi importare le coordinate in HEC-RAS (software di modellazione idraulica) ed avere immediatamente una sezioni su cui far girare il modello.

Se vedi che manca qualcosa, puoi tornare sul modello 3D ed estrarre una nuova sezione, immediatamente.
In modo indipendente.
    Gli algoritmi di estrazione automatiche delle cara Gli algoritmi di estrazione automatiche delle caratteristiche di una nuvola di punti riescono ad estrarre i punti del terreno da tutto il resto.
Ma non sono infallibili.

Molto lo fa il tipo di nuvola trattata (fotogrammetrica, laser scanner o lidar).
E tanto fa anche l'elemento modellato (una facciata verticale, un versante mediamente pendente vegetato o un parcheggio piatto e vuoto).

Può capitare che vengano classificati come terreno dei punti che, con il terreno, non ci azzeccano niente.

Si possono ritoccare manualmente, editando la nuvola localmente, per raffinare la classificazione, oppure si può provare ad usare qualche filtro di pulizia automatica del rumore.

Uno che funziona bene è l'SOR (Statistical Outlier Removal) e lo trovi nella maggior parte dei software di editing (Lidar360 e Cloud Compare ce l'hanno).

La classificazione dei punti del terreno produce una nuvola piuttosto "rada" (rispetto all'originale) dove gli "outliers" si vedono bene e sono facilmente identificabili.

Attenzione alle zone di bordo.
Lì potrebbero andare via anche i punti "buoni" che, non avendo nessun dato da una parte, vengono identificati come sporco.

Da qui dovresti avere un dato più pulito per continuare la classificazione precisa.
    Si parla tanto del famigerato "Bonus 110%". Non en Si parla tanto del famigerato "Bonus 110%".
Non entro nel merito della materia urbanistica né di quella economica, perchè non le conosco.
Faccio alcune considerazioni sui rilievi.

Progettare una riqualificazione energetica ha spesso bisogno di un rilievo che supporti le scelte per fare il "salto energetico": nuovo cappotto termico, manutenzione del tetto, pannelli fotovoltaici, infissi...

In un condominio grande, un rilievo 3D dà informazioni utili e misurabili, in modo molto efficace e veloce.

Integrare il laser scanner con la (aero)fotogrammetria da drone permette di avere un modello completo, anche delle parti invisibili da terra.

Il rilievo dello stato attuale è anche utile per sanare abusi o difformità che rischiano di vanificare tutto l'iter...

Mi sento di consigliarti professionisti che conoscano bene il mondo dei rilievi con output 3D, la topografia ed i principi della misura.
E, per fortuna, ce ne sono tanti!

Scegli qualcuno che si prenda la responsabilità del dato restituito (firmandoti un documento tecnico).
Sembra poca cosa (non lo è) ma se le cose non vanno bene, può fare la differenza.

Questa manovra sta scuotendo un po' anche il mondo dei rilievi applicati all'edilizia.
Ed è una buona cosa!
👍🏻😉
    RILIEVI E STRUMENTI - LE BATTERIE NON FINISCONO MA RILIEVI E STRUMENTI - LE BATTERIE NON FINISCONO MAI!

Condivido alcuni pensieri sulle batterie, necessarie a far funzionare tutto quanto.

Faccio una lista delle batterie/dispositivi che ho caricato, sto caricando e dovrò ancora caricare (non per vanto ma per gli scopi del post):
- drone principale e radiocomando;
- drone di backup e radiocomando;
- stazione totale e laser scanner (per fortuna sono integrati) + controller;
- GNSS 1 e controller;
- GNSS 2 e controller;
- fotocamera digitale;
- fotocamera 360°;
- tablet per sorvolo con drone;
- battery pack per eventuali bisogni in campo;
- walkie talkie.

Sono davvero tante!

E da qui faccio tre considerazioni.

1.
Prima di partire per un rilievo in campo, prenditi il tempo necessario per ricaricare tutte le batterie.
Potrebbe non essere poco.

2.
Se prevedi di alloggiare fuori per più giorni, attrezzati per ricaricare tutto in modo efficiente.
Portati prese multiple e "ciabatte".
Spesso le prese negli hotel non sono tante...
Se sei all'estero, ricordati gli adattatori!

3.
Se viaggi in aereo informati bene sulle batteria che trasporti e su dove possono stare in volo (le batterie LiPo dei droni non possono viaggiare in stiva)

4.
Fanne buona manutenzione...
    È importante fare i conti con il trasporto della È importante fare i conti con il trasporto della strumentazione in campo o un rilievo potrebbe trasformarsi in un incubo.

Quello che dovresti considerare è la logistica generale:
- che tipo di rilievo si deve fare;
- quali strumenti usare e da portare in campo;
- treppiedi, aste, paline, target ed altri accessori;
- come si arriva in campo (accesso carrabile);
- se si deve camminare un po' (e, aggiungo, su quale superficie e con eventuali dislivelli).

Potresti essere tentato di "portare tutto, che non si sa mai", ma se poi il tutto lo devi trasportare a mano può essere un problema (e, a volte, neppure piccolo).

La portabilità di uno strumento topografico incide poco sul suo prezzo, ma molto sulla praticità.
Se la custodia rigida di una stazione totale ha l'opzione di essere trasportata come uno zaino ti libera completamente le mani che puoi usare per altre cose.
Non è leggera ma la schiena è forte!
:)

E se ti servono più cose di quelle che riesci a trasportare allora ti serve anche un aiuto in campo.

Tutte questi aspetti li puoi valutare e decidere dopo un sopralluogo.
È il modo migliore per rendersi conto di come sono davvero le cose e di che cosa ti servirà in campo.
Oltre che capire meglio il lavoro da fare!
    Le tecniche "structure from motion" ricostruiscono Le tecniche "structure from motion" ricostruiscono modelli 3D, anche molto dettagliati, di oggetti a partire da immagini

Condivido alcune considerazioni sul tema!

1
(Se puoi) muovi l'oggetto, non la camera.
Metti la macchina fotografica su supporto stabile e ruota l'oggetto su se stesso.
Ci sono "piatti rotanti" economici e funzionali.
Non vale con tutto, ma se puoi fallo...
📷

2
Mettiti in una situazione di luce controllata e riempi le ombre. 💡
Le luci da studio (continue o flash) sono ideali perchè annullano le intromissioni di altre fonti.
Usarne più di una (o, in alternativa, dei pannelli riflettenti) riempie le ombre.

3
Usa un "green screen" o uno sfondo da cui l'oggetto "stacchi". 
In fase di elaborazione userai delle maschere, lo schermo verde permette uno scontorno veloce.

4
Attento al colore. 🔺
Se devi ricostruire con cura anche le tonalità cromatiche controlla i rimbalzi di luce dallo sfondo sul soggetto ed usa un colorimetro per essere sicuro della corrispondenza dei colori riprodotti.

5
Uccidi i riflessi. ☀️
Superfici lucide + luci artificiali = riflessi.
Puoi eliminarli cambiando direzione di incidenza della fonte luminosa.

6
Non dimenticare le misure. 📐📏
Se il modello 3D deve avere valenza metrica servono le misure per scalarlo.
Prendile!
😁😉
    In questi giorni sto lavorando alla vettorializzaz In questi giorni sto lavorando alla vettorializzazione della nuvola di punti da rilievo fotogrammetrico + laser scanner che ho fatto in cava nei mesi estivi.
È un lavoro lungo che amo poco (e trovo poco utile) ed allora condivido alcuni pensieri sul tema.

Passare da una nuvola 3D ad un disegno 2D significa lasciare per strada un sacco di informazioni del dato originale.
E non sono più recuperabili (se non con difficoltà).

Serve un cambio di paradigma per lavorare, tutti, direttamente sul 3D.
I primi passi dovrebbero farli le Amministrazioni che richiedono piante, prospetti e sezioni per valutare progetti e piani.
Il secondo è dei tecnici che commissionano/ricevono i rilievi: dovrebbero ed inserire il 3D nel proprio flusso di lavoro.
All'inizio non sarà semplice, servirà tempo e qualche software "nuovo", ma dopo la strada sarà in discesa.

Un rilievo 3D costa meno se non viene richiesta la produzione di un disegno 2D.
Se l'oggetto è complesso ci possono volere molte ore per fare il lavoro.
Ore che dovranno essere pagate.

Un progetto in 3D, condiviso su schermo attraverso browser o visualizzatori semplici ed intuitivi, sarebbe molto più efficace di interpretare disegni, per quanto completi.
E si risparmierebbe carta!

Non si può generalizzare.
Quello che ho scritto non è applicabile a tutto.
Ma a tanto credo di sì.
Temo che ci voglia "un po'" di tempo.

Se vuoi condividere con me la tua opinione puoi scrivermi @paolocorradeghini ed io la ricondivido qui sul Canale, per tutti.
    Il GSD (Ground Sampling Distance) è un parametro Il GSD (Ground Sampling Distance) è un parametro molto importante nel processo fotogrammetrico.

Dipende direttamente dalla distanza "D", tra sensore e soggetto fotografato, dalla dimensione del pixel "d" ed inversamente dalla lunghezza focale, "f", dell'ottica.
GSD = (D x d) / f

Più il GSD è piccolo è più dettagli ci sono nell'immagine.
È come se stendessi a terra un lenzuolo, dove sopra c'è l'immagine stampata e che copre l'intera area fotografata e misurassi quanto vale, in campo, il lato di un pixel.

La scelta del GSD influenza l'accuratezza, il numero dei punti delle nuvole, la risoluzione del DEM e dell'ortofoto.

Spesso l'unico parametro su cui si ha il controllo "effettivo" in campo, per modificare il GSD, è la distanza di presa.

Qui ho scattato fotografie da drone ad una breve distanza (10 m) perchè era necessario riprodurre un'ortofoto di dettaglio che consentisse di identificare la posizione delle pietre della passeggiata, per rimetterle, al posto giusto, dopo averle levate per manutenzioni.

Un GSD alto non avrebbe dato sufficiente informazioni alle foto.
Uno basso sì.

Un GSD bassissimo non è però l'obiettivo da ricercare sempre.
A parità di area infatti, il numero di foto per coprirla aumenta parecchio.
    Puoi creare un DEM (Modello Digitale di Elevazione Puoi creare un DEM (Modello Digitale di Elevazione) da una nuvola di punti 3D con il software open source Cloud Compare.

Non è l'unico modo per farlo.
Si può fare anche in un software di elaborazione fotogrammetrica ("structure from motion") o in un GIS (visti i vari aggiornamenti che permettono di gestire le nuvole di punti).
Ma questo è un modo che uso spesso!

Cloud Compare ha un tool che si chiama "Rasterize".

Scegli:
la risoluzione del DEM (la lunghezza del lato di ogni pixel, quadrato, come se fosse misurata a terra);

la direzione di proiezione (è comune la "Z" ma potresti generare un DEM proiettando la nuvola su una parete verticale per vedere se ci sono rigonfiamenti, spanciamenti o altre anomalie);

che cosa fare con le celle vuote (interpolarle, riempirle con un valore specifico, lasciarle vuote, ...).

Una vola creato, lo vedi in anteprima nella finestra dello strumento.

Lo puoi esportare in formato GeoTIF (mantiene le coordinate dei punti della nuvola, anche se non è ufficialmente associato a nessun sistema di riferimento specifico EPSG).

Oppure puoi creare un nuvola di punti dove ogni nuovo punto corrisponde al centro di ogni pixel che forma il modello raster.

Così sei passato dal 3D al 2D.
O meglio, al 2.5D!
😉
    Avere a disposizione una nuvola di punti (georefer Avere a disposizione una nuvola di punti (georeferenziata e scalata) permette di creare punti, selezionandoli tra tutti quelli che la compongono e portarli in un ambiente 2D (CAD o GIS).

Ci sono alcune strade da seguire.
La scelta dipende da come è fatta la nuvola di punti e dall'output che si vuole ottenere.

In un software di gestione di nuvole di punti (Cloud Compare, Lidar360, ...) si può sottocampionare la nuvola chiedendo che in output i punti siano distanziati di un distanza regolare (1, 2, 5 m...).
Li puoi esportare in DXF e trasformarli in punti quotati.

Se il modello 3D è complesso può essere più indicato selezionare direttamente i punti da esportare "snappando" proprio sui punti della nuvola.

Cloud Compare ha l'opzione "Point List Picking" che crea una lista di punti dalla selezione.
Funziona bene, non ha limiti di numero, dopo un po' rallenta ed ogni punto ha associata un'etichetta (a volte un po' vistosa).

Trimble Business Center è molto fluido ed i punti che aggiungi sono "discreti" all'interno della nuvola generale.
Puoi lavorare direttamente al suo interno per creare etichette e customizzare l'output del file vettoriale.

In ogni caso, "battere" un migliaio di punti è questione di mezz'ore e non di giorni!
    I dati cartografici, scaricabili dai vari geoporta I dati cartografici, scaricabili dai vari geoportali regionali (o nazionali), non sono (quasi) masi super dettagliati ed a volte sono poco aggiornati.
Però si possono usare per creare un ambiente 3D in cui inserire l'output di un rilievo (fotogrammetrico o laser scanner).

In questo caso ho usato i dati Lidar (maglia 2x2m) scaricati da "Geoscopio" (portale cartografico della Toscana) per collegare tra loro due rilievi 3D di altrettante zone di cava, situate sullo stesso versante ma un po' troppo lontane da giustificare un unico rilievo.

È evidente l'assenza di colore nei punti della fascia centrale. Tuttavia l'orografia e la morfologia del versante non è cambiata nel tempo ed il dato è utile (non avrebbe avuto senso se lì ci fosse stata una cava attiva) e credo che aiuti a comprendere meglio la disposizione reciproca delle cave rilevate.

In mancanza di un dato Lidar si potrebbe usare un DEM (meglio se DTM), per creare una nuvola di punti regolare in ambiente GIS.
Con QGIS non è difficile.

Serve fare attenzione ai sistemi di riferimento del dato scaricato e del rilievo restituito.
Ed alle quote.
Se tutto torna, le nuvole di punti si sistemeranno correttamente, una rispetto all'altra, e le cose funzioneranno bene.
    Credo che ci siano almeno due strade diverse per p Credo che ci siano almeno due strade diverse per passare da un dato 3D ad uno 2D.

1.
Puoi generare un'ortofoto e ripassarne gli elementi in un CAD 2D.
È abbastanza veloce, comodo e non necessita di hardware super potente.
Ma se l'area è complessa o l'immagine non sufficientemente dettagliata, potrebbe non bastare.
Per maggiore precisione puoi lavorare sull'ortofoto confrontando in tempo reale quello che stai facendo con il modello 3D (nuvola di punti).

2.
Puoi lavorare direttamente nel 3D tramite software che ti permettono di gestire la nuvola di punti che vuoi vettorializzare.
È un po' più lungo (dipende dalla tua esperienza) ma ti permette di lavorare in un ambiente molto più versatile per fare zoom, "battere" punti virtuali e tracciare vettori.

P.S.
Opinione personale: passare da una nuvola di punti 3D ad una rappresentazione 2D "piante/prospetti/sezioni" è un po' come andare a pesca con una rete a trama grande: qualcosa rimane ma la maggior parte lo lasci in mare.

P.P.S.
Non ho ancora trovato software o algoritmi in grado di (semi)automatizzare il processo di vettorializzazione.
Non è banale ma credo che sia un territorio dove potrà esserci uno sviluppo interessante in futuro.
Per ora c'è ancora tanto da fare a mano...
    Il comando "Cloud to Cloud Distance" del software Il comando "Cloud to Cloud Distance" del software Cloud Compare calcola la distanza lineare tra i punti di due nuvole 3D.
È utile se vuoi vedere, nel tempo, le differenze di altezza in un'area di scavo o di accumulo.

È un comando semplice e lo trovi tra i menù principali.

Devi selezionare le due nuvole di punti da confrontare.
Scegli quale nuvola sarà il riferimento per il calcolo e quale quella su cui invece il calcolo verrà fatto.

Lo strumento ha varie opzioni.
Funzionano più o meno bene in relazione al tipo di nuvola di punti che stai usando.

Una volta finito il calcolo, nei punti della nuvola "mobile" vengono scritte delle informazioni scalari ("scalar field") che dettagliano i risultati del calcolo.

Nell'area di lavoro (in ambiente 3D) puoi avere una visuale d'insieme delle aree cambiate.

Se vuoi essere ancora più specifico puoi interrogare le coordinate di ogni punto, per leggere le singole distanze.

Oppure puoi creare un modello digitale di elevazione, DEM, da portare in altri software.

Infine, cosa molta utile per valutare le differenze di quota, puoi calcolare le distanze relative sui tre assi: x, y e z.
Se le nuvole di punti che confronti sono georeferenziate nel solito sistema di riferimento è tutto molto veloce!
    Un ambito dove l'aerofotogrammetria da drone è mo Un ambito dove l'aerofotogrammetria da drone è molto efficiente è quello dei rilievi di strade, per delimitarne i bordi e/o le carreggiate.

L'ortofoto che si produce nel processo structure from motion può essere ripassata in CAD, per tracciarne i limiti.
Considerando il tempo necessario alle attività di campo e quello per vettorializzare gli elementi, il tutto risulta molto vantaggioso soprattutto per superfici grandi.

Immagini elaborate con molto dettaglio (valori bassi del GSD) permettono di creare ortomosaici con un sacco di informazioni e disegnare anche altri elementi come i pozzetti, le caditoie o le saracinesche.

Anche le quote che prendi dai punti della nuvola (densa), o da un modello digitale di elevazione ad alta risoluzione, possono aiutarti per capire le pendenze.
Non riesci arrivare ad accuratezze millimetriche, ma pochi centimetri si raggiungono.
E su grandi sviluppi sei in grado di capire, ad esempio, come si muove l'acqua sulla superficie.
    Scattare fotografie per un'elaborazione fotogramme Scattare fotografie per un'elaborazione fotogrammetrica durante tutta una giornata può dare problemi tonali nelle immagini.
E si ripercuotono sui prodotti in output.

Succede perchè la temperatura della luce del sole cambia.
Con cielo sereno si percepisce molto di più che non in condizioni nuvolose.
Se poi ci sono strutture o montagne che proiettano ombre, al mattino o al tramonto, è ancora peggio!

L'ortofoto ne risente e, per quanto i software SfM riescano a miscelare il colore finale, capita che l'output non sia gradevole.

Scattare foto in RAW aiuta.
Puoi elaborare gruppi di immagini nelle solite condizioni di illuminazione e modificarne, separatamente, il bilanciamento del bianco.

Se hai solo file JPG una strada percorribile è fare un po' di editing sull'ortofoto finale.
Photoshop, e altri software della solita specie, hanno ormai strumenti potenti ed efficaci per farlo.

Ok, perdi la georeferenziazione del file TIF, ma la puoi sempre ricreare tramite un GIS, e, probabilmente, lascerai per strada un po' di saturazione, ma il risultato dovrebbe essere migliore.

La cosa ideale sarebbe comprimere la presa fotografica nel minore slot di tempo.
A volte non è possibile e tocca fare come si può per riparare le cose (dopo).
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